Home Rubriche Il punto di vista del direttore Altra finale al “maxischermo. Come quella raccontata da Riccardo Lorenzetti

Altra finale al “maxischermo. Come quella raccontata da Riccardo Lorenzetti

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Saranno tanti i “maxischermi” in funzione nella prima serata di questa  domenica 11 giugno dell’anno di grazia 2021, anno secondo della grande pandemia.  Ci metteremo tutti davanti ai maxi o ai mini o ai medi schermi a guardare Inghilterra – Italia, finale dei Campionati Europei di Calcio del 2021, rinviati l’anno scorso perchè stavamo uscendo dalla prima ondata di quello che chiamavamo ancora, da poco addottorati, “coronavirus”.

I maxischermi li allestiranno e li metteranno a disposizione degli sportivi o dei semplici cittadini che in questa occasione si trasformeranno in tifosi e patrioti o i Comuni o qualche bar. Le raccomandazioni a fare attenzione non mancheranno anche se poi alla fine andrà tutto come andrà. Come già è andato nelle partite precedenti. E Wembley sarà pieno di inglesi che vorranno rifarsi in qualche modo dal circa mezzo secolo di astinenza, da quando vinsero  sempre a Londra il loro unico trofeo, il Campionato del Mondo del 1966. Anche se era una bella squadra quella dei fratelli Charlton, che giocavano con la maglia rossa quel giorno, e noi la vedevamo grigio chiara. Perchè le maglie e il loro colore erano ancora una cosa seria e non le arlecchinate di adesso. Vinsero anche con un goal fasullo, di Hurst, dove l’arbitro disse che la palla era entrata, ma che a tanti non era sembrato proprio. Ma non si poteva chiedere  al Var, perchè il Var e la moviola erano ancora molto lontani da venire. E’ restato il loro unico trofeo in uno sport, il football, che hanno inventato nel diciannovesimo secolo e che per diverso tempo hanno ritenuto roba loro tanto da non partecipare alle prime edizioni della Coppa Rimet. Speriamo bene, perchè la spintina con la Danimarca c’è stata. E speriamo che i tuffi in area restino tuffi e non diventino rigori. .

Con o senza mascherina ci saranno tanti “maxischermi”, come nel 2006, quando vincemmo noi i campionati del mondo,  come ha raccontato nel suo primo libro Riccardo Lorenzetti dal titolo appunto “L’anno che si vide il Mondiale al Maxischermo”.

Fu, quella di Riccardo,  la sua prima fatica editoriale, pubblicata da “Primamedia editore” nel 2013. Seguiranno poi “Libertà è un colpo di tacco” nel 2014, “L’amore ai tempi di Mourinho”, nel 2015, “Il paese più sportivo del mondo” nel 2018, “Un bellissimo spreco di tempo”, nel 2020, e infine “L’impresa impossibile” di questi giorni.

Il titolo del libro viene dal primo dei quattro racconti che lo compongono e che è un piccolo gioiello di storia. Storia locale, storia di un piccolo centro, storia politica, storia di alcune tipologie di personaggi presenti ovunque. Storia di lezioni e lezioni di storia.

Il PCI non esisteva più da quindici anni circa, ma nel paesino che sembrava uno dei tanti nostri paesini, praticamente non sembrava essere cambiato nulla, perlomeno nella testa dei personaggi più influenti della sezione, quelli che sono rimasti al loro posto, perchè appunto pur cambiando sigle e simboli, pur passando gli anni, loro non si erano mossi, convinti di avere dalla loro parte la verità e la ragione. Ed essendo dalla parte della ragione non potevano accettare la proposta di un maxischermo e di una partita nel tempio e nel rito immutabile della loro politica, che fruttava sempre dei bei voti anche se molti meno dei tanti di prima.

Fu così che divampò una guerra feroce durante le qualificazioni prima e e poi per la finale con gli azzurri in campo. Il “maxischermo”,  l’aveva preso  la Pro Loco e mieteva allori di presenze e consumi, la Festa dell’Unità che ribatteva con i dibattiti politici e le orchestrine del liscio, e aveva quattro gatti e i  magazzini pieni di invenduto.
La sconfitta per la Festa dell’Unità e per i duri e puri fu totale. ma forse ancora oggi, se qualcuno potesse andare a discuterci di rebbero che loro stavano e stanno dalla parte giusta. Anche se  tutta la gente sta davanti al maxischermo e canta a squarciagola l’inno di Mameli. E non si può dire nemmeno che sono tutti fascisti, perchè anche tutta la cucina e la gara di briscola e la ruota con il prosciutto se ne sono andati  davanti al maxischermo.

Gianni Fanfano