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Fu così che la bandiera dei socialisti pievesi è tornata a casa da Pippo Bassini

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Il fascismo, anche a Città della Pieve aveva bruciato e distrutto tutti i simboli del socialismo pievese. Non aveva distrutto le idee e nemmeno le persone, come Filippo Bassini, detto Pippo, proprietario dell’omonimo forno, in Via Melosio detto anche Vicolo delle Pupe, che insieme a quello di Stefanini, cuocendo e distribuendo il pane era la prima fonte di alimentazione di quegli anni duri. Pippo era stato ed era anche un animatore del socialismo locale quando il fascismo s’impose.

Quei forni furono forni preziosi anche durante la guerra e sfamarono tante famiglie, spesso senza chiedere nulla. Non riuscirono a distruggere Pippo, anche perché era di un a certa stazza e di un certo caratterino ereditato, pare,  dai nonni, che incuteva rispetto e timore. Anche quando una squadraccia provò a purgarlo proprio mentre stava tirando fuori i filoni dal forno e lui si girò con la pala arroventata verso gli aggressori e chiese chi la volesse provare per primo.

Così nel secondo dopoguerra, appena liberato il paese e tornate in vita le cose della democrazia e dei partiti, fu proprio Pippo a pensare alla nuova bandiera del Partito Socialista pievese. C’era il problema di chi potesse ricamare il simbolo storico delle lotte di emancipazione di contadini ed operai, cioè la falce e il martello, il libro e il sole nascente. Ma Pippo Bassini non ebbe dubbi, si rivolse alle Clarisse del Monastero di Santa Lucia, che in diverse occasioni avevano benedetto il pane che arrivava dal forno del Vicolo delle Pupe. E così la bandiera dei socialisti pievesi, tornò a sfilare nei cortei e nelle manifestazioni ufficiali ed a troneggiare dentro la sezione.

Poi la storia ebbe diversi sviluppi. I socialisti, alla Pieve ed in Italia, si unificarono e si divisero, cambiarono anche i simboli nelle bandiere, fino alle vicende di Tangentopoli dei primi anni novanta del novecento quando di fatto si concluse la prima repubblica ed i suoi protagonisti. Ed anche i socialisti pievesi presero strade diverse. E la bandiera? La prima bandiera fu custodita da un paio di persone che vollero mantenerla fuori, appunto, dalle divisioni e dalle trasmigrazioni. Vollero proteggerla, hanno detto, finché decisero di restituirla al legittimo proprietario iniziale. Non c’era più Pippo, non c’era più il figlio Sergio, ma c’è ancora il nipote Osvaldo Bassini, che tra l’altro pur lavorando ed abitando da tanti anni a Perugia, mantiene stretti contatti con Città della Pieve ed i suoi amici e si è conservato un piccolo appartamento proprio accanto al vecchio forno ed alla sua vecchia casa.

Fu così che qualche giorno fa, ci siamo visti, anche da vecchi compagni di scuola e di fede viola, e mi ha raccontato questa bella storia ed ho potuto fotografare questo pezzo di storia pievese. Questo bel pezzo di storia pievese.

Gianni Fanfano