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Alla scoperta di Pieve Vivibile con Luca Marchegiani

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Pieve Vivibile è un attivissimo gruppo culturale di Città della Pieve che ha in Luca Marchegiani uno dei portavoce ed una delle sue anime. Insieme a lui proviamo a conoscere meglio il gruppo, le motivazioni per cui è nato, gli obiettivi e le attività.

Iniziamo con il sapere come nasce il gruppo di Pieve Vivibile e da chi parte l’idea.
L’idea nasce dalle solite quattro chiacchiere al bar tra amici. Io, Ettore Serpico e qualcun altro parlavamo di Città della Pieve, delle sue problematiche e complessità. Aspetti che da alcuni anni stanno lì, non vengono affrontati ed anzi, si aggravano. La problematica più evidente è la viabilità: il traffico all’interno del centro storico. La riflessione si sviluppava anche sulla grande appetibilità di un territorio e di una Città come la nostra, soprattutto dal punto di vista turistico. Purtroppo si ha sempre l’impressione di parlare della solita macchina con il freno a mano tirato. Un grande potenziale, che è sotto gli occhi di tutti noi, ma che non viene colto e valorizzato appieno.
Dopo la prima discussione si sono avviate delle riunioni a cui hanno partecipato anche Daniela Barzanti, Gianni Fanfano, Irina e Bruno Trenta, Enrico Cini, Gaetano Fiacconi. Stefano Torello e Massimo Neri. Insieme abbiamo discusso e lanciato delle idee. Tra queste, l’idea di avviare delle manifestazioni per far conoscere il potenziale, culturale e turistico della Città. Insieme a questo, introdurre il valore aggiunto della vivibilità, qualità che poteva dare un nuovo impulso, trattando ad esempio argomenti come la chiusura al traffico del centro storico per dimostrare quanto possa essere più bella la Città senza autovetture.
Col tempo siamo cresciuti ed ora il gruppo conta su una base abbastanza solida. Siamo un comitato civico con me ed Ettore Serpico come portavoce. Il gruppo poi si è ampliato ed oltre noi può contare su Gaetano Fiacconi, Roberto Mosci, Andrea Di Nardo, Paola Anemona, Benedetta Droghieri, Melania Bittarello, Mario Massarotti, Enrico Cini, Lara Seccia, Filippo Passerini, Massimo Neri.

Dalle idee ai fatti con l’avvio delle iniziative che vi stanno caratterizzando. In primo luogo le famose “Domeniche di Pieve Vivibile”.
Si dopo qualche iniziale difficoltà sono partite iniziative concrete che sono le “Domeniche di Pieve Vivibile”. Appuntamenti pensati e creati per far scoprire il patrimonio culturale cittadino. Prima di tutto ai Pievesi e poi anche a tutti gli altri. La prima domenica risale ad Aprile quando siamo entrati in luoghi sacri, solitamente non visibili. Ricordo la chiesa di San Pietro, dove oltre al celebre affresco del Perugino abbiamo mostrato la statua lignea di San Sebastiano, che probabilmente risale alla fine del ‘400. Oggetto molto prezioso. Ma anche nella sagrestia si conservano documenti molto interessanti, per non parlare del paesaggio che di lì si riesce a godere. Oltre a San Pietro abbiamo visitato la Chiesa di Sant’Agostino, che è sempre chiusa: lì, nella sagrestia, è presente un dipinto stupendo. La visita è continuata nella chiesa del Beato Giacomo Villa, anch’essa presenta opere sempre poco visibili. Abbiamo visitato altre sagrestie come quella di San Francesco, dove si conserva un bellissimo crocefisso con affresco di Antonio Circignani. La sagrestia di Santa Maria dei Bianchi, dove dietro all’affresco del Perugino ci sono splendidi mobili, ed un altro bell’affresco sempre di Antonio Circignani. Rammento che quella fu anche l’occasione per far suonare uno degli antichi organi delle chiese pievesi che, credo, insieme a quello del Duomo, sia rimasto il solo ancora funzionante.
La seconda Domenica, in collaborazione con molti cittadini privati e con l’amministrazione comunale, abbiamo dato seguito all’idea di aprire molti edifici civili, per far conoscere “tesori” conosciuti ed altri meno noti, o per lo meno noti a pochissimi. Tesori poco visibili perché in mano a privati. Ad esempio Palazzo Farina, in fondo al Vecciano, sulla destra prima della Porta di accesso al paese. Un palazzo che al suo interno conserva dei bellissimi dipinti di Mariano Piervittori di fine ‘800. Lo stesso artista che ha realizzato il sipario del Teatro. Altre bellissime opere a palazzo Bandini dove nella parte più moderna c’è un magnifico salone con dei dipinti suggestivi, a “trompe l’oeil” degli inizi del ‘800, che celano un significato ed un valore politico.
Infatti, nel passaggio tra il neoclassico ed il romantico, sono visibili ruderi romanici e chiese gotiche o paesaggi esotici, si intravede, in un bosco tra due alberi, il profilo di Napoleone Bonaparte. Molto probabilmente un Bonaparte che veniva visto come liberatore degli stati italiani. Cicli come questo con risvolti politici, li abbiamo trovati anche in altri palazzi. Per esempio a Palazzo Paraciani, in Piazza XIX Giugno di fronte al teatro, in epoca fine ottocento vi sono delle decorazioni di gusto risorgimentale patriottico. Rammento in alto c’è una ricchissima decorazione a “trompe l’oeil” con belle vedute del Canal Grande di Venezia, Laghi del Nord Italia, paesaggi del Sud; quasi a voler unire tutta l’Italia in un’unica raffigurazione. In alto, a sovrastare la decorazione, una figurazione dell’Italia con la corona delle città turrite che brandisce una bandiera e dietro il profilo di Piazza del Campidoglio. Cosa che fa supporre una realizzazione successiva alla proclamazione di Roma capitale d’Italia.
Un’altra raffigurazione dello stesso genere l’abbiamo trovata anche in palazzo Scaccia Alberti, in fondo a Via Vannucci, di fronte al Pozzo del Casalino. Lì in origine c’erano tre salottini, rosso, bianco e verde con la tappezzeria del tricolore. In alto abbiamo trovato una decorazione altamente suggestiva ed evocativa: un putto al centro che brandisce una spada con il tricolore. Ai lati c’è una figurazione dell’arte maggiore e dell’arte minore come a voler significare un ‘Italia che si riunisce attorno all’arte. Abbiamo poi terminato nel villino Mazzuoli dove è consuetudine, anche per l’ospitalità della famiglia Anemona, offrire ristoro a fine giornata sul loro giardino. Giardino che tra l’altro si affaccia su una posizione paesaggistica molto bella. Il Villino è interessante perché si erge sull’antico perimetro delle mura cittadine, anticamente la città era più estesa di quella attuale. Lì si conserva un camminamento delle mura medioevali.
Con grande gioia dobbiamo dire che c’è stata una grande partecipazione. Di media abbiamo contato attorno alle 250 persone e si consideri che tutto questo avveniva spesso con temperature molto elevate. Per quanto dicevo c’è stata anche una positiva collaborazione con l’Amministrazione. Questo collaborazione ha permesso, ad esempio, di recuperare anche alcuni luoghi su cui io ho spesso richiamato l’attenzione ed insistito affinché venissero valorizzati. Tra questi c’era la Cappellina di Palazzo Della Corgna, un ambiente gradevole con un apparato di altare ristrutturato del 700 veramente interessante, ed una parte di decorazioni a grottesco del 500 che era chiusa dopo essere stata addirittura degradata a magazzino. Tra l’altro la chiusura dell’ambiente aveva creato molte muffe. Diciamo che discutendo alla fine abbiamo convinto l’Amministrazione Comunale che aprire quell’ambiente potesse essere un ulteriore elemento di attrattiva per quel luogo ed, in occasione delle domeniche di Pieve Vivibile, dialogando siamo riusciti nel nostro intento.
C’è stata sempre una costruttiva collaborazione anche con i terzieri. Ad esempio l’iniziativa sugli edifici civili ha visto una replica che ha riguardato i soli edifici di Via Vannucci. Mettendo così in correlazione l’Infiorata del Terziere Casalino, che riproduceva le decorazioni dei palazzi civili cittadini, con una visita diretta alle medesime decorazioni viste dal vero.
In un altra delle visite abbiamo avuto una collaborazione con il terziere Borgo Dentro che ci ha supportato nella visita all’altana di Palazzo Orca. L’ultima collaborazione si è invece realizzata con il Terziere Castello in occasione della visita alla Pieve sotterranea in cui abbiamo fatto conoscere una piccolissima parte di una ricchissima Città che si sviluppa nel sottosuolo e che ci ha dato la possibilità di riaprire antiche cisterne e vecchi cunicoli.
Anche in tale occasione Il dialogo che si è aperto con il terziere Castello e l’Amministrazione Comunale ha permesso di ripulire la scala a chiocciola che collegava gli scantinati di Palazzo Della Corgna fino all’altana posta al di sopra del tetto; che si apre tra l’altro ad un paesaggio magnifico. Sempre durante questa domenica si è aperta sempre un’altra curiosa scala in legno, sempre a Palazzo Della Cogna, di gusto anglosassone, che si apre su di un terrazzo a tetto che domina sempre un bellissimo paesaggio. Spero che chi gestisce il percorso museale apra anche questa attrattiva perché a mio giudizio è un elemento di forte richiamo.
In ultimo questa domenica abbiamo fatto conoscere un altro aspetto della nostra città. Nasce anche questa da una collaborazione con la Confraternita di S. Sebastiano e Rocco che ci ha dato l’occasione di percorrere un tratto della Via dell’Alpe della Serra e soprattutto di apprezzare Santa Maria degli Angeli. La chiesa è una testimonianza importantissima. E’ il più integro monumento gotico che abbiamo in Città. Ha un valore enorme sia per l’ architettura che per la ricchezza delle decorazioni all’interno.
Quella gotica è una memoria che nel corso dei secoli ha subito notevoli modifiche derivanti dai cambi di gusti e stile a Città della Pieve, nel Duomo, o a Santa Maria dei Servi, nello stesso Santuario o Sant’Agostino. Questi sono tutti antichi contenitori gotici ma, nel corso dei secoli, con il cambio dei gusti sono stati rivestiti di barocco ed hanno perso la loro immagine iniziale. Quella veste gotica che invece abbiamo visto intatta in Santa Maria degli Angeli. Sotto l’acqua abbiamo anche anche riscoperto una parte dell’antico tracciato dell’Alta Via della Serra. Qui si si conservano antichi resti: un contrafforte di un Ponte Medioevale e, vicino a Palazzo Baglioni, entrando in un bosco, i resti di un antico mulino che molto probabilmente era a servizio dello stesso Palazzo che era un’antica riserva di caccia della famiglia Baglioni.
Tra le varie iniziative rammento pure la visita, con la collaborazione di Asav, al museo di scienze naturali o il racconto sui segreti dell’ “Obelisco”, di cui ci ha reso partecipi l’archeologa Silvia De Fabrizio. Tra le tante cose e luoghi visti le collezioni di fossili di Alvaro Marchesini e le segrete del Vescovato.
Durante la stagione invernale avvieremo tutta una serie di iniziative. Pensiamo di ripetere qualcosa del programma già sviluppato ma stiamo pensando anche a degli spettacoli teatrali, a delle mostre fotografiche.
Vorrei infine ricordare che tutto quello che facciamo è completamente gratuito. Chi partecipa non ha alcun obbligo. Ciò nonostante debbo dire che la gente ci ha sempre dimostrato una estrema generosità. Tutto quello che abbiamo raccolto sarà comunque devoluto per restauri. Posso dire in proposito che le pratiche sono in stato avanzatissimo ed a breve partiremo per fare il primo intervento di recupero sulla “Presentazione al Tempio” del Pomarancio, nella sagrestia di Santa Maria dei Bianchi.
Ed in tutto questo come si incastra Facebook?
Dalle prime riunioni partì anche l’idea del gruppo Facebook. E’ stata una iniziativa che ha preso subito piede ed oggi conta quasi 700 iscritti. Abbiamo sollevato grandi polemiche. All’inizio non è stato facile nemmeno il rapporto con la Città. Ricordo le prime immagini postate che evidenziavano situazioni di mancato rispetto delle regole; tra tutte la sosta selvaggia. A me interessava ed interessa soprattutto far trasparire alla Città il nostro ruolo propositivo, noi non siamo contro nessuno, Facebook all’inizio poteva dare un’idea distorta della nostra iniziativa.
Nella “rete” ci siamo invece trovati di fronte a metodi di comunicazione completamente diversi con regole nuove. Dopo una fase iniziale come detto difficile ci siamo dati delle regole. Abbiamo dovuto, come si dice, assestare il colpo. Possiamo dire che oggi all’interno del gruppo ci sono persone che la pensano politicamente diametralmente all’opposto. Ciò nonostante l’immagine che passa è ciò che ci unisce: la passione per la nostra Città ed il nostro territorio.

Il gruppo in rete vi ha dato anche la possibilità di confrontarvi e dibattere.
Certo è stata sicuramente un’occasione di dialogo e di confronto importante. Sulla “rotonda” abbiamo avuto più di 80 commenti. Addirittura 88 commenti in un dibattito sui cani. Quella è stata una discussione che ha portato a risultati concreti. Noi abbiamo spinto, dialogato, compreso ed alla fine siamo riusciti a conseguire dei piccoli ma significativi obiettivi. L’ esempio: io, da proprietario di un cane, ho sempre trovato inopportuni i tanti divieti di accesso presenti. Io non sono particolarmente bravo ma ritengo di aver sempre tenuto un comportamento rispettoso ed educato. Io la deiezione del mio cane la raccatto. L’altra estate mi capitò al parco di vedermi gentilmente pregato di alzarmi da una panchina perché ero in sosta con il cane e nel periodo estivo questo non è consentito. Riportai questa cosa al gruppo, non perché fosse una mia problematica o una mia esigenza, ma perché la ritenevo cosa degna di attenzione anche alla luce delle tante segnalazioni che che raccolgo durante il mio lavoro, in special modo dai turisti che lamentano un atteggiamento di questa Città eccessivamente punitivo e censore nei confronti dei cani.
Siamo riusciti a far capire che i cattivi comportamenti non sono imputabili ai cani ma ai loro padroni e che i divieti finiscono poi per colpire chi invece cerca di tenere comportamenti corretti. Ora qualcosa è cambiato anche dal punto di vista delle regole e questo lo ritengo un bel segno di civiltà.

Pieve Vivibile ed il traffico.
Quando sono iniziate le nostre discussioni tra amici il traffico è sempre stato uno degli argomenti principali. Il traffico ha sempre generato una discussione estremamente vivace e che, debbo dire, continua ad esserlo tuttora. Anche in tale ambito ritengo auspicabile un maggiore confronto e dialogo con chi ci amministra, consentendo ai cittadini di partecipare maggiormente alle decisioni ed alle scelte.
Il nostro obiettivo all’inizio era quello di immaginare il traffico con una città chiusa. Poi credo che, dialogando ed ascoltando anche le esigenze dei cittadini e dei titolari di attività economiche, ci siamo resi conto che oggi chiudere completamente il traffico nel centro storico potrebbe essere un autogol piuttosto che un giovamento. Credo però che sia altrettanto evidente la necessità che il traffico sia regolato e che le regole vengano poi fatte rispettare. Non ha senso far transitare le macchine all’interno del centro storico se poi dall’altro lato la sosta non venga minimamente controllata. Non è affatto accettabile vedere sempre l’ultimo tratto di Via Vannucci sempre occupato da veicoli in sosta. Per disabili e passeggini la città non può certo dirsi pienamente praticabile. Un primo passo potrebbe essere quello di rendere Piazza Plebiscito, che è la principale del paese e un naturale biglietto da visita della nostra città, libera dalle auto invece che vederla declassata a parcheggio. E’ un immagine questa che ci proietta indietro di 40 – 50 anni.

Interesse focalizzato solo ad ambiti specifici e particolari o invece Pieve Vivibile ha un idea generale per il traffico e la viabilità di Città della Pieve?
A mio personale giudizio l’ottica dovrebbe essere quella di arrivare ad una ztl che è più congeniale al commercio, con permessi di carico e scarico, ed agli stessi residenti. Una ZTL deve avere però infrastrutture, servizi, parcheggi. Mi sembra che oggi, per come è congegnata la città, sarebbe un suicidio. Questa è, come dire, una visione di prospettiva. Immaginare, programmare, discutere, concertare con i cittadini la città del futuro, perché a mio giudizio la politica deve avere questo ruolo. Occorre superare la logica di pensare e governare il presente e far crescere una visione programmatica per la Città. Dobbiamo pensare a quale sviluppo ed a quale prospettiva pensiamo di dare alla città del domani.
Questo è quello che sento e che descrive in sintesi quella che è stata la mia esperienza anche dentro Pieve Vivibile. Il messaggio che sento di lanciare a chi ci governa e, visto che siamo vicino alle elezioni, in prospettiva ci governerà, è che condivida le su scelte con i cittadini. E’ un atteggiamento che viene a pro di tutti anche a chi ha la responsabilità di decidere. Occorre superare la dimensione attuale che è quella di una città ferma in un limbo, che non va avanti e non va indietro. Non possiamo dire che questo presente vada bene.

Siete diventati un soggetto politico?
E’ vero che trattiamo argomenti di richiamo sociale e quindi anche politico ma non mi sento per questo di essere diventato un interlocutore politico. Diciamo che le nostre iniziative hanno l’obiettivo di collocare Città della Pieve al centro dell’interesse generale. Ci rendiamo anche conto che il gruppo, che inizia ad avvicinarsi ai 700 iscritti, rischia di essere strumentalizzato. Va quindi chiarita e riaffermata quella che è la nostra terzietà politica. Io la chiamerei una voce della città per la città. Voce che però vuole rimanere imparziale. Noi vogliamo dare ai cittadini una voce che possa arrivare anche a chi ci amministra.
Giustamente questo è un soggetto politico nel termine etimologico della parola Polis = comunità. Occuparsi della comunità significa occuparsi del bene politico, ma senza voler scendere nell’agone politico o voler partecipare alla vita politica. Dall’altro lato non vogliamo essere strumentalizzati da nessuna parte politica.

Futuro prossimo?
Stiamo raccogliendo le memorie di quanti sono in vita per produrre uno spettacolo sul passaggio del fronte a Città della Pieve. Stiamo scoprendo delle cose sconvolgenti.

A presto dunque, con le sconvolgenti scoperte che Pieve Vivibile ci racconterà.