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Panicale. La “Vedova Allegra” canta e incanta

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Feste di lustrini, operetta e atmosfere Belle Epoque

 Quando arrivano le Festività natalizie si ha voglia di starsene a casa al caldo, soprattutto a Panicale dove il clima non è proprio temperato. Si ha voglia di serenità, allegria, spensieratezza e qualcosa di luccicante. Proprio quello che è stato offerto dal regalo dell’Associazione TéathronMusikè, per il quale il pubblico ha deciso di sfidare anche il gelo lacustre, con una risposta così entusiasta da richiedere due repliche!

foto teatro caporali

Cosa c’è di meglio di una bella operetta, anzi, della più bella delle operette, per spargere una scia di festose bollicine dopo i brindisi delle Feste? L’ormai collaudato sodalizio Virgilio Bianconi-Marco Bellussi lo sa bene e allestisce un pastiche delizioso: «Un turbine di voluttà chiamato LA VEDOVA ALLEGRA», una selezione dei brani più famosi della “regina” delle operette.

Bisogna ammettere che ormai l’Immaginifico di Venezia conosce bene il Teatro «Caporali» perché ne “dilata” gli spazi a suo piacimento, non solo utilizzando platea, praticabili, uscite, ma anche ricreando un clima Belle Epoque con pochi sapienti tocchi: sedie di velluto bordeaux, candele accese in candelieri d’argento, rose rosse sparse a profusione e un pianoforte usato come elemento scenico, oltre ad essere suonato con frizzante maestria da Federico Brunello. A completare l’atmosfera ci pensano i costumi di sogno creati da Carlos Tieppo, geniale artista prestato dal Gran Teatro La Fenice (e restituito molto a malincuore…) che crea una serie di capolavori di taffetà e sete, merletti e aigrettes, gioielli sfavillanti e ventagli di piume, frac impeccabilmente tagliati e cravatte candide.

foto vedova 1

A muoversi in questo universo di bellezza ed eleganza un cast di giovani interpreti, tutti bellissimi e già padroni della scena. L’Hannah Glavari di Camilla Corsi è charmante, raffinata, canta con sicurezza, recita con misura senza indulgere all’enfasi, romantica e piena di fascino retrò. Francesca Salvatorelli è una Valencienne spumeggiante, piena di fuoco, con una voce molto piacevole e una recitazione frizzante ma mai sopra le righe: una giovane Mazzuccato quando incantava al Festival dell’Operetta di Trieste. Entrambe valorizzate dalla silhouette impeccabile degli abiti di Carlos (imperdibile tocco di classe la corona da morto dedicata al “caro sposo” che occhieggia dall’orlo del vestito di Hannah durante “Vilja, oh Vilja”…).

Negli eleganti frac brillano il Danilo di Andrea Zaupa, il diabolico Don Giovanni dell’ultima produzione TéathronMusikè, che dispiega la sua voce sicura e la sua classe naturale: la dimostrazione che i baritoni sono i più versatili tra gli artisti lirici. Il giovanissimo Andrea Biscontin è un fresco Camille, brillante da solo e affiatato con Francesca-Valencienne e ricco di una voce chiara e piacevole. Il tutto è orchestrato dall’elegante Emiliano De Lello, un Njegus in versione hipster trafelato e onnipresente che cuce i vari quadri con grande misura ed eleganza. E vale per tutti: Marco Bellussi fa muovere i suoi artisti e li coinvolge in mille trovate sceniche, non disdegnando di apparire in prima persona in scena (ma il fisico da dandy glielo permette con ottimi risultati).

Uno spettacolo per il quale il termine “eleganza” è stato usato a piene mani – anzi, trovandoci a Parigi, ricorrerei anche a “charme”.. A touch of class: pioggia di rose rosse sui cantanti durante i ringraziamenti e brindisi in scena con un ottimo Spumante, distribuito tra il pubblico dai membri dell’associazione TéathronMusikè.

Un ultimo appunto: avendo introdotto io la serata con una piccola presentazione non posso certo recensire me stessa ma penso di risolvere il conflitto di interessi informandovi che ero in un’inedita versione Kim Kardashian (bruna e molto, molto curvy) e per entrare nell’atmosfera portavo una splendida Tour Eiffel di swarowski. Altro di me non vi saprei narrare…

E come sempre concludo con la mia esortazione: l’arte non è un hobby, per tutte le persone che avete visto in scena è la fonte di sostentamento, anzi, è la vita. Per cui continuate, continuate, continuate a sostenere TéathronMusikè e questi capolavori, dato che le risorse artistiche e umane ci sono e sono ad alto livello, potrebbero anche aumentare di numero.

Simona Esposito