Il corso della Libera Università sul “Secolo breve a Città della Pieve”, continua e si appresta ad iniziare il racconto dal secondo dopoguerra alla fine degli anni ottanta.
Con Maria Luisa Meo e Valerio Bittarello abbiamo nel corso di quattro incontri parlato a lungo del primo novecento pievese, della mezzadria e del movimento contadino, della nascita del socialismo e dell’avvento del fascismo, della prima e della seconda guerra mondiale. Dei grandi e dei piccoli fatti. Della storia e della vita quotidiana.
E sono state ricostruite anche alcune figure significative ed importanti di questa prima parte del secolo scorso, da Arduino Fora a Filiberto Cappannini, da Solismo Sacco a Gino Cappannini. Altri personaggi, altri temi altre tappe importanti della nostra storia, saranno trattati nelle prossime lezioni che si tengono tutti i lunedi e che si concluderanno alla fine di febbraio.
Qui vogliamo mostrarvi, anche se questa volta la qualità è piuttosto scarsa, anche perché passate attraverso diverse scansioni, alcune foto importanti risalenti proprio ad un secolo fa.
Siamo nel 1914. I socialisti hanno vinto le elezioni comunali e Arduino Fora è diventato uno dei primi due sindaci di sinistra, insieme a quello di Spello, dell’Umbria.
La nuova amministrazione vuole affrontare subito il problema del lavoro e da’ inizio ad una serie di importanti opere pubbliche. Queste foto ci fanno vedere come era Città della Pieve, quando ancora c’era la Porta al Prato o Porta San Francesco o ancora Porta Perugina. Cioè quando la Rocca aveva una serie di fabbricati davanti e si collegava tramite la porta appunto con quello che fu per diverso tempo l’ospedale prima di trasferirsi nel convento dei Serviti. Foto che ci fanno vedere i lavori di demolizione della porta e poi la Rocca del 1923, ripulita nella sua struttura originaria, con le sue torri e nell’ assetto che conosciamo oggi.
Va detto che mentre queste demolizioni, oggi, con il concetto e la cultura che abbiamo della conservazione architettonica ed urbanistica, ci possono sembrare dei sacrilegi, così non era per l’epoca di cui stiamo parlando. Non solo, ma fu dichiarata nello scopo delle opere, anche una vera e proria intenzione di “aprire una nuova prospettiva alla città”, con la valorizzazione dell’area a nord , del Viale Icilio Vanni e di quella zona che di lì a poco, avrebbe ospitato i garage della Società Pievese, il Monumento e ancora più avanti il Parco della Rimenbranza.
Si può dire che l’ asse di sviluppo che ha vissuto e vive Città della Pieve, e che ci sta portando anche ad alcune riconsiderazioni sul centro storico e sul suo riequilibrio, verso San Pietro per esempio,nascono proprio, anche se non solo, dai lavori e dalle scelte di quel 1914 di cui vi mostraimo qualche testimonianza.