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Intervista a Nicoletta Spagnoli – Lo stile è donna nella dynasty perugina

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dalla Nazione Umbria di Donatella Miliani

“ La classe è una dote innata, l’eleganza la sottolinea». Mai motto fu più appropriato per il marchio Luisa Spagnoli. Entrare nel quartier generale di Santa Lucia a Perugia e incontrare Nicoletta, degna erede della celebre bisnonna Luisa, la cui storia è stata raccontata recentemente in una fiction su Raiuno che ha avuto grande successo, non lascia dubbi al riguardo. Spagnoli è sinonimo di stile. Bionda, slanciata, affascinante, la presidente e amministratrice delegata del marchio di famiglia, fondato dalla capostipite nel 1928 e fatto decollare in Italia e nel mondo prima dal nonno Mario e poi dal babbo Lino scomparso nel 1986, è la prova che la genetica è quasi una scienza esatta. E lei, oggi, a incarnare il mito. Nel piccolo villaggio che ai tempi del nonno arrivò ad ospitare non solo l’asilo per i figli dei dipendenti, con tanto di piscina, ma addirittura delle piccole botteghe in cui chi lavorava qui dentro poteva comprare pane appena sfornato, carne e verdure freschissime, convivono tuttora la modernità nella produzione di capi di alta qualità (vengono venduti nelle 152 boutique del brand in Italia e nelle 52 all’estero), e la storia.

L’ufficio di Nicoletta, che da anni guida con successo la casa di moda, è lo stesso dove un tempo sedeva il padre. «E a lui – racconta l’imprenditrice – che penso ogni volta che devo prendere una decisione. Che cosa avrebbe fatto papa? E funziona, funziona sempre».

Che significa portare sulle proprie spalle l’onere e l’onore di un’eredità come quella di Luisa Spagnoli? Specie ora che tutta Italia ha scoperto la sua straordinaria storia in ,tv…

«È difficile, molto difficile paragonarsi a una figura come quella della mia bisnonna, che ai primi del ‘900, in un’epoca in cui le donne non si sognavano nemmeno di poter lavorare e non avevano diritto di voto, riuscì a fondare due grandi aziende: la Perugina e la Luisa Spagnoli. E soprattutto creò dal nulla i prodotti che vendeva: dal celebre Bacio alla lana d’angora. Insomma una personalità eccezionale».

Oggi è più facile o più difficile fare impresa al femminile?

«Credo sia la stessa cosa. E un impegno totalizzante. Alla fine mi occupo personalmente di tutto: disegno i capi, curo i cataloghi, visiono le modelle e coordino i punti vendita. Ogni settimana controllo i dati per capire come si orientano i gusti delle clienti. Insomma, come diceva papa, la tradizione è importante dice indicando i vecchi cataloghi, bellissimi, dai quali trae ancora oggi ispirazione – ma bisogna anche guardare al futuro, possibilmente anticipandolo e innovare, ottimizzando produzione e servizi».

Il brand sta andando alla grande sia in Italia che all’estero.

«Vero. Stiamo per aprire il quinto negozio in Iran, altri due a Dubai, uno a Londra e uno negli Usa a Palo Alto. E abbiamo anche lanciato il profumo, ‘Luisa’ naturalmente. Sta incontrando il gradimento delle clienti alle quali proponiamo ormai un total look».

L’azienda ha 810 dipendenti, quasi tutte donne e nel 2015 ha chiuso con un fatturato di 126 milioni di euro. E il trend è in crescita. Lei ha detto che l’azienda è e resterà saldamente in mano alla sua famiglia. Non succederà che la Luisa Spagnoli passi di mano così come accadde per la Perugina, venduta prima a De Benedetti e poi alla Nestlè?

«Mai. Pensi che mio padre Lino, poco prima di ammalarsi, mi confidò un giorno, proprio qui – indica la grande scrivania al centro della stanza -, di avere in progetto di riacquistare la Perugina. Non fece in tempo. La malattia lo costrinse altrove…Peccato».

Ma lei, con una laurea in farmacia e un brillante master negli Usa a San Diego, dove le offrirono un incarico importante, come si è trovata a occuparsi dell’impresa di famiglia?

«In realtà mi è sempre piaciuto disegnare vestiti. Quando papa mi chiese di tornare capii che questo era il mio posto».

Suo padre doveva conoscerla molto bene. Scommettendo su di lei, in fondo, non ha sbagliato. Lo dice la sua storia personale, da 30 anni guida l’azienda, è Cavaliere del lavoro ed è tra le migliori imprenditrici italiane.

«I complimenti mi imbarazzano – confessa -. Ma la scelta di mio padre mi inorgoglisce. Fu lui ad aprirsi all’estero, cominciando dall’ex Urss, quindi la Germania e poi gli Usa. Prima di lui il genio creativo di mio nonno Mario aveva dato vita alla Città dell’angora nel ’47 e poi alla Città della domenica, un parco giochi, tra i primi in Italia, per i figli dei dipendenti, che esiste ancora. Ne ho avuti di esempi positivi in famiglia. E conservo bellissimi ricordi. Guardi qui – dice – queste stupende attrici (tra le quali Esther Williams, le gemelle Kessler, ma anche la divina Sophia Loren, ndr) indossavano capi Luisa Spagnoli…».

Lei ha vestito Kate Middleton moglie del principe William d’Inghilterra. Ed è stato un successo mondiale, con relativo boom di vendite. E mai stata tentata dalla Borsa?

«No. L’unico augurio che mi faccio è che questa azienda resti sempre italiana e ben radicata a Perugia.  Stiamo aprendo il quinto negozio in Iran, altri due a Dubai, poi a Londra e in California. Abbiamo lanciato il profumo ‘Luisa’. Il sogno per il futuro? Che l’azienda resti a Perugia».