Home Rubriche Il governo approva i nuovi standard per gli ospedali. Noti da anni…

Il governo approva i nuovi standard per gli ospedali. Noti da anni…

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Approvati dal Governo i nuovi standard numerici e qualitativi per gli ospedali. Impongono precise indicazioni alle Regioni, per servizi e bacini di utenza. Erano da anni in discussione e previsti. Per quanto riguarda la nostra zona, si può dire che assolvano alcune amministrazioni regionali e comunali e ne condannano  altre. Per miopia non scusabile.

 

Dal Messaggero Umbria di Pino Giordano

Perugia – Con il nuovo Piano rete ospedaliera da rivedere i nuovi standard richiesti

Dopo un lungo iter (ci sono voluti quasi tre anni e sono passati ben tre governi) e dopo una sonora reprimenda del Consiglio di Stato che ne aveva contestato anche il “periodare” e la lingua italiana con cui era stato redatto e lo aveva rimandato indietro con consiglio di “rilettura e riscrittura”, finalmente è diventato esecutivo, con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, il regolamento sugli standard ospedalieri.

Un documento, forse fra i più importanti di questi ultimi anni, con il quale si tenta di uniformare su tutto il territorio nazionale la rete degli ospedali definendone alcuni importanti parametri sia in termini di quantità (posti letto, bacini di utenza) che di qualità (tecnologia, professionalità) individuando anche alcuni parametri standard per definire l’alta specialità e le principali at- Con il nuovo Piano rete ospedaliera da rivedere e attività da organizzare con un sistema a rete in una ottica di integrazione tra ospedale e territorio.

Un documento che va visto come una importante occasione per costruire nelle diverse e variegate realtà ospedaliere italiane pubbliche e private parametri assistenziali omogenei e per garantire omogenei criteri di appropriatezza organizzativa sul buon uso degli ospedali, siano essi pubblici che privati. Complessivamente lo standard quantitativo del numero dei posti letto è pari al 3,7 per mille abitanti di cui 0,7 dedicati alla riabilitazione e lungodegenza, mentre lo standard qualitativo è finalizzato ad avere strutture non troppo piccole o con livelli di attività che non siano in grado di garantire livelli di assistenza centrati sui bisogni della persona (come più volte sottolineato dall’assessore Barberini) ed accettabili sia sul piano della sostenibilità ma principalmente sul piano della appropriatezza e dei risultati, secondo il modello della clinical govenance.

  1. Gli ospedali pubblici vengono classificati su tre livelli di complessità:
  2. a) Presidi ospedalieri di base con bacino di utenza tra gli 80.000 e 150.000 abitanti nei quali sia presente la medicina interna, la chirurgia generale, l’ortopedia, l’anestesia, il servizio di osservazione breve, la radiologia, il laboratorio e l’emoteca. In Umbria il numero varierebbe da 6 a 11 e dovrebbe corrispondere all’ospedale di comunità dove non vengono trattate urgenze. Continua a pag. 48 Con il Piano rete ospedaliera da rivedere I
  3. b) Presidi Ospedalieri di I livello con bacino di utenza tra 150.000 e 300.000 abitanti, sede di un DEA di I livello nei quali sia presente la medicina interna, la chirurgia generale, l’anestesia e Rianimazione, l’ortopedia e la traumatologia, ostetricia e ginecologia, pediatria, cardiologia con UTIC, neurologia, oncologia psichiatria, oculistica, otorino, urologia, radiologia con TAC ed ecografia, laboratorio , servizio trasfusionale, letti di subintensiva. In Umbria il loro numero dovrebbe variare da 3 a 6 (attualmente ne abbiamo 7) e dovrebbero corrispondere agli ospedali dell’emergenza.
  4. c) Presidi Ospedalieri di II livello con bacino di utenza tra i 600.000 e 1.200.000 abitanti, sede di un DEA di II livello. Corrispondono alla aziende ospedaliere e/o universitarie o ai grandi ospedali di asl nei quali siano presenti oltre alle attività degli ospedali di I livello attività specialistiche di maggiore complessità: Cardiologia con emodinamica, neurochirurgia, cardiochirurgia con TIPOC, terapia intensiva neonatale, chirurgia vascolare, torácica, maxillo-facciale e plastica, broncoscopia e radiologia interventistica, endoscopia digestiva ad alta complessità, medicina nucleare e servizi di radiologia con TAC ed ecografia, di laboratorio e trasfusionale ma con presenza attiva del medico nelle 24 ore.
  5. Le Strutture ospedaliere private per essere accreditate (e anche convenzionate) devono avere almeno 60 posti letto, almeno che non siano strutture monospecalistiche. Le strutture con meno di 60 posti letto entro il 30 settembre 2016 possono riconvertirsi e fondersi in un’unica struttura di almeno 80 posti letto per svolgere attività affini e complementari.

Il documento sugli standard definisce anche dei parametri minimi e massimi in termini di bacino di utenza e di volumi di attività perle diverse specialità.

E l’Umbria?

Come impatteranno sul sistema della sanità umbra questi parametri? Pur tenendo conto che il livello dei servizi sanitari regionali è sostanzialmente di buona qualità e che nel rapporto costi/servizi le condizioni umbre si caratterizzano nel complesso (tranne che per alcune insufficienze più volte segnalate fra le quali le barelle e le liste di attesa) più che accettabili tanto che alcuni anni fa vennero indicati come parametri di riferimento anche per le altre regioni. La Regione dell’Umbria ha già preadottato un atto nel dicembre 2014 (ancora gli standard ospedalieri non erano operativi in quanto ancora non approvati definitivamente) che di fatto recepiva le indicazioni del documento nazionale e preparava le condizioni, almeno in termini di analisi dei dati, per una sua attuabilità.

Ora il documento è ufficiale, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale nel giugno scorso. La predisposizione del Piano Sanitario potrebbe costituire una ottima occasione per rivedere anche alla luce degli standard la rete degli ospedali e delle strutture territoriali.

Attualmente in Umbria il numero dei posti letto è sostanzialmente in linea con quanto previsto ed anzi c’è la necessità, proprio rispetto agli standard, e come peraltro era noto, di incrementare il numero dei posti letto per riabilitazione e lungodegenza che per il parametro di 0,7 per mille abitanti in Umbria dovrebbero essere non meno di 650 mentre attualmente ne sono attivi poco meno di 400.

Anche per gli ospedali in Umbria gli standard, ma prendendo come riferimenti i bacini di utenza minimi, sono sostanzialmente rispettati sia nel numero 19 in tutto e sia nella classificazione tra ospedali di base (ne abbiamo 12 invece che 11), ospedali di I livello (ne abbiamo 5: Città di Castello, Branca, Foligno, Spoleto, Orvieto) e ospedali di II livello (ne abbiamo 2: Perugia e Terni). Una distinzione netta sui vari livelli di complessità non sempre però è possibile poiché negli ospedali umbri si garantisce un livello di assistenza più ampia sia in termini di tecnologia (in molti ospedali di base è presente la TAC, mentre la normativa nazionale non la prevede) e sia in termini di servizi anche specialistici, che però in qualche realtà rasentano livelli di evidente inappropriatezza.

La strutture private ed accreditate in Umbria sono 5 di cui 4 nel territorio dell’Usl umbria l a Perugia (Casa di Cura Liotti, Clinica Lami, Porta Sole, Villa Fiorita) ed 1 nel territorio dell’Usl umbria 2 a Foligno (Casa di Cura Villa Aurora). Ad oggi tutti rientrano nei parametri indicati dagli standard tranne la Casa di Cura Villa Fiorita che attualmente ha un numero di posti letto inferiori a quelli previsti e che pertanto entro settembre 2016 dovrà trovare sinergie operative ed integrative con un’altra struttura privata.