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“…David Petri non aveva scampo”

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David Petri non aveva scampo. David è figlio e fratello d’arte. Il padre è stato un cantante lirico ed un attore famoso per tutti gli anni del dopoguerra fino alla fine degli anni Settanta. La madre ballerina classica, di primo livello, fino alla nascita della prima figlia. La sorella nota scrittrice che ha pubblicato di recente un bellissimo libro sulla figura paterna, intitolato “Le serenate del Ciclope” che ho letto avidamente pochi giorni fa e su cui vorrei tornare in altra occasione. Il suo destino era segnato, il suo destino era fare i conti con la sua famiglia e con l’arte. Ed è quello che sta facendo regalandoci i frutti sapienti e dolenti di questo confronto.

Padre nato a Perugia, con lunghe estati trascorse a Cenerente, una frazione allora di campagna a nord di Perugia, madre romana, la famiglia Petri si è spostata a Città della Pieve , dalla capitale verso la metà degli anno ottanta.
Ho chiesto a David, come conobbero la nostra cittadina e lui mi ha risposto dicendo che fu venendo a trovare alcuni amici e colleghi del padre, i Borgato, che d’estate soggiornavano all’Hotel Piccolo Jolly o Hotel Barzanti. Come si dice tutto torna e il cerchio si chiude.

David ha seguito una vocazione artistica diversa dal resto della famiglia e nel suo percorso espressivo sta dando il meglio di sé con la pittura. Anche se canta regolarmente nella Polifonica Pievese diretta dal maestro Carlo Pedini ormai da lungo tempo ed io, come altri, l’ho utilizzato come fine dicitore, quando ho presentato il mio libro di versi “Davanti il Cetona”.

David Petri (1)

In questi giorni David Petri mette in mostra alcune delle sue opere più recenti presso “Le Grotte di Giano” e la visita che gli abbiamo fatto è stata davvero emozionante. Intanto perché lui, David, è una figura di una sensibilità, di una raffinatezza e di una cultura uniche, poi per il luogo scelto, nel cuore di Città della Pieve, in uno dei Palazzi di valore interni al centro storico, , a lato delle tre vie principali cittadine, in queste grotti che hanno tutta la consistenza e l’identità di luoghi segreti della vita di allora e di oggi. Infine, ma soprattutto, per la qualità ed il messaggio delle opere esposte.

David Petri (12)

Ne riportiamo alcune foto, che ci ha fornito, in amicizia, Antonio Dell’Aversana, che abbiamo incontrato il giorno dell’inaugurazione. Anche se non supportate da una illuminazione adeguata per motivi logistici, le opere esposte sanno mostrare tutta la forza e la passione del messaggio dell’autore. Come in altri suoi lavori David Petri sceglie in questo caso, temi che provengono da suggestioni di altri autori, da una sempre più espressa ricerca identitaria legata a Città della Pieve ( qui fanno esempio lavori ispirati dai Fratelli Mancuso, dalla Misericordia del Gesù, e dal Beato Giacomo Villa). Ma quello che a me colpisce sempre nel suo tratto e nel suo messaggio è la tragicità del segno, che nella sua nettezza scultorea appare quasi invincibile nel tempo. Tragicità scultorea invincibile sia nei sentimenti dell’autore sia nello sguardo compartecipe di noi amici visitatori. Ed agli amici suggerirei di non mancare quelle stanze a cunicolo di Via Verri e quei quadri che ti accolgono lì in fondo alla prima scala che scendi, ripida, verso un angolo nascosto di Città della Pieve, verso un angolo nascosto della mente e del cuore di un suo figlio adottivo.

Gianni Fanfano

corrierepievese@gmail.com