Ciao Ciri…

by redazione

Da tempo non ti vedevo più, fuori dal negozio di tua moglie Franca, nella tua sedia,  dove facevamo lunghe chiacchierate sulla nostra passione comune, la Fiorentina. Dove sfogavamo le nostre delusioni e dove condividevamo le nostre analisi sulla squadra e sulla società. Ti conoscevo da tempo, ma la conoscenza vera venne con il libro e le interviste che feci a te, come a tanti altri personaggi del calcio pievese nel 2007, quando diressi un Laboratorio della Libera Università che poi sfociò nel libro da cui ho tratto la foto che accompagna questo tuo ricordo. Tu sei, giovanissimo, il primo in piedi a sinistra. Mi ricordo che, poi, incontrandoci di nuovo,  mi parlasti tanto di Gianvito Matarrese, degli anni della sua presidenza e del tuo lavoro insieme a lui. Lo andammo a trovare ed intervistare insieme a Maurizio Tassini a Bracciano dove passammo una bella giornata di ricordi pievesi, di vita e di calcio e mangiammo del buon pesce. Queste poche righe della tua intervista che pubblico, sono poca cosa, ma mi auguro che almeno possano rendere a chi leggerà un poco della tua figura, della tua vita, della tua passione per il calcio e per la Pieve. 

Ciao Ciri. queste parole, di saluto sincero ed addolorato, sentivo di dovertele, insieme alle condoglianze a tutta la tua famiglia.

Gianni Fanfano

Intervista a Ferruccio Cestola ( detto Ciri ) (Da “Fanno scuola agli argentini”. a cura di Gianni Fanfano. 2007)

Il primo calcio vero l’ho giocato con la Frazzi a partire dagli anni 50. Ho lavorato nella fornace dal 1949. Prima per noi ragazzi, c’erano  le partite fra San Pietro e Maremma. C’era anche il primo Csi, che ebbe un ruolo prima della Frazzi. Usavamo come spogliatoi i locali vicini alla Chiesarella, dove poi verrà fatto l’ufficio dell’Onarmo, al primo piano del Vescovato. Il segretario era Ennio Mangiabene.

Oltre al calcio erano praticati anche altri sport:  il ping pong e il ciclismo. Mi sembra che le maglie fossero rosso amaranto. Dietro c’era l’Azione Cattolica e l’iniziativa di Don Periccioli. Disputavamo il campionato juniores. Anche con la Frazzi abbiamo disputato nei primi anni  il campionato juniores In un campionato arrivammo terzi. Poi passammo d’età e ci iscrivemmo alla seconda categoria., sopra c’era soltanto  la Promozione. Io giocavo mezzala di punta ero il numero 10.

Quando facemmo il primo campionato di II° categoria vinsi la classifica dei cannonieri. Arrivammo a metà classifica. Andai a lavorare in Fornace proprio per il pallone. Lavoravo come muratore ,e il signor Lanzi mi chiese se volevo andare a lavorare in Fornace. La proposta la fece a me ed  a Aldemaro Galletti detto Gnicca.

Ci veniva data  mezza giornata libera  a settimana  per gli allenamenti. Noi, come Frazzi, facevamo l’allenamento il giovedì e la Pievese lo faceva il mercoledì.

Il sabato o la domenica qualche volta ci davano la bistecca, che prendevamo da Checco che era anche il macellaio di Frazzi.

Il nostro nemico era l’ingegner Rindi, il direttore dell’ufficio di Roma.

Perchè non vedeva di buon occhio la squadra. Secondo lui perché portava a troppi favoritismi e a comportamenti negativi, per l’azienda. Aveva un carattere molto autoritario. Fece anche un tentativo di sfasciare la Frazzi, quando il Perugia provò a portarci via  Gennaro Tassini ( la Dianina) durante il campionato.

Lui era d’accordo a darlo al Perugia subito, così avrebbe costretto la squadra a lasciare, perché allora i trasferimenti non erano possibili durante il campionato.

Frazzi gli rispose davanti a parecchia gente dicendogli

“ Frazzi ha sempre costruito e non ha mai sfasciato niente! ”.

Tassini lavorava in un posto speciale, portava i materiali con un motorino, era un lavoro molto leggero. In quel campionato noi arrivammo terzi e la Pievese terzultima.Tra noi e la Pievese ci furono anche delle partite. Il primo derby finì 1 a 1. Il secondo vincemmo noi per 2 a 0. Ci fu un pienone di pubblico.

La Frazzi era a sfavore di pubblico. La Pievese era guidata da Mazzuoli e da Peppoloni ed  aveva l’appoggio dei commercianti, la Frazzi era vista solo come la squadra di un’azienda.

Noi fummo i primi ad avere una tuta. Le maglie furono confezionate dalle  monache di Santa Lucia, ed erano di lana, di colore arancione con i bordi verdi.

In seguito  vennero anche alcuni giocatori da fuori. Chinea da Valfabbrica, che poi avrebbe fatto il dirigente nella federazione. Salandi da Perugia, Cecchini, Fratini e Ceccaroni da Monteleone, ed anche  Lombroni e Lucci.

Il campionato fu vinto dal Todi.

Poi ci fu la morte di Merli. Noi finimmo il campionato, ma  Rindi decise di chiudere la squadra. Merli era molto ascoltato da Frazzi. Senza di lui non avevamo più protettori importanti. Io poi andai a giocare con il Petrignano di Assisi, in prima categoria. Stefanucci Romano, Giuliacci Sergio e Ceva Gino con il Gualdo Tadino in promozione. Dopo ho giocato poco, andai in Francia, per lavoro nel 1957. Ci sono stato nove mesi. Lavoravo nell’edilizia. Mi fecero la proposta di un lavoro se avessi giocato nella squadra locale, alla periferia di Parigi. Avrei potuto essere assunto dalla Talbot, un’industria automobilistica che poi sarà assorbita dalla Renault. Feci quattro o cinque partite e poi tornai alla Pieve. Con me c’erano altri  pievesi ed uno di Bastardo. I pievesi erano  Marcello Giovannini, Giuseppe Torzuoli.

Poi ho fatto qualche partita nei diversi Tornei Cecchini. Le squadre erano sempre quelle: Ficulle, Fabro, Monteleone, Tavernelle….

Un ruolo importantissimo negli anni 70 e 80 l’ha avuto nella Pievese Gianvito Matarrese, che fu portato nella società da Peppe Pulito. Matarrese entrò prima come sponsor e poi fece il Presidente. Con lui la Pievese arrivò prima alla promozione negli anni settanta e poi negli anni 80 all’Eccellenza.

Durante il primo campionato che facemmo nell’Eccellenza, nel girone di andata ci fu un periodo che eravamo nelle prime posizioni.

Io ho fatto il dirigente nella Pievese per diversi anni ed ho affrontato, insieme ad altri anche situazioni difficili, con esposizioni ed interventi personali.

Il bilancio dell’Eccellenza era di circa di 320 milioni. Ricordo che il direttore sportivo era Silvano Baccarelli.”

 

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