Home Argomenti Cronaca C’era una volta il “fungo di Chianciano”

C’era una volta il “fungo di Chianciano”

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Cambia il mondo, cambiamo noi…cambia l’assetto urbanistico delle città. E’ inevitabile. E’ un bene? È un male? E chi può dirlo. “La risposta è nel vento”, solo la storia darà un responso che ulteriormente dividerà le opinioni: non tutti saranno d’accordo. Ma tanto la trasformazione nessuno può fermarla.

A Chianciano la sede storica della Polizia Municipale (precedentemente Dazio) viene demolita. “Il fungo” crolla sotto i colpi impetuosi della ruspa. Al suo posto si amplieranno i parcheggi del Museo Etrusco e quelli relativi a Villa Simoneschi. Quando qualcosa viene demolito, anche qualcosa di architettonico, la nostalgia per quello che c’era e ora non c’è più prende il sopravvento per un po’ e ci riconsegna i tempi passati. Per carità, questo meccanismo si innesca nella mente e nell’anima dei vecchi come me. Nel fungo si andava per chiedere spiegazioni delle multe, si facevano rimostranze sulla buona fede di una qualche veniale infrazione…caso mai potesse essere annullata la sanzione giustamente inflitta… O ci si recava con la speranza di una qualche collocazione nel mondo del lavoro: il Fungo era anche sede dell’Ufficio Collocamento. E, un secolo fa era lì che si prendeva l’assegno di disoccupazione per noi lavoratori stagionali alberghieri: Una folla vociante e disordinata intenta a rammentare tutti gli episodi più strampalati che avevano animato il periodo lavorativo. Poi chiamavano un nome, l’interessato firmava e riscuoteva l’assegno. Il mio primo assegno di disoccupazione ammontava a ventisettemila lire. Riscossi in unica emissione… Sì direi una pizza. Ma la domanda la si faceva affinché dallo stato si ricevessero i contributi figurativi  ai fini pensionistici. Insieme al fungo si sgretolano i residui ricordi di un mondo che non c’è più. I ricordi di una Chianciano sepolta dalle susseguenti interminabili crisi. I giovani sono disillusi e sono intenti a creare il loro futuro nelle più svariate direzioni. I vecchi come me, forse giusto per curiosità,  per scarsa fantasia verso il futuro, e anche per una sorta di esigua conoscenza delle nuove tecnologie, dei sistemi di informazione e dei nuovi lavori, dei quali sono assolutamente ignari, attendono a vedere cosa succede nel mondo che cambia.

Nunzio Dell’Annunziata