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I sindaci del Lago alzano la voce sul Parco “Vogliamo maggiore autonomia”

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dal Corriere dell’Umbria del 20-10-2015 – di Sara Minciaroni

Fronte comune degli amministratori in vista della discussione regionale sulle zone protette

Ingranano la marcia e premono sul gas i sindaca del Trasimeno. Una spinta propulsiva notevole quella che negli ultimi giorni ha visto compatti i territori confrontarsi con la Regione. Ieri, dopo l’incontro di venerdì con la Giunta regionale sul rilancio dell’area del lago, è stata la volta della presentazione di un documento, sottoscritto da tutti gli 8 Comuni e da altri 28 soggetti (associazioni e operatori turistici, circoli e club di ogni tipologia), che pare una vera e propria “dichiarazione di indipendenza”.

“Un primo passo verso l’Unione dei comuni”, come spiegato dal presidente della conferenza dei sindaci Fausto Scricciolo, ma anche “la volontà di incidere nella strategia dell’area negli aspetti principali: livello del lago, centri storici, viabilità”. Nel mirino c’è la gestione del parco naturale del Trasimeno.

Quello che chiedono i sindaci è maggiore agibilità, “più autonomia – come ha sottolineato Sergio Batino sindaco di Castiglione del Lago -. Vogliamo stabilire noi le regole non possiamo accettare che qualcuno da fuori determini delle regole che stanno portando al disastro. Le politiche di questi anni hanno portato il lago in seria difficoltà. In Italia non solo al Trasimeno è prevalso un ambientalismo di maniera. Non abbiamo bisogno di tutori, siamo abbastanza grandi per assumerci in prima persona le nostre responsabilità”.

Entro fine anno, infatti, la Regione dovrà disegnare la strategia per i parchi regionali e l’occasione di far sentire la propria voce i sindaci non vogliono lasciarsela sfuggire. Posizioni destinate a far discutere, soprattutto nel mondo ambientalista. Nel documento si affrontano temi come lo stato di abbandono del canneto, che si suggerisce di poter coltivare con tagli periodici; la presenza di specie animali invasive all’interno del parco, rispetto alle quali si chiede di incrementare gli abbattimenti selettivi; l’immissione diretta di acque da Montedoglio nel caso di piene per stemperare possibili fasi siccitose del Trasimeno; l’introduzione di attività di pescicoltura, “salvando” dalla crisi dell’ente provinciale il centro ittiogenico di Sant’Arcangelo anche destinandolo ad attività di produzione.

Ma vengono sollevate anche altre questioni: la revisione della strumentazione urbanistica, in particolare rispetto ai settori agricolo e turistico con la ridefinizione delle regole imposte dal piano stralcio del Trasimeno (PS2); l’interrimento progressivo del bacino e il contestato stop alle possibilità di dragaggio; la liberalizzazione del trasporto di navigazione; la manutenzione di fossi, scoline, darsene, pontili ed altre pertinenze pubbliche. “Norme troppo rigide, lontane dalle esigenze attuali” ecco perché il Parco va rivisto. Il fronte è compatto.