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“Cuba libre”

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Sinora il Corriere Pievese ha trattato e ospitato temi e problemi di carattere locale.  Lorenzo Berna ci ha inviato questo intervento che parla del suo rapporto e del suo giudizio su Cuba. Lo pubblichiamo per cominciare ad aprire le nostre pagine anche a problematiche più generali. Ovviamente con l’intenzione di mantenere il focus incentrato prioritariamente sulla nostra realtà. (g.f)

 

di Lorenzo Berna

 

Cuba ci sono stato parecchie volte e, scusate la volgarità, ancora oggi mi chiedo se per i cubani non fosse stato meglio rimanere il bordello degli USA piuttosto che essere diventati il bordello del mondo.

La libertà non ha prezzo: ma con la rivoluzione castrista Cuba è veramente diventata libera?

In ogni quartiere c’è una sede di un comitato di difesa della rivoluzione, presidiato da militari; in ogni condominio c’è un capo condomino la cui mansione non è esattamente quella di dare acqua alle piante condominiali ma di controllare i movimenti dei vicini di casa; ad ogni angolo di strada c’è una pattuglia di polizia (armata con Beretta calibro nove parabellum in bella mostra) da cui ogni cubano cerca di tenersi alla larga per evitare controlli.
I cubani, poi, non sono padroni di andare e venire da Cuba, salvo che non ci sia un qualche straniero che li inviti con la agognata “carta de invitacion”.
Non sono nemmeno liberi di comprare quello che desiderano, neanche i beni di primissima necessità, sia perché non hanno il denaro per farlo sia perché, quando ce l’hanno, non ci sono i beni da comprare.
A proposito di questo, una delle cose che mi ha fatto specie è che per una lattina di aranciata ci vuole un dollaro e per una bottiglia di rum… sempre un dollaro!
La situazione è talmente oppressiva e paradossale che, invece non dico ci prendere a calci in culo i propri governanti ma almeno di preoccuparsi di consolidare la propria casa, ciò che più desiderano i cubani è di farsi spedire l’ultimo IPhone da qualche amico connazionale all’estero.

E di tutto questo la colpa si da al bloqueo…

Si parla da sempre di embargo su Cuba ma, solo per dirne alcune, io ho visto con i miei occhi lungo il Malecon, il famosissimo lungomare dell’Avana, scintillanti concessionarie d’auto europee e giapponesi.
Al porto dell’Avana ho persino visto navi cargo battenti bandiera USA che portavano polli destinati al mercato cubano.

E questa ultima mi è sembrata la cosa più assurda del mondo, quella che mette sotto i riflettori il paradosso del regime socialista cubano (che si vanta di essere fieramente autonomo sotto il profilo economico) nonostante il blocco e poi importa i polli dagli USA: qualcosa non torna, no?

E poi i cubani non farebbero prima ad allevarli da soli?

Evidentemente la cosa non conviene, sotto l’aspetto sociale e politico e tutti devono essere operai dello stato.

Dove tutto deve dipendere dal regime, nessuno deve fare altro che attendere ordini.
Questo è il miglior modo per trasformare un individuo teoricamente dichiarato libero in un soggetto controllabile e ricattabile.
I cubani che lavorano sono tutti dipendenti dello stato perché non esiste attività commerciale grande e piccola che non sia gestita dallo stato cubano, a meno che non sia un’attività clandestina o a nero.
In questo modo tutti coloro che vogliono avere uno stipendio con cui vivere (generalmente basso o bassissimo) devono ubbidire.

A proposito… A Cuba è frequente imbattersi in qualche giovanotto che, zaino in spalla, ti propone l’acquisto di un qualche prodotto alimentare in scatola tipo tonno, carne o latte in polvere.
Non si tratta del promoter di un supermercato, ma di mercato nero di roba rubata allo stato.

Lo stato mi fotte? Io fotto lo stato…Solo che in questo gioco a chi si fotte prima e di più, quelli che non vincono mai sono i cubani.
Gli unici (pochi) che invece ci guadagnano qualcosa sono quelli che sono parte organica del regime, in quanto funzionari del partito socialista o dell’esercito.

Insomma, nemmeno a Cuba, la legge è uguale per tutti nonostante il socialismo.

A proposito, un giorno mi trovavo dentro una sala di un CDR (Comitato di difesa della rivoluzione) per una festicciola di compleanno: nelle pareti della stanza erano stati dipinti i volti di alcuni castristi morti durante la rivoluzione e mi sorprese il fatto che erano tutti bianchi.
Al che dissi ad un cubano (di colore) che mi stava vicino: occhio compagno, che questi vi stanno fregando.
Ed in effetti, a Cuba, contrariamente a quanto si può ritenere da lontano, è presente un razzismo strisciante molto simile a quello degli USA: e manco a farlo apposta le persone di colore sono quelle che stanno peggio di tutte.

Si rassegnino anche quelli che dicono che la sanità lì è gratis e funziona bene: che ci siano buoni medici è fuori discussione, ma senza medicine è impossibile fare una buona sanità ed è un guaio ammalarsi.
Meno male che i cubani sono generalmente di sana e robusta costituzione, se non fosse per quel maledetto asma endemico che li perseguita per via delle case malsane e senza finestre…

La libertà non ha prezzo, è vero, ma Cuba non era e non è diventata libera neanche con Fidel Castro.

E adesso che il Presidente USA ha dichiarato il suo programma a riguardo, i cubani non si facciano illusioni.
E’ solo una questione di business tra governi, la libertà non c’entra nulla.

P.S.

Il “Cuba libre” fu inventato da un soldato americano durante la guerra tra Spagna e USA per la “liberazione” di Cuba dagli spagnoli. Ci siamo intesi, no?