L’Agenzia nazionale per servizi sanitari ha pubblicato i dati sul funzionamento degli ospedali in Umbria.
“In Umbria, le strutture sanitarie dove si può partorire sono otto. Il 37,5% rispetta il valore di riferimento fissato a 1000 parti all’anno, mentre il 50% non rispetta il valore minimo di 500 parti l’anno”.
Quelli che rispettano i parametri sono Perugia (con 1.906 parti effettuati nel 2017), Terni (1.257 parti) e Foligno (1.047 parti). Città di Castello (634 parti) che, supera di poco il minimo.
Restano sotto i minimi anche Orvieto, Branca, Pantalla, e Assisi. Ma qui subentra la collocazione geografica. I territori dove insistono questi plessi sono considerate “zone disagiate”, cioè località difficili da raggiungere, in cui dei punti nascita devono esserci anche se i loro volumi di attività non sono in linea con gli standard.
Dunque alla luce delle vicende ospedaliere passate relative alla nostra area possiamo concludere che per Ministero e Regione la zona del Trasimeno-Pievese è il nulla, né disagiata né avvantaggiata. Non esiste. Anzi in una buona parte, cioè nel Pievese e Alto Orvietano, oltre a non nascere più, per chi ha avuto la ventura di nascerci non c’è diritto nemmeno di salvarsi. Visto che contro il Tar che aveva stabilito di realizzare un pronto soccorso per “aree svantaggiate”, secondo legge, la Regione, qualche mese fa, ha fatto ricorso al Consiglio di Stato. Diceva la canzone di Jannaci “Vengo anch’io?. No tu no. Ma perchè? Perchè no!”
Cambierà qualcosa in questa legislatura? (g.f)