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Umbria – Edilizia. Sei anni da incubo

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dal Corriere dell’Umbria di Gaia Nicchi e Giuseppe Silvestri Umbria (titolo del Corriere Pievese)

II settore edile è ancora nel tunnel della crisi e il percorso per uscirne sembra lungo e tortuoso. Ma c’è chi, nonostante i dati negativi, non si lascia scoraggiare e guarda al futuro con un pizzico di ottimismo.

Il presidente di Ance Perugia, Giancarlo Brugnoni definisce gli ultimi sei anni fra i più “disastrosi” della storia dell’edilizia locale e nazionale, sebbene intravveda “margine d’intervento”. Con i dati della Cassa Edile di Perugia alla mano, il presidente analizza questo arco temporale, a partire dalla massa salari, dalle ore lavorate, dal numero di operai e di imprese. Cifre significative che mostrano l’inesorabile tramonto di un settore che, negli anni d’oro, ha dominato l’economia italiana. Basti pensare che nel 2008 le imprese erano 2.921, gli operai 13.236, nessuna ora di Cassa integrazione, le ore lavorate 19.318.697 e la massa salari 170.317.587. Dal 2009/2010, la musica comincia a cambiare, compaiono le ore di Cig, diminuisce il numero delle imprese, la massa salari e le ore lavorate. Per arrivare nel 2015 con 1.503 imprese, 6.561 operai, 978.206 ore di Cig, 7.398.804 ore lavorate e 77.465.832 di massa salari. “Dati che vanno letti – commenta il presidente alla luce di un documento fondamentale e innovativo per la nostra regione, qual è il Dure, per la regolarizzazione contributiva che ha fatto emer gere molto lavoro nero”. Brugnoni sottolinea la centralità di un settore che è “trainante per l’economia regionale e nazionale”: “Le istituzioni non comprendono – afferma – che se non riprende questo settore, tutta l’economia stenta a decollare”. Nonostante l’attuale situazione, il presidente Brugnoni guarda con fiducia all’avvenire: “Ciò che è stato fino a oggi, non sarà più. Ma possiamo indirizzare professionalità e know how verso nuovi e proficui obiettivi. Penso alla ristrutturazione del nostro grande patrimonio artistico-architettonico, del centro storico, dell’edilizia scolastica (che versa in gravi condizioni e ospita il nostro futuro), fino alle infrastnitture.

A breve, presenteremo uno studio sulla rigenerazione urbana e manutenzione straordinaria del territorio da cui emergono chiaramente i campi di intervento del nostro settore”. Alle istituzioni, Ance Perugia chiede “meno burocrazia, più finanziamenti e più ricorso alle imprese locali”. – Qui Temi. I primi segnali di risveglio dell’economia della conca ternana non riguardano sicuramente il comparto dell’edilizia. E’ quello che maggiormente ha sofferto in questi anni, perdendo decine e decine di im- prese e centinaia di occupati. Sconsolante il bilando finale della Camera di commercio sul fronte della natalità/mortalità delle imprese. Nel corso del 2015 le nuove attività sono state 145, mentre le chiusure 200. Il saldo negativo è di ben 55 aziende. Da mesi Paolo Ratini, presidente dell’Ance di Temi, ribadisce che è sufficiente guardare la atta dall’alto: non c’è una sola gru attiva. Nessun indice lascia intravedere segnali di ripresa e il mercato immobiliare è desolante: il prezzo dell’usato è letteralmente crollato con percentuali a due cifre, inevitabilmente nessuno si avvicina al nuovo. La mancanza di lavori pubblici fa il resto. Gli enti locali hanno drasticamente tagliato le risorse per i lavori di manutenzione, mentre di costruzioni da avviare nemmeno se ne parla. Ovviamente i riflessi sull’indotto sono drammatici. La conseguente crisi occupazionale che si è innescata nel comparto è talmente gl’ave che tanti operai stranieri – molto frequenti nel settore dell’edilizia – hanno addirittura lasciato la conca. Oltre a sperare in una lenta ripresa del mercato immobiliare, gli operatori si augurano che qualcosa si muova proprio sul fronte dei lavori pubblici. Fiorello Fiore

tti, presidente della Federazioni costruzioni di Confartigianato spera, ad esempio, che vengano rafforzate quelle misure che valorizzano le micro e piccole imprese locali nella partecipazione alle gare di appalto. “Significherebbe – spiega – dare una mano all’occupazione ma anche alla tutela del territorio, con ripercussioni su tutta la filiera”. In pratica si chiede di introdurre criteri premiali che valorizzino i lavori “a chilometri zero”, puntando sulle aziende “di prossimità” rispetto al luogo di esecuzione dell’intervento. Vantaggi ne deriverebbero anche per chi appalta il lavoro: facilità nell’acquisire informazioni sull’impresa, controllo immediato, referenti specifici e facilità ad individuare le responsabilità.