Dopo quella della proprietà, la voce degli operai della Trafomec

by Gianni Fanfano

passi di un articolo su  “Tuttoggi”.

Ottengono l’incontro e mantengono lo stato di mobilitazione:

Se di un braccio di ferro si trattava almeno il primo round sembrano averlo vinto gli operai. Alla fine la dirigenza di Trafomec ha convocato per domani (7 novembre) alle ore 11 nella sede aziendale di Tavernelle, un incontro con la Rsu e le organizzazioni sindacali, che mantengono comunque in essere la mobilitazione generale, in attesa di valutare l’esito dell’incontro stesso. Sono stati giorni convulsi davanti allo stabilimento che produce trasformatori. Continuare o sospendere lo sciopero, sembrava essere la madre di tutte le decisioni.

Quattro votazioni, quelle sostenute dagli operai in pochi giorni, passaggi democratici che hanno dato sempre lo stesso esito: continuare la protesta. Dopo la riunione che si è tenuta all’Occhio di Tavernelle nella serata di martedì, alla presenza dei sindaci di Panicale e Piegaro, dei sindacati, delle Rsu e degli operai, nelle scorse ore il sindaco Cherubini era arrivato con in tasca il mandato della Regione e dell’unità di crisi per mettere tutti ad un tavolo, ma la proprietà aveva dato il suo aut aut: niente incontro se gli operai non rientrano al lavoro. Un ricatto secondo i lavoratori, al quale non hanno voluto piegarsi.

Poi è arrivata l’intervista a Stefano Tombetti (come già pubblicata anche dal Corriere dell’Umbria di oggi) che insieme a Maurizio Pedullà e Giampiero Baldo rappresenta la direzione aziendale gruppo Trafomec).

Parole, quelle dell’intervista, che hanno fatto discutere e non poco questa mattina nel piazzale dell’azienda dove il presidio è andato avanti ad oltranza in questi giorni.

Abbiamo raccolto alcune delle loro voci.

Operaio Trafomec, 25 anni (da 16 in azienda)

“Dopo un anno e mezzo dall’arrivo della nuova dirigenza le cose sono peggiorate. Siamo tornati indietro. Accettiamo anche la cassa integrazione ma vogliamo garanzie per il nostro futuro. Siamo convinti che questa azienda abbia i mezzi per migliorare perchè il prodotto Trafomec è ancora apprezzato in tutto il mondo”.

Operaio Trafomec, 26 anni (da 7 in azienda) 

“E’ da una settimana che chiediamo un incontro. Venerdì scorso non si sono presentati nonostante fosse stato fissato l’incontro adducendo la scusa del nostro sciopero. Non non stiamo protestando per la cassa integrazione, ma per le inadempienze alle quali assistiamo ormai da troppo tempo”.

Operaio Trafomec, 39 anni (da 17 in azienda) 

“Questo signore, che ha parlato nell’intervista (Tombetti, ndr) non entra in azienda dal dicembre del 2014, da quando sono iniziate le prime proteste degli ex colleghi che fuori dai cancelli rivendicavano quello che gli spettava. Sia chiaro che qualsiasi cosa avverrà la colpa non è dei lavoratori. Non deve passare il messaggio che tutto è scaturito dalla cassa integrazione. Se avesse avuto un senso costruttivo questo provvedimento lo avremmo anche accettato di buon grado, ma non crediamo comunque sia questa la cura per la nostra malattia”.

Operaio Trafomec

“Quando è arrivato lui (Tombetti, ancora riferito all’intervista, ndr) qui c’erano 261 persone al lavoro tra gi stabilimenti di Tavernelle e Fabro, ora siamo appena un centinaio”.

Operaia Trafomec

“E’ deprimente l’idea di perdere questo lavoro. Quando ho iniziato qui non era la stessa cosa. C’era molta più serietà. L’azienda chiudeva sempre in utile, non mancavano i materiali, gli stipendi erano puntuali. Ora ci auguriamo solo che arrivino delle garanzie”.

Operaia Trafomec (da 15 anni in azienda)

“Ci sentiamo presi in giro. Un anno fa ci siamo abbassati lo stipendio per la garanzia che ci avevano dato che questo sarebbe servito a riassumere inostri ex colleghi. Così non è stato. Lavori e non sai quando prenderai lo stipendio. Il futuro non è garantito. I rapporti con la proprietà sono inesistenti. Manca il materiale per lavorare e quando arriva dobbiamo lavorare con fatica per garantire la produzione”.

Operaio Trafomec (da 20 anni in azienda)

“Ho visto distruggere un’azienda. Il giorno in cui ho firmato la conciliazione in cui mi è stato chiesto di rinunciare ai miei diritti acquisiti per poter dare lavoro a 120 persone l’ho fatto. Oggi sono a pari livello di chi ha iniziato dopo di me e non ho visto assumere il personale. Però a noi i soldi li hanno tolti”.  

“Adesso abbiamo ottenuto ciò che volevamo grazie ai sacrifici degli operai”, commentano le Rsu, “Domani ci aspettiamo che almeno qualcuno dei nostri dubbi venga fugato. L’azienda ci spieghi cosa vuole fare nei prossimi mesi. 

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