Home Argomenti Arte e Cultura “Ambulacro del Canuti” dopo tanto di oblìo e segnalazioni qualcosa si muove

“Ambulacro del Canuti” dopo tanto di oblìo e segnalazioni qualcosa si muove

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Città della Pieve. Forse chi  ha apprezzato più la notizia è stata l’anima di don Uberto Volpi che con molta tenacia negli anni sessanta dalla pagine di “Pieve Nostra” segnalava la presenza e la necessità di intervento sul poco conosciuto “ambulacro”, attribuendogli una origine etrusca, che invece Monsignor Canuti, lo storico sinora pievese per eccellenza, aveva messo in grande rilievo nelle sue pagine. Ambulacro che si trovava e si trova, proprio sotto le curve di San Pietro, lungo la strada che scende a Ponticelli, in dei terreni che oggi sono di proprietà di Giorgio Rubeca. La notizia, che poi riportiamo integralmente, la dà il Comune informando di una visita fatta dal Sindaco e dal gruppo delle archeologhe volontarie che sono state tra le protagoniste degli scavi della Tomba Etrusca di San Donnino.

Il Corriere Pievese era tornato in un paio di occasioni su questo tema , sia ripubblicando “Pieve Nostra”, sia dando ascolto ad alcune sollecitazioni di un gruppo di cittadini, guidati da Bruno Trenta. Anche di questo intervento riportiamo sotto l’articolo del Corriere Pievese.

Dalla nota del Comune, si evince che la situazione è molto deteriorata e molto lontana dalla descrizione fatta a suo tempo dal Canuti, ma anche che esistono reperti interessanti  e che si ha l’intenzione di fare un primissimo intervento. Bene. Come dire, meglio tardi che mai.

(g.f)

Questa è la nota stampa del Comune

Città della Pieve, “riscoperto” l’Ambulacro sotterraneo

Ancora una volta la terra pievese rivela tesori. Nei giorni scorsi si è riacceso l’interesse rispetto ad una “grotta singolare” come venne descritta da Fiorenzo Canuti nel volume “Nella patria del Perugino” del 1926. A quasi cento anni, da quel sopralluogo del sacerdote scrittore appassionato di beni culturali, a calarsi nella grotta è stata una spedizione composta dalle giovani archeologhe che ormai hanno conquistato il cuore dei pievesi grazie al loro impegno volontario sulla Tomba di Laris. A scendere 17 metri sotto terra con questo gruppo è stato anche il sindaco Fausto Scricciolo accompagnato da Giorgio Rubeca, il privato proprietario del terreno sotto il quale si estende l’ Ambulacro sotterraneo e che gentilmente si è reso disponibile alla visita.  Ciò che vide il Canuti quasi 100 anni fa, presumibilmente in buono stato, ad oggi non si presenta nelle medesime condizioni descritte, il sopralluogo ha potuto rilevare dal punto di vista strutturale diversi livelli di conservazione. Il corridoio di accesso è ben mantenuto come le sue nicchie laterali, mentre l’ambiente “santuariale”, come fu definito, è parzialmente interrato per oltre un metro e rovinato. Il lato destro presenta ancorala medesima conformazione descritta dal Monsignore, ossia tre piccole nicchie sovrapposte a tre nicchie più grandi interrate, una profonda nicchia anch’essa interrata e un pilastro in muratura con tre fori. Il lato sinistro, invece, è completamente distrutto fino allo strato naturale tanto da non permettere il riconoscimento di nessuno degli elementi presenti nella parete opposta, ad eccezione di una nicchia speculare a quella dell’altra parete. Dal rilievo degli anni ’30 l’ambiente aveva forma ellissoidale terminante con una cuspide, quest’ultima è ancora conservata sebbene molto erosa. Il Canuti, infine, aveva descritto come tutto l’ambiente fosse decorato da pitture e graffiti, elementi che lo hanno indotto a ritenerlo un santuario mariano. Di queste non restano che alcuni piccoli frammenti in rosso e azzurro ed alcuni graffiti probabilmente preparatori per la pittura definitiva. Lo stato di precarietà di queste decorazioni si evince anche dalle parole dello stesso Canuti, che le descriveva dipinte su un sottile strato di intonaco. Non c’è da stupirsi quindi per il loro deperimento dopo quasi 100 anni. A seguito di questo sopralluogo, l’idea delle giovani archeologhe è quella di fare un rilievo grafico di quanto visibile (planimetria e prospetti) e magari di effettuare lo svuotamento dell’interro che ormai ricopre l’ambiente fino quasi a colmarlo e cercare di comprendere le reali dimensioni dell’ambiente, eventuali elementi architettonici e pitture ancora presenti, poiché l’interro attuale è a grandi linee lo stesso visto dal Canuti come si evince dal disegno pubblicato nel suo libro.

Questo è l’articolo del Corriere Pievese del gennaio 2016

articolo gennaio 2016