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Una favola perugina

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Le telecamere di una rete nazionale sono tornate a Perugia per parlare ancora dei nostri vizi e delle nostre virtù. Cosi abbiamo rivissuto su Rai 3 la sorprendente vicenda Una favola perugina delle ultime elezioni e la favola di un piccolo principe e di un brutto anatroccolo in una trasmissione di Concita De Gregorio. “Fuori Roma”. Abbiamo visto i vicoli che amiamo e che sono diventati con il tempo, anche agli occhi di chi non li conosce, il simbolo dell’inferno e, dunque, il nascondiglio dei venditori di morte. Il linguaggio della droga che fiorisce nel cuore della città vuota e buia. Poi abbiamo visto Perugia dall’alto, luminosa come dev’essere sempre rappresentato il paradiso, a due passi dal cielo e quasi già nel cielo. Le nostre luci e le nostre ombre. Il tempo passa, anche se i vicoli sono sempre gli stessi e così anche i tetti che guardano il sole tutto l’anno.

La Rai ha fatto una capatina fuori porta in una città che cambia di tanto in tanto senza provarci mai veramente. Ora l’aria nuova tocca la politica perché a Palazzo dei Priori è arrivato un nuovo inquilino. Non da ora, in realtà, ma da un paio di anni. Però, davvero, sembra ieri e forse è per questo che Concita De Gregorio ha provato a capire con qualche ritardo quel che è successo. La trasmissione, infatti, non cerca il presente e non si pone la domanda più scontata. Come funziona a Perugia il primo governo di destra della storia repubblicana? No, la storia è ancora ferma al giorno della vittoria di Andrea Romizi perché lo stupore non ha ancora consumato la sua forza e come ima cometa corre nello spazio senza fine, senza consumarsi. Abbiamo rivisto i due protagonisti delle elezioni del 2014. Andrea Romizi, il vincitore, e Wladimiro Boccali, lo sconfitto .

C’è chi ha definito “Principe” il nostro nuovo sindaco, esagerando un po’. Il fatto è che a Perugia da diverso tempo immaginano la città come un piccolo regno, con la sua corte di nobili e cavalieri che festeggiano se stessi guardando allo specchio la propria immagine. Chi è Romizi? Un giovane, prima di tutto, di gentile aspetto, onesto, uno che ascolta e parla sottovoce e del quale non si può davvero parlar male. Non sono così i principi nelle favole? Che sul piano umano sia una persona inattaccabile lo ha riconosciuto con grande onestà lo sconfitto, Wladimiro Boccali, con quel nome così impegnativo e del tutto fuori moda. Boccali ha governato in tempi difficili ma stava lì, in Comune, al tavolo delle giunta, già da quindici anni. Sperava di tagliare il nastro del ventennale. Troppo per un giovane al quale non è stato dato il modo di conoscere un’altra età. Dicono che abbia perso per le solite divisioni nel Pd e per il brutto pasticciaccio di via della Pergola perché è da quel momento che Perugia diventa agli occhi degli italiani la capitale della droga.

Non è stata solo la sinistra e non solo la politica ma tutta la città a negare i tanti problemi che la morte della povera Meredith aveva portato alla luce, droga o non droga. Perugia aveva esaurito da tempo la sua forza propulsiva, non campava ma tirava semplicemente a campare grazie alle solite rendite. La pubblica amministrazione, l’edilizia, la borghesia dei mestieri di sempre, avvocati, notai, commercianti e, ovviamente, l’università. Un ciclo si stava chiudendo mentre a Palazzo dei Priori governava un giovane con un lungo passato alle spalle. Gli anni difficili lo hanno travolto. Inevitabilmente. Insistere sulla sua candidatura è stato un errore, oltre i suoi demeriti e qualche attenuante. Tutto qua.

Ora sarà difficile far cadere dal piedistallo il ritratto di bambagia costruito attorno al principino arrivato a conquistare la corona senza aver mai fatto nulla di importante per la città. La sua biografia è solo personale. Gli studi, il matrimonio, una bella casa e una bella famiglia, il lavoro in uno studio di avvocati con esperienze politiche nella destra, una militanza incolore in Forza Italia. Cosa pensi della crisi della sua città il giovin Romizi, ora, a due anni dalla sua elezione, non è noto. E’ cortese e forse dice di già troppi si, media con pazienza al centro delle tante anime politiche della sua maggioranza. E questo è tutto. Vero è che a Perugia sindaci da ricordare non ce ne sono molti. O meglio, si potrebbero ricordare tutti e tutti con qualche virtù. Simpatia, onestà, esperienza. Tutte virtù importanti che mescolate possono anche bastare se attorno c’è una squadra che corre e combatte. Qualche volta è successo. Però i personaggi più alti dell’età repubblicana non si sono mai seduti sulla poltrona di mezzo del consiglio comunale. Magari l’elenco sarebbe lungo, ma basta ricordame tré. Aldo Capitini, Giuseppe Ermini, Raffaele Rossi.