Home Rubriche Dopo voto in Umbria. Le liste civiche del Pievese e dell’Orvietano si...

Dopo voto in Umbria. Le liste civiche del Pievese e dell’Orvietano si daranno un ruolo politico?

Condividi

La mappa ed i flussi elettorali, della nostra regione, dopo il 26 maggio, sono chiari. Le città più grandi dell’Umbria sono governate dal centro destra (Perugia, Terni, Foligno, Orvieto, Todi, Spoleto). In queste ultime tornate il centro destra ha conquistato anche alcune roccaforti storiche della sinistra come Umbertide, Bastia, Marsciano. Alla sinistra restano gran parte del Trasimeno, Gubbio e Narni. La Lega è di gran lunga il primo partito. Il centro destra oggi è sopra il cinquanta per cento. Il centro sinistra, con tutti i gruppettini, arriva al trenta per cento. La marcia dei Cinquestelle si è arrestata al quindici per cento. In questi ultimi cinque anni più di settantamila voti sono passati dal Pd alla Lega.

C’è un piccolo fenomeno poi che ai più è sfuggito, abituati a fare le analisi con i comodi occhiali di categorie storiche ormai superate.

C’è il fenomeno non nuovo, ma oggi più attrezzato e organizzate delle liste civiche. E questo fenomeno sembra avere attecchito, più che in altre,  in un’area “storica” dal punto di vista , politico, sociale e civile dell’Umbria, l’area dell’Orvietano e del Pievese. Quello che era Il vecchio “circondario” prima delle riforme territoriali del ventennio fascista.

A Città della Pieve, Montegabbione, Monteleone, Ficulle, Fabro, si sono affermate liste chiaramente civiche o con forti connotati in tal senso, e costruite sulla richiesta e sulla difesa di diritti fondamentali che potremmo definire “territoriali”. Quei diritti territoriali che i processi economici ed istituzionali che si sono affermati sotto ogni bandiera, con la globalizzazione, hanno fortemente messo in discussioni in questi anni e che la Regione Umbria ha assecondato con il metodo della “polpa e dell’osso”. La polpa è stata la Valle Umbra, l’osso tutte le aree che stanno a est e ad ovest di essa.  Non solo ma anche nella città di Orvieto, la lista che ha fatto capo a Franco Barbabella, giunta terza,  ha ottenuto un ottimo risultato, come le liste civiche pur sconfitte di Piegaro e Panicale. Nel resto dell’Umbria poi sono state ancora molte  le esperienze di liste civiche che si sono segnalate per i buoni risultati a cominciare dalla stessa Perugia.

Cosa faranno adesso queste nuove aggregazioni e queste nuove espressioni di protagonismo civile, democratico, con forti identità territoriali? Si limiteranno a gestire il loro orticello locale , pur importante e legittimo, o cercheranno di darsi una dimensione, una capacità di rappresentanza, un peso contrattuale sovracomunale e quindi regionale? Tratteranno singolarmente magari con i nuovi esecutivi  regionali, o si daranno un metodo di contrattualità autonomo ma aggregato con i diversi livello di governo? Faranno un passo deciso verso una legislazione interprovinciale e interregionale o gestiranno, magari al meglio l’esistente?

In parole povere proveranno a costituirsi come nuovo soggetto politico, in una crisi verticale della politica e della rappresentanza, della capacità prospettare e costruire il cambiamento necessario o si limiteranno al solo campo amministrativo locale ?

Queste domande sono interessanti anche e soprattutto se si pensa alla grande partita della radicale riforma dei servizi che serve per ridare fiducia ai cittadini. Una rigorosa e attiva politica ambientale. La semplificazione della pubblica amministrazione, le gestione dei rifiuti e delle gestione delle acque, la riforma dei servizi sanitari. Le diverse priorità nei collegamenti e nei trasporti. In una parola come costruire una nuova regione, magari andando oltre quella attuale. Senza dimenticare che le aggregazioni e le unioni sinora utilizzate sono ormai tutte da sottoporre al vaglio dei risultati raggiunti e di una nuova gestione.

Il ragionamento è semplice. La sinistra in questi ultimi decenni non è stata in grado di dare risposte positive. Ma non è scontato che chi la sostituirà sia in grado di farlo. Anche perché i voti sono arrivati così tanti e all’improvviso che non ha potuto fare una naturale selezione dei gruppi dirigenti e insediarsi in modo sufficientemente rappresentativo in tutte le realtà.

E allora non sarebbe male allestire una terza via o una terza forza o semplicemente una via d’uscita, che almeno contratti quello che si può contrattare. Ospedale di area disagiata o ospedale unico, per quanto ci riguarda, docet.

Gianni Fanfano