Sapevamo da tempo che la Vetreria Piegarese, una storica azienda della nostra area, che è diventata negli anni leader nel proprio settore e che è sempre cresciuta costituendo uno dei nostri pochi punti di riferimento di solidità aziendale e che costituisce un importante riferimento anche per l’indotto, aveva dei problemi da una parte per il rilascio delle autorizzazioni necessarie per un nuovo impianto collocato in territorio del Comune di Panicale, dall’altra per alcune richieste di ammodernamenti degli impianti esistenti a Piegaro. Sapevamo anche che, a fronte del progetto presentato, c’era stata una certa mobilitazione a livello di alcuni gruppi ambientalisti che denunciavano un eccessivo carico di fumi industriali nella Valle del Nestore. Sapevamo comunque che erano in corso verifiche e modifiche che tendevano a superare i problemi.
Ora, nei giorni scorsi, giunge, dalla stampa, improvvisa la notizia che Il presidente della cooperativa Bruno Gallo ha inviato una lettera alle istituzioni umbre preposte (Regione, Arpa, ASL) in cui, di fatto rinuncerebbe alle autorizzazioni e quindi al progetto, di un nuovo impianto. Nuovo impianto che prevedeva circa 100 posti di lavoro ed investimenti per oltre 30 milioni di euro.
Le motivazioni della rinuncia dipenderebbero, sempre secondo le affermazioni del presidente Gallo, riportate dalla stampa “da continue richieste di integrazioni, di investimenti aggiuntivi, di raggiungimento di performance tecnico-ambientali ingiustificate e mai riscontrate per nessun impianto di produzione di vetro cavo meccanico né in Umbria, né in nessuna regione d’Italia, né in nessun Paese estero”.
Interpellato a riguardo Il sindaco di Panicale Giulio Cherubini avrebbe confermato la notizia ” Restiamo assolutamente stupiti e preoccupati di una scelta fatta dall’impresa a pochi giorni dalla prevista conclusione del procedimento e con il parere positivo dell’autorità ambientale già rilasciato”.
“Abbiamo interessato la presidente Tesei che ci ha subito risposto, sia per la portata della vicenda, sia per la competenza regionale in materia. Attendiamo entro pochi giorni che ci sia la massima chiarezza e la massima serietà da parte di tutti gli attori. Il Comune ha dato a questo procedimento è sempre stata quella della fattibilità ambientale, sociale e economica”.
La riflessione che questa vicenda provoca è assai amara. I temi delle compatibilità ambientali sono sicuramente da mettere al primo posto di chiunque si occupi, anzi si preoccupi, del bene comune oggi. Ma nello stesso tempo nessuna nuova economia, più o meno verde può fare a meno dell’attività manifatturiera, soprattutto di aziende che hanno acquisito, nel tempo redditività e competitività. Possibile che con il livello tecnologico e scientifico raggiunto, non si riesca a raggiungere un punto di equilibrio e di intesa fra bene comune ambientale e bene comune economico? Per questo nel titolo continuiamo a mettere un punto interrogativo. (g.f)