La direttrice del Corriere dell’Umbria, Anna Mossutto, ha difeso a spada tratta, in un recente articolo, i due giornalisti, Sara Minciaroni e Alessandro Antonini, autori da tempo della campagna di stampa sulle ceneri dell’Enel utilizzate nella Valnestore e sui possibili effetti a livello ambientale e sanitario. I dubbi, non sulla necessità di fare rapidamente chiarezza sul problema, ma appunto su una campagna di stampa giornaliera, spesso ripetitiva, erano venuti dai sindaci dei Comuni di Piegaro e Panicale, e in ultimo dal segretario regionale del Pd Leonelli. In sostanza è stato detto, ferma restando il sostegno alla ricerca della verità, prima di arrecare un danno grave all’immagine di quest’area, aspettiamo almeno l’esito finale delle ricerche che stanno svolgendo gli organismi preposti, dalla ASL all’Arpa.
Ora, proprio oggi, sempre sul Corriere dell’Umbria c’ è di nuovo la pagina a firma da una parte di Sara Minciaroni ( che è anche la responsabile dell’Ufficio comunicazione del Comune di Città della Pieve N.d.R) sugli accertamenti in procura e dall’all’altra di Alessandro Antonini che oltre a ripetere concetti e notizie già note, ci informa che “…siamo in possesso di una autorizzazione del 1985 dell’allora sindaco di Città della Pieve ( giusto sopra la Valnestore) Danilo Fonti che dà l’autorizzazione all’utilizzo di ceneri da carbone provenienti dalle centrali termoelettriche di La Spezia e Vado Ligure, classificate come residui speciali, con tanto di parere favorevole della USL, o fornite gratuitamente da una locale ditta di trasporto. Si tratta di 50mila metri cubi per il campo sportivo di Ponticelli e 20mila per un’area di Pobandino…”
Che dire? Diciamo quello che dicono in molti. Si facciano presto queste ricerche per verificare tutte le responsabilità politiche, tecniche ed imprenditoriali, se ci sono, ma soprattutto si valutino eventuali i rischi attuali per la salute dei cittadini. . Nel frattempo la magistratura faccia il suo corso parallelamente alle autorità sanitarie ed ambientali. Ma si eviti di chiamare, lo diciamo nell’interesse di tutti, la “Valle dei Fuochi” , che richiama la “Terra dei Fuochi” in mano alla camorra campana, la Valnestore ed ora anche alcune città limitrofe, una valle e città di gran pregio. Almeno prima che a dirlo siano la scienza e la legge.
g.f
Riportiamo sotto gli articoli apparsi sul Corriere dell’Umbria di oggi
(g.f)