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Da Cassa Rurale di Moiano a Crediumbria a Bcc Umbria. Un punto di partenza più che di arrivo

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Chissà se i 58 pionieri della Cassa Rurale di Moiano che quasi cinquanta anni fa diedero vita davanti al notaio Mariottini alla loro banca, avrebbero immaginato che di anno in anno, di decennio in decennio, di fase in fase, di accorpamento in accorpamento, la loro creatura si sarebbe trasformata, nel nuovo secolo, nella Banca di Credito Cooperativo dell’Umbria. Cioè 6.300 soci, 180 dipendenti e 29 filiali, una raccolta di circa 900 milioni di euro e impieghi per circa 700 milioni di euro. La nuova Bcc Umbria interesserà nel territorio regionale circa il 60 per cento della popolazione e avrà una zona di competenza composta da 32 comuni, di cui 18 nelle provincie di Perugia e Terni e 14 in quelle di Arezzo, Siena, Rieti e Viterbo.

Sono uno dei pochi pievesi che non sono soci di Crediumbria, ma ho seguito con grande attenzione ed interesse la vicenda della fusione fra Moiano e Mantignana, (per abbreviare fra questa sigle chilometriche). Uno dei rari casi, in cui il nostro territorio riesce ad essere protagonista su scala regionale e di territorio ampio. Una storia che insegna anche come si difendono gli interessi locali. Non chiudendosi nel fortino cioè , ma accettando la sfida del futuro e della concorrenza, in mare aperto. Sempre restando al nostro territorio, nel corso della conferenza stampa dove è stato presentato il progetto, ho chiesto a Giovagnola, che è stato presidente della nostra USL negli anni ottanta, se non fosse stata questa la strada da seguire anche per l’ospedale unico del Trasimeno, prima che i tempi cancellassero quello di Città della Pieve e tra un po’ anche quel che resta a Castiglione del Lago.

E quella della fusione è stata anche una bella pagina di democrazia economica. Senza sopravvalutare gli strascichi, che sempre ci sono, sul piano personale, anche i dubbi e le opinioni diverse che si sono manifestate, avevano la loro legittimità ed hanno reso più importante e convinta la scelta di andare avanti. Va ricordato anche che il confronto è stato possibile a Moiano come a Mantignana, perché si era dentro una azienda di proprietà cooperativa, se si fosse trattato di una spa o di un srl, il discorso sarebbe stato diverso. Altra lezione di questo passaggio che la nostra zona ha vissuto. Ma guai a cullarsi sugli allori, ammesso che siano tali. Questi tempi non concedono tregue, in nessun campo. E in ecomonia, anzi il tempo è un vantaggio competitivo non secondario che la feroce concorrenza in cui viviamo impone.

La fusione va vista come  un punto di arrivo per la nostra storia di oggi, ma per chi scriverà la storia del futuro dovrà essere stato un punto di partenza. L’ Italia, vive, dice qualche dato contingente, una “ripresina” dopo diversi anni di recessione, abbiamo un debito pubblico semplicemente tenuto a freno, ma che non si riduce e non si riqualifica, abbiamo intere generazioni perse al lavoro, abbiamo aziende prevalentemente piccole e sottocapitalizzate, abbiamo una sovranità che si va spostando a livello monetario e sovranazionale. Dentro questo contesto generale, da far tremare le vene e i polsi, devono operare le aziende di credito. Anche la nuova BCC dell’Umbria. Non è un impegno semplice quello che si sono assunti di fronte alla platea dei soci unificata e di fronte all’Umbria tutta, il presidente Giovagnola con il nuovo consiglio e con il direttore Morlandi.

Gianni Fanfano

corrierepievese@gmail.com

ARCHIVIO DEL CORRIERE PIEVESE
26 MAGGIO 2016