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Città della Pieve. Ottant’anni di pittura di Franco Bellardi. Mostra a Palazzo della Corgna

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(Cittadino e Provincia)  Prenderà il via sabato 23 marzo alle ore 17 la grande antologica del pittore Franco Bellardi che offre a Città della Pieve, agli amici e agli appassionati d’arte un viaggio immersivo nella sua opera dagli anni Cinquanta ad oggi.

Franco Bellardi artista poliedrico ed eclettico nasce a Ferrara, ma trascorre la sua vita artistica fra Roma e Rieti. Ha con Città della Pieve un legame affettivo e famigliare oramai da almeno cinquant’anni.

La natura universale, vegetale e umana, dal paesaggio al nudo, senza mai mettere in secondo piano i fidati compagni di vita (cani, gatti, galline ecc…) sono il fulcro della vita e della narrazione artistica; un tutt’uno che attraversa le tecniche figurative e la scultura.

Introduce la mostra, già sulle locandine e sulla copertina del catalogo, l’opera “Sai chi sei” che, come scrive una delle curatrici della mostra (la storica dell’arte Rebecca Rinalducci) è “una grande tela quadrata in cui Bellardi dipinge attraverso una pittura frenetica un occhio spalancato nel centro della cui pupilla posiziona un piccolo specchio circolare in cui lo spettatore può vedersi riflesso: riecheggia in questa composizione l’idea platonica – che deriva dal “conosci te stesso” socratico – secondo la quale troviamo noi stessi nell’occhio dell’altro che guardiamo, o meglio nella parte dell’occhio che custodisce la sua virtù e la sua anima, cioè la pupilla.

Lo sguardo, occhi dentro gli occhi, è ad esempio proposto, nella prima metà del XV secolo – in un momento storico che vive un forte recupero delle teorie platoniche -, da Donatello attraverso il bassorilievo marmoreo della Madonna Pazzi che pone Madre e Figlio in un intimo dialogo silenzioso: nelle pupille del Bimbo la Vergine conosce se stessa ed il senso della sua vita e, viceversa, dentro i suoi occhi il Bimbo riflette e vede il proprio “io”.

Il percorso di mostra, patrocinato dal Comune di Città della Pieve, si articola nelle sale di Palazzo della Corgna seguendo un ordine cronologico, ma anche valorizzando le diverse tecniche che Bellardi ha esplorato e proposto in questi anni.

Alla sala con le “carte” ad acquerello, segue quella della calcografia che è, per il pittore una sorta di “nido”, riparo sicuro, dove tornare in più fasi della sua produzione artistica; un nido di cui ha fondato le radici alla fine degli anni Settanta, a Venezia studiando presso il Centro Internazionale di Calcografia.

Spiccano nel piano nobile le opere di grandi dimensioni, tele ad olio, tempera e acrilico che ripercorrono alcuni temi cari all’artista fra cui quello del nudo femminile.

Si susseguono nelle sale del piano nobile anche i grandi paesaggi, la natura raccontata attraverso finestre ideali, la piana reatina, il Terminillo, scorci anche di Città della Pieve e della campagna umbra più in generale. La cappella di Palazzo custodirà una serie di immagini che riproducono i grandi cicli sacri che Bellardi ha realizzato nel reatino, dalla parrocchiale di Santa Maria Maddalena dove tutti e sei gli altari minori e l’altar maggiore ospitano tele e affreschi di grandi dimensioni, fino alle opere minori nelle chiese di campagna e rurali.

L’antologica del 2024 è l’occasione per vedere, come in un ideale nastro continuo, le opere di Bellardi affiancate e scoprirne tratti comuni e atmosfere, dalle opere degli anni Cinquanta con un figurativismo scomposto secondo un’attitudine un po’ cubo-espressionista, a quelle degli anni Settanta che sono veri e propri manifesti che percorrono tempo e storia del contemporaneo.

Chiudono l’esperienza antologica le opere dell’ultimo decennio che tornano su temi di attualità quali i migranti e l’uso corretto delle risorse per una più consapevole tutela dell’ambiente.

L’opera simbolo dell’ultima produzione deve essere il “Canomo”, che è un atto d’amore, ma più ancora un manifesto che racchiude la summa della filosofia del pittore, l’aspirazione ad una società inclusiva e supportiva che veda tutta la natura concorrere al bene senza distinzione certi che quelli che gli altri definiscono “animali” abbiano il loro ruolo definito nel circolo fruttuoso dell’armonia.