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Cardinale Bassetti “Tutelare l’occupazione e valorizzare il territorio”

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Il presule analizza, in questa intervista condotta da Umberto Majorca,  i problemi di una piccola regione con poche grandi aziende e imprese familiari minate dalla crisi. Il lavoro è un tema molto sentito dal cardinal Gualtiero Bassetti, sin da quando era vescovo di Massa Marittima-Piombino. L’articolo è tratta da “Umbriaeconomia” la nuova rivista uscita da poco e che affronta in particolare i temi dell’economia regionale.

Partendo per il Sinodo ha espresso «solidarietà ai dipendenti delle Province di Perugia e di Temi e a tutti quei lavoratori di importanti realtà in crisi produttiva, quindi occupazionale, che ho incontrato durante la visita pastorale. Penso alla Nestlé-Perugina e alla Trafomec di Tavernelle, ma anche ad altre industrie umbre come l’Ast di Temi, la ex Merloni di Nocera Umbra e la Colussi di Petrignano di Assisi».

Papa Francesco, nella Evangelii Gaudium, ha parlato della situazione economica attuale mettendo il tema della povertà al primo posto della sua agenda. È questo il “cambio di paradigma” a cui molti fanno riferimento?

« Il Papa ha parlato con parole forti ed innovative della situazione sociale ed economica mondiale. Ha usato, per esempio, un neologismo poco noto, “inequità”, per sottolineare le moltissime situazioni di miseria e di ingiustizia che si trovano a vivere milioni, di persone. E ha parlato di “un’economia dell’esclusione” che arriva fino ad uccidere le persone. Un’uccisione morale e fisica. Oltre a questo, però, Francesco ha anche parlato della differenza teologica tra miseria e povertà.

È un punto importantissimo su cui troppo spesso si sorvola: una cosa è la denuncia della miseria in cui vivono milioni, forse miliardi, di persone nel mondo, a cui siamo chiamati, tutti quanti , a porre rimedio. Un’altra cosa è, invece, la povertà di Cristo sulla Croce. La povertà del figlio di Dio che si spoglia di tutto per gli esseri umani non è altro che la massima testimonianza dell’amore del Creatore infinito per noi».

La Chiesa, dunque, è chiamata a prendersi cura di tutti gli uomini e a gettare semi e segni di speranza perché la società e le istituzioni trovino strade nuove davanti a sfide nuove. Quali sono queste strade?

«La strada dei cristiani è, prima di tutto, Gesù. Tutti i cristiani sono chiamati ad essere il sale della terra. Ad annunciare la buona notizia a tutto il mondo e a prefigurare il Regno di Dio nella Città degli uomini Paolo VI ha detto che la spiritualità del Concilio risiede nella parabola del buon Samaritano. Un invito a prendersi cura dell’altro e non a volgere lo sguardo dall’altra parte; che chiama ad accogliere e non a rifiutare; che invita a chinarsi con umiltà verso le sofferenze del mondo e non ad ergersi in cattedra con dotta presunzione. Pertanto, la prima strada che le istituzioni dovrebbero prendere è quella delle fasce sociali più deboli e povere. Poi, quella della famiglia, motore insostituibile della società. Quindi, quella delle giovani generazioni che rappresentano il futuro. E quella dello sviluppo che non deve basarsi solo sul profitto, ma anche e soprattutto sul rispetto della dignità umana e dell’ambiente».

Uno sviluppo che però in Umbria sembra essere molto debole. L’economia locale è m forte difficoltà…

«L’Umbria è una piccola regione, con un territorio bellissimo, vie di comunicazioni non eccellenti, poche grandi aziende e alcuni settori pubblici che, a volte, fanno anche da camera di compensazione. Certamente c’è anche un tessuto di piccolissime imprese familiari, afflitte però da molti problemi o rovinate dalla crisi. E questo mi provoca un grandissimo dolore. Vedo tanti giovani senza lavoro. Famiglie in foltissima difficoltà…”

Cosa si potrebbe fare per far ripartire questo territorio?

«Io sono un pastore, non sono né un politico né un economista. Penso che oggi serva un nuovo patto sociale tra tutti gli uomini e le donne di buona volontà. Occorre dar spazio a tutti i giovani talenti presenti in Umbria, ma che non riescono ad emergere. E occorre valorizzare tutto il nostro territorio con le sue infinite realtà . Il Giubileo della Misericordia è un’occasione per

far conoscere al mondo i luoghi della fede e della pietà cristiana presenti nella nostra terra e che sono di grande richiamo per tante persone, credenti o no».

Molti sostengono, però, che i grandi gruppi industriali sono ormai lontani e che le logiche del mercato vengono decise a molti chilometri di distanza dalla piccola Umbria. C’è un deficit strutturale del territorio . Cosa ne pensa?

«La nostra regione, come dice lei, ha un deficit strutturale, ma anche grandi potenzialità. La tradizione spirituale dell’Umbria, francescana e benedettina, per esempio, potrebbe essere un grande motore “etico” per pensare un nuovo sviluppo, in settori di mercato e frontiere sociali ancora inesplorate. Oppure, le due Università di Perugia rappresentano due grandi e storici luoghi di pensiero e di elaborazione. E, infine, penso ai giovani. Ho avuto modo di conoscere molti giovani che vivono nelle parrocchie e nei movimenti. Alcuni di questi ragazzi sono assolutamente geniali. Dobbiamo trovare il modo di valorizzarne il talento qui, nella nostra incantevole Umbria , prima che se ne vadano all’estero. E prima che lascino un vuoto incolmabile nelle famiglie e nella società».