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Fausto Scricciolo “ Città della Pieve e il Palio”

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Città della Pieve è un comune di modeste dimensioni con una popolazione di circa 7500 abitanti di cui più della metà residente nelle frazioni. Il Palio si svolge nel centro storico e nel tempo è divenuta una manifestazione con una valenza e risonanza che supera di gran lunga le dimensioni cittadine. L’entità ed il richiamo dell’evento eccedono notevolmente in proporzione i normali flussi turistici e la notorietà della Città. La mole ed il fasto dell’evento, associato ad una importante e significativa storia insieme ad uno scarso e superficiale confronto con le altre realtà limitrofe, di ben altra valenza anche economica, ha prodotto negli anni una accresciuta e presunta esagerata percezione della Città che supera le sue reali dimensioni.

Mantenere il senso della misura, pesare concretamente capacità ed energie, inquadrare e collocare correttamente la giusta dimensione può meglio aiutare a dosare gli sforzi, ad individuare obiettivi concreti, a generare corrette aspettative ed attese. Un’erronea amplificata proiezione della Città non solo distorce la realtà ma impone standard che difficilmente si è in grado di sostenere.

Per salvaguardare la Città e la manifestazione occorre avviare un confronto aperto e serio tra addetti ai lavori sui problemi che col tempo rischiano di ampliarsi ed aggravarsi ulteriormente. Un confronto costruttivo che aiuti a trovare rimedi e soluzioni per mantenere la tradizione ma anche lo stesso tessuto sociale della città.

Negli ultimi 20 anni del Palio si è assistito ad un lento ma graduale disperdersi della forza lavoro, soprattutto quella di qualità che era garantita ed assicurata da artigiani ed operai, che sono stati la base costitutiva e fondante dei Terzieri. In parte si è sopperito con l’adattamento di altre figure, ma intere generazioni in questi ultimi anni hanno finito con il portare contributi sporadici e occasionali, spesso più di discussione ed indirizzo che di impegno vero e lavoro oggettivo. Sono iniziate a mancare sempre di più capacità di elaborazione e realizzative che invece erano la sostanza nel secolo scorso. Questa, va detto, è una carenza sociale prima ancora che dei terzieri.

Per continuare a dare vita alle varie manifestazioni si fa quindi sempre più ricorso a collaborazioni esterne e nelle associazioni si inizia a pensare ad una evoluzione degli eventi con minore necessità e richiesta di impegno e di lavoro, con l’ ovvia conseguenza di ridurre allestimenti, dimensioni e cura dei dettagli. Quantità e qualità che già sono venute meno in modo evidente in alcune tradizionali e storiche rievocazioni, quelle che richiedono maggiore lavoro ed impegno e dove invece si assiste invece ad una lenta e progressiva riduzione di talune rappresentazioni, alla minore attenzione e riguardo dei particolari, all’introduzione di produzioni virtuali.

Cresce, quello si, l’aspetto di ristorazione associato alle manifestazioni, divenuto sempre di più esso stesso evento e che arriva addirittura a dare la sensazione che le “taverne” possano vivere di vita propria anche senza le rievocazioni di cui erano il naturale supporto. Anche questo potrebbe essere un ulteriore elemento da analizzare e valutare come ulteriore dimostrazione di involuzione ed inattesa deriva. Le taverne erano nate con lo specifico ruolo di sostenere economicamente manifestazioni e rievocazioni che erano l’oggetto e l’ elemento indiscusso della festa, adesso sono certi eventi a dare l’impressione di essere divenuti contorno dello stare a tavola.

Nonostante le difficoltà cresce e si dilata sempre più la promozione e la risonanza social dei vari eventi tanto che talvolta si ha l’impressione che la comunicazione superi il contenuto stesso che viene proposto. Questa evoluzione è realmente sostenibile? Si riuscirà ancora a realizzare le varie manifestazioni ed a mantenere tradizione, rievocazioni e prestigio? Si è sicuri di avere ancora la forza necessaria per mantenere nel tempo un simile impegno?

Queste considerazioni portano intanto ad una prima conclusione. Il Palio deve avere come priorità quella di mantenersi, consolidarsi e rafforzarsi. Questo obiettivo può anche favorire una ulteriore crescita ma questa non è e non deve essere una finalità. Ogni scelta deve tendere a garantire l’esistenza, il mantenimento e la continuità della manifestazione, magari migliorando e facilitando la sua fruizione. Le energie vanno necessariamente riposte in questa direzione prima che una evoluzione incontrollata porti la manifestazione ad una dimensione difficilmente sostenibile nel tempo per la nostra comunità.

Riconoscimento e valenza

Questo è un altro degli aspetti su cui riflettere. La manifestazione ha caratteristiche e dimensioni di pregio ma non riesce a riscuotere il credito che merita. Non è un problema del solo Palio ma di Città della Pieve in generale che purtroppo non viene vista e considerata nel giusto modo soprattutto da Perugia. Un capoluogo che spesso si identifica con la regione stessa e che quando volge lo sguardo intorno raramente si sofferma sulla nostra realtà. Questa scarsa attenzione purtroppo incide fortemente sia sul prestigio della manifestazione che sull’immagine della nostra Città.

E’ fondamentale veicolare informazioni e notizie attraverso tutti i possibili canali. Purtroppo col tempo si è visto che il passaggio da Perugia è quello che consente di riscuotere il risalto immediato e maggiore, diviene quindi in tal senso fondamentale avere il miglior dialogo possibile proprio con il Capoluogo di Regione. Un dialogo con Perugia intesa come sede delle istituzioni e dei media oltre che centro di programmazione e gestione di tutto il territorio. Avviare un azione mirata e strategica in tal senso diviene indispensabile per ottenere maggiori risorse, riscontro, visibilità. In questa direzione erano state negli anni pensate e sviluppate azioni, presentazioni e comunicazioni dell’evento.

Progettazione e strategie a medio e lungo termine non possono essere rimesse in discussione e stravolte ad ogni passaggio di consegne ma andrebbero assimilate, consolidate e migliorate nel tempo anche perché non ci sono alternative valide visto il contesto, le sedi titolari di risorse, i centri e le dinamiche di informazione e comunicazione. Continuità è una delle parole chiave del Palio e di altri eventi come questo. Sul principio e valore della continuità occorre meditare in modo serio ed approfondito se si vogliono evitare inutili ed improduttivi dipendi di energie.

Il valore della continuità

Uno dei fattori più complessi nella organizzazione e realizzazione delle attività e degli eventi sono le persone e le loro relazioni. Si intende in tal senso il succedersi dei vari responsabili e collaboratori, ognuno con la sua storia, le sue capacità ed il suo carattere. Sicuramente ognuno di loro arriva all’inizio pieno di idee ed entusiasmo ma privo dell’esperienza che è l’ingrediente fondamentale e indispensabile del fare e del fare bene. Sono le relazioni in questo frangente che giocano la parte più importante. Se successioni e passaggi di consegna si svolgono in armonia ed accordo insieme agli impegni transitano anche le conoscenze ed il filo logico che si è costruito nel tempo non si interrompe. Se invece, come spesso avviene, il passaggio è una brusca interruzione, con una fine ed un nuovo inizio, dove chi lascia è geloso del proprio sapere e chi riparte sente subito la necessità di liberarsi e distinguersi, a pagarne le conseguenze è il bene comune ed il lavoro che ogni volta subisce un arresto ed una ripartenza, perdendo qualità, ordine e organizzazione che faticosamente erano state trovate.

Come conciliare questi passaggi, comuni in molti ambiti ed in tanti ruoli, con l’esigenza di garantire “continuità” ed evitare il deprecabile e dannoso dispendio di energie? Conservare quelli

che sono patrimoni di conoscenze e salvaguardare i singoli contributi dovrebbero essere valori condivisi e fondanti. Invece conflittualità ed egoismi fanno sì che anche la vita associativa venga talvolta vissuta come affermazione personale anziché come luogo di socialità, scambio e crescita.

Per salvaguardare il valore della continuità un possibile strumento potrebbe essere l’individuazione e istituzione di specifici organismi che siano tenutari della tradizione ed assolvano a funzioni di tutela delle manifestazioni, con ruoli di garanzia ed equilibrio, che affianchino le normali strutture deputate agli aspetti più puramente gestionali. Organismi da insediare in seno ai terzieri e costituiti essenzialmente dalle esperienze che negli anni si sono formate, che siano come detto garanti della tradizione e del suo mantenimento e si incarichino di trasmettere conoscenze e valori.

Evoluzione della manifestazione

I Terzieri hanno da subito rappresentato un importante elemento di aggregazione sociale per la nostra comunità fornendo un luogo di incontro dove scambiare idee, esperienze e costruire relazioni. Un terreno sano su cui è cresciuto il tessuto economico e sociale di Città della Pieve. Gli aspetti positivi sono stati predominanti rispetto a quelli negativi che comunque si sono generati e nel tempo diffusi e amplificati.

Per preservare quanto di buono è stato costruito nel tempo occorre individuare e trattare anche i risvolti negativi e la crescita nel tempo di fenomeni collaterali che rischiano di danneggiare sia il tessuto sociale cittadino che la manifestazione. Tra questi aspetti vanno considerati tutti gli abusi e gli eccessi (alcol, sostanze, violenze, ecc.) che si accompagnano solitamente a qualsiasi momento di aggregazione ed insieme a questi un poco naturale, fuorviante e spesso dannoso senso di appartenenza.

Far parte di un terziere o di una qualsiasi comunità non può significare alzare confini e steccati, definire perimetri rigidi di relazioni, affermare identità astratte che mal si conciliano con una piccola realtà come la nostra. Prima di appartenere ad un terziere si fa parte di un intera comunità con cui abbiamo intessuto relazioni di svariata natura. Lasciamo che siano città molto più grandi della nostra a rivendicare le antiche divisioni interne e manteniamo qui invece la semplice e sana rivalità da Palio, la goliardia, gli scherzi e gli sberleffi, deprecando e contrastando incontrollate degenerazioni appena si manifestano.

Sugli abusi e gli eccessi serve il coraggio di tracciare una linea oltre la quale chi ha a cuore il Palio non è disposto a transigere e quella linea passa per la tutela dei minori, della città, delle sue regole di convivenza sociale. La voglia di trasgredire è un normale passaggio dell’età evolutiva e da sempre viene compresa, tollerata ed accettata. Si può trasgredire quando si hanno regole e limiti chiari e definiti. Quelle regole vanno mantenute e non possono essere derogate o disconosciute a piacere se si vuole mantenere il giusto clima di convivenza sociale. Un aspetto questo su cui purtroppo c’è molto da lavorare.

Sono stati sin qui affrontati alcuni dei tanti aspetti del Palio, ce ne sono altri, altrettanto importanti, che meritano particolare attenzione. Il riferimento è al modello organizzativo, alle infrastrutture, al reperimento delle risorse economiche e della forza lavoro, ai rapporti con le altre associazioni, con le attività economiche e con la città in generale. Tutti argomenti che possono essere spunto per ulteriori riflessioni, sempre e comunque finalizzate al bene dell’evento che è stato e rimane motore e vetrina indiscussa della nostra Città.

Fausto Scricciolo