Dopo le interviste al sindaco e alla Meo, continua il nostro giro di domande ai protagonisti del consiglio comunale e della politica pievese. Questa volta tocca a Lorenzo Berna del gruppo “Città della Pieve prima di tutto”
Lorenzo, partiamo da lontano, perché hai iniziato a fare politica?
Iniziai a fare politica a 18 anni per militare contro il pensiero unico dominante che allora strisciava e vedevamo in pochi e che oggi si è manifestato e realizzato con tutta la sua violenza: predominio dell’economia sull’etica e sulla politica, indebolimento delle identità nazionali e delle differenze culturali a favore della globalizzazione, consumismo spinto ad ogni livello e disprezzo di ogni conseguenza ambientale e sociale.
Sei ancora giovane, ma “politicamente” cominci ad essere “anziano”, e tu sai che oggi i cittadini chiedono alla politica tempi brevi e facce nuove. Hai cominciato a preparare la successione alla tua leadership nella destra pievese?
Non si è mai abbastanza vecchi per continuare a difendere le proprie idee, non credi?
E se il nuovo che avanza è un giovane vecchio modello Renzi, allora l’esigenza di insistere a combattere è vitale. Io non smetterò mai di oppormi idealmente ad un sistema politico costruito sulle menzogne a danno del popolo italiano o pievese che sia.
I cittadini prima o poi dovranno aprire gli occhi e smetterla di credere al solito pifferaio magico di turno: ed è meglio per tutti che questo accada al più presto, prima che la realtà politica ed economica negativa diventi irreversibile e ci schiacci definitivamente, sottomettendoci senza possibilità di ritorno al dominio di stati più ricchi e potenti.
Quanto a me ed alla mia successione, mi spiace deluderti, non sono un re e non devo lasciare nulla a nessuno: gli spazi, i ruoli, la credibilità in politica si conquistano con la partecipazione e la continuità.
Però ci sono voci anche su un tuo prossimo passo indietro, sono vere?
Si, anche perché sono stato io per primo a comunicare la mia intenzione di volermi dimettermi da consigliere comunale. In un comune di piccole dimensioni come il nostro, la politica, prima ancora che in Consiglio Comunale, si fa dentro la comunità.
Voglio, però, che anche altri componenti della mia lista possano fare una preziosa esperienza istituzionale e, quindi, appena utile, rassegnerò le dimissioni dalla carica di consigliere per coadiuvare chi, nel tempo, si succederà in quel ruolo.
Hai letto il pezzo del CP sul silenzio della politica pievese. Che mi dici?
Dico che i problemi che noi abbiamo denunciato con forza stanno ancora tutti la irrisolti e, semmai, pronti ad aggravarsi. Ed i Pievesi li conoscono uno ad uno sulla loro pelle.
Dopo le elezioni ho voluto parlare meno possibile, affinchè nel proprio intimo ciascun Pievese potesse riflettere e tirare le proprie considerazioni al di fuori di qualunque polemica politica.
100 giorni circa di amministrazione Scricciolo, che giudizio dai?
E’ presto per dare un giudizio. Posso solo dire che gli ostacoli sulla strada di questa amministrazione sono talmente tanti e di così grande rilevanza che sarà un miracolo se riuscirà a fare meglio di quella precedente.
Questi ostacoli nascono dal sistema di governo politico amministrativo regionale e locale che domina l’Umbria da 70 anni e di cui questa amministrazione comunale fa comunque parte.
Non ci sono alibi, dunque: il PD è all’ultima spiaggia. E’ questo è evidente a tutti: credo anche al Sindaco Scricciolo che non è uno sprovveduto.
E tu in questi 100 giorni su che cosa ti sei impegnato maggiormente?
In queste prime settimane mi sono dedicato a dare continuità alle iniziative che mi avevano visto protagonista nei tempi precedenti.
Ho chiesto che si aprisse finalmente il piano permanente di lavoro sul mondo della scuola a Città della Pieve che era stato reso possibile da un ordine del giorno concordato con la maggioranza nella precedente consiliatura: questo è accaduto.
Adesso spingerò per fare lo stesso nel settore della gestione dei rifiuti, chiedendo che venga riconvocata e si metta all’opera la commissione di studio che era stata istituita dietro la mia richiesta.
Sei stato, con responsabilità minori rispetto a quelle delle giunte locali ed in particolare della Regione, uno dei più contrari rispetto all’ospedale unico, come giudichi la situazione attuale dei servizi sociosanitari della nostra zona, ora che lo spettro dell’ospedale unico non c’è più?
Sono stato contrario al progetto di ospedale unico finchè era possibile sperare di far intendere alla Regione Umbria che l’unico ospedale unico che aveva ragione di esistere nel Trasimeno – Pievese c’era già ed era quello di Città della Pieve.
Ad un certo punto questo è diventato impossibile, anche perché fu proprio un Pievese, l’ex Sindaco Fallarino, ad avallare la chiusura del nostro ospedale.
Quando, dunque, l’unica soluzione per continuare ad avere una sanità accettabile nella nostra area era quella di realizzare un nuovo ospedale unico, sono stato a favore della sua realizzazione.
Oggi è di tutta evidenza che il progetto era solo un bluff. Adesso i due ospedali sono solo dei simulacri ed è facile prevedere che, fra qualche anno, saranno chiusi entrambi.
Come vuoi che giudichi questa situazione?
La riorganizzazione dei piccoli comuni è all’ordine del giorno, quella dei medi seguirà a breve, i progetti di area sono la dimensione minima per essere presi in considerazione e per avere un minimo di possibile efficacia e potere contrattuale, qual è la tua posizione oggi sulle aggregazioni di Città della Pieve ed in particolare sulla riproposizione stanca e perdente del “comprensorio del Lago”?
Il Comprensorio del Trasimeno era una formula amministrativa che non teneva conto delle profonde e concrete differenze storiche, sociali ed economiche tra Città della Pieve e gli altri comuni. Adesso che quell’esperienza è terminata, tali differenze si vedono ancora meglio e, con esse, anche l’isolamento in cui Città della Pieve da sempre si trova.
L’unica possibilità di aggregazione territoriale ed istituzionale di un territorio effettivamente omogeneo non può che costruirsi con Paciano, Piegaro ed i comuni dell’Alto Orvietano. Ciò che, d’altronde, è sempre stato nella storia degli ultimi 500 anni, nei quali Città della Pieve ha rappresentato nei fatti un punto di riferimento naturale di quel territorio.
In queste settimane un gruppo tecnico umbro-toscano sta scegliendo il sito per la proposta di realizzazione di una stazione dell’Alta Velocità. Tu che ne pensi e qual è la posizione delle destre regionali a riguardo?
Le destre regionali? Mai conosciuta una loro opinione su nessuno dei problemi che interessino gli umbri. Se vuoi la mia, ti dico che il sito migliore sarebbe a Città della Pieve.
Ma so che questo non sarà possibile perché l’interesse prevalente è quello di creare un asse trasversale Tirrenico- Adriatico e di agganciare Perugia e l’Aeroporto di S.Egidio ai grandi flussi di traffico nazionale.
Vedo che ti stai impegnando anche a titolo professionale per la crescita delle iniziative di qualità a Città della Pieve. La domanda è sempre la stessa, ma credo che non cambierà ancora per diverso tempo. Quali sono le risorse che la nostra città ha e come si deve perseguire la valorizzazione delle stesse?
Per prima cosa, per avere successo, Città della Pieve deve proiettare all’esterno un’immagine di successo. Quindi è necessario fare del nome stesso di Città della Pieve un brand, un marchio che goda di riconoscibilità immediata e di grande apprezzamento da parte di un pubblico vasto. Per fare questo occorre puntare su tutte le caratteristiche che fanno di Città della Pieve un qualcosa di unico nel suo genere.
Insomma, occorre dare un motivo in più (e comunicarlo bene) per fare si che un potenziale visitatore scelga la nostra Città e non qualche altra destinazione. In questo senso mi sto impegnando per realizzare un programma di promozione di Città della Pieve che sinora nessuno ha mai realizzato: presto ne riparleremo.
Hai letto le interviste che abbiamo fatto a Scricciolo ed alla Meo? Hai qualcosa da dire loro riguardo a quanto hanno detto?
Si, le ho lette. Al Sindaco Scricciolo rivolgo l’invito ad esporre chiaramente i piani della sua Amministrazione Comunale ed evitare di procedere sotto traccia e per salti, come sinora fatto dalle precedenti amministrazioni.
Voglio raccogliere, infatti, il suo invito a confrontarsi ed agire per il bene della Città, ma voglio sapere in anticipo quali siano le proposte sulle strategie ed i mezzi cui si intende dare vita per realizzare gli obiettivi individuati.
Spero anche che, questo Sindaco, si renda finalmente conto che l’Amministrazione Comunale non può sostituirsi all’iniziativa privata e che, al contrario, deve sostenere ogni sforzo privato indirizzato al bene della Città.
Al Consigliere Meo, vista la scelta di definitiva opposizione al vecchio sistema di potere locale, dico solo di fare sistema con tutti i gruppi di minoranza in consiglio e di collaborare per la riunificazione dei voti di opposizione.
Se si dovesse rivotare per un vizio di forma qualsiasi e questa volta vinci le elezioni, qual è la prima cosa che faresti una volta insediato a Palazzo Fargna?
La risposta è facile: consolerei Fausto. Poi inizierei a lavorare affinchè Città della Pieve diventi il posto più bello in cui vivere.
Buon lavoro Lorenzo.