Forte nei primi decenni la collaborazione con il consultorio e la scuola. Tra le ultime attività la fondamentale collaborazione nell’apertura del centro di ascolto
Quaranta anni con e per le donne. Così si potrebbe sintetizzare l’attività del gruppo che quarant’anni fa dette vita all’iniziativa che, nel tempo, ha preso il nome di Progetto Donna. Ne ripercorriamo la storia con alcune delle fondatrici ancora oggi molto attive per mantenere alta l’attenzione sul mondo femminile.
«Il Progetto Donna del comune di Magione – ricorda Antonella Faluomi – nasce alla fine degli anni 70 per iniziativa di un nutrito gruppo di donne di diversa età e ideologia politica, totalmente autogestito. Il primo riconoscimento da parte dell’amministrazione comunale arriva con l’assegnazione di una sala nei locali della biblioteca comunale». «Avere una sede – spiega – ci permise di aprire uno sportello informativo tre giorni alla settimana per aiutare le numerose donne straniere presenti nel territorio. In quegli anni vennero attivati corsi di alfabetizzazione in collaborazione con la scuola. Tante erano anche le iniziative per dare supporto a chi cercava lavoro o a chi lo aveva perso anche a causa delle chiusura delle fabbriche tessili che in quegli anni stavano vivendo i primi momenti di crisi. Negli anni Ottanta avevamo addirittura una nostra pubblicazione informativa, “Prezzemola».
L’attività del collettivo, partendo dall’ascolto del territorio, ha collaborato con i consultori affrontando per la prima volta temi come contraccezione, prevenzione della salute, maternità e aborto; con il Centro per le pari opportunità di Perugia (incontri e dibattiti su tematiche al femminile); ed ha lavorato in modo capillare affinché le donne straniere fossero conosciute e accolte anche attraverso la condivisione di iniziative culturali. «Quando l’amministrazione comunale ha creato l’assessorato alle pari opportunità – prosegue – il Progetto donna ha ottenuto un riconoscimento ufficiale con un consigliere comunale referente».
L’8 marzo ha rappresentato, sin dalla sua nascita, il momento di confronto più importante di tutto l’anno con l’organizzazione di convegni mostre e spettacoli che hanno sempre coinvolto un numeroso pubblico.
«Quest’anno però – spiega Andreina Panico fondatrice del gruppo e referente del Progetto Donna – abbiamo sentito l’esigenza di riscendere in piazza. Troppe violenze, troppe donne uccise, troppe conquiste ottenute con forza ridimensionate o annullate. E allora il movimento “Non una di meno” è stata la risposta che aspettavamo e lo sciopero generale, seppur “simbolico”, la proposta necessaria per far sentire la nostra voce».
«Quello che emerge attualmente – conclude Maria Pia Cricco, altra componente storica del Progetto Donna – è un rinchiudersi in sé stesse. L’8 marzo di quest’anno è stato tutto sommato un successo. In molte hanno risposto all’invito a testimoniare con la propria presenza per contrastare la violenza che sempre più spesso ci colpisce. Ma, in generale, c’è l’idea che non serva più parlare di problemi al femminile anche se quanto accade dovrebbe far pensare tutto il contrario».
«Un gruppo che ha segnato la storia del nostro territorio – afferma Eleonora Maghini, assessore con delega alle pari opportunità del comune di Magione – molto attivo negli anni delle rivendicazioni e delle lotte del mondo femminile e che, ancora oggi, collabora attivamente nel portare avanti progetti e iniziative volte a ricordarci che non bisogna mai smettere di parlare di problemi legati al genere, visto anche il susseguirsi di violenze contro le donne di questo particolare momento storico. Voglio ricordare, al riguardo, l’importante contributo dato dal Progetto Donna per l’apertura del centro di ascolto per donne vittime di violenza».