Mi piace pensarmi e definirmi un “costruttore”. E’ stato il mio modello di riferimento soprattutto nel lavoro, ma non solo. A questo ho pensato quando Fausto (Scricciolo), tempo fa, mi chiese se ero disponibile a collaborare con lui per la realizzazione di un giornale “on line” della Pieve.
Una costruzione, il solito concetto del mattone per qualcosa di più grande che si sarebbe visto dopo, di qualcosa che provasse a crescere e restare nel tempo.
Un giornale come i diversi che la Pieve ha avuto, e gli alcuni che oggi ha. Di carta, l’amata carta, dei giornali e dei libri, che ho amato e sfiorato da sempre quasi come un corpo di donna.
Come Pieve Nostra dell’associazione turistica che lo pubblicò dal 1956 al 1979. Come il Trasumenus di Mario Villani ed il Poggio di Alvaro Carnieri. Come il Moggio di Gaetano Fiacconi o il Comune ora di Vania Bartoccioni. Un giornale, ma on line, questa è la sfida nuova che attrae. A me che nelle prossime sette vite includevo oltre a quella da papa, da giudice, da eremita e da gigolò, includevo anche quella da giornalista.
Un giornale on line, cioè fatto nella materia fatta di niente e di tutto, in cui si immerge ormai la nostra giornata, ma che domina la scena di ogni nostro atto e di ogni nostro pensiero, a cominciare dal pane dell’economia.
Un giornale per continuare con un mezzo diverso uno dei miei piccoli sogni, quella che ho chiamato “l’autobiografia della città”. Quella che ho cominciato a far scrivere ai pievesi con il Laboratorio sul filo della memoria che ho curato da solo o in compagnia per conto della Libuni.
Il dialetto, la storia del calcio pievese, la fornace Frazzi e poi la storia del Castello e del suo Presepe Monumentale.
Un giornale per ridare qualcosa alla mia Pieve. per ridare a lei qualcosa di quello che gli ho preso, come i tramonti del Cetona, le vedute del lago da S. litardo, i vicoli fatti di mattoni e di profumi di sughi domenicali.
Un giornale per ridare la Pieve ai pievesi e a chi le vuole bene, un bene comune, una risorsa per costruire una identità ricca e personalizzata da spendere nella cruciale concorrenza del marketing territoriale.
Una identità come specializzazione della bellezza fatta dalle radici della nostra civiltà e storia passata che ci fa città da quattro secoli, ma dalle ali di chi sale sui treni del futuro che non passano più solo al fondovalle.
Un giornale per le pari opportunità, misconosciute per tanto tempo, fra cittadini e fra forze politiche e sociali. Un giornale servizio per chi abbia un’idea da proporre e da realizzare, una cosa da dire, un giudizio, una speranza un “mi piace” di qualche riga. Una tastiera di qualche decina di note. E perché no, un incubatore di iniziative che portino all’azione, all’intrapresa, sperando che sia economica, perché tra l’altro nell’immateriale sta oggi il nostro petrolio. Un motore di intelligenze, di passioni, di speranze.
Una bicicletta ecostenibile, per “far cambiare passo” alla Pieve. nell’era della supervelocità. E allora forza a pedalare. Dateci una mano. Mi correggo, diamoci una mano. E allora passaparola, metti fiato, grida, giovane strillone!!