Home Argomenti Ambiente “Alle Barricate“, ovvero dove le panchine guardano…gli alberi !

“Alle Barricate“, ovvero dove le panchine guardano…gli alberi !

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“Le Barricate” è una località fuori alle mura di Città della Pieve, distante circa 400 metri, in linea d’aria, dalla vetta della Torre Civica.

In essa è sorto, nel 1958, un nucleo di “case popolari” che, nel tempo, si è ingrandito sempre di più assumendo la fisionomia di una vera “frazione comunale”.

Diversi decenni fa, uno spazio dell’abitato venne destinato a “Parco” , un luogo dove gli abitanti del quartiere, carente di Piazza, potessero riunirsi. I bambini per giocare sulle attrezzature appositamente installate e gli adulti a conversare o ad ammirare le bellezze naturali .

Allo scopo il parco, distribuito su diversi terrazzamenti, fu dotato di :

– tavoli in legno con annesse panche ;
– panchine in ferro “strategicamente piazzate” per godere di vedute mozzafiato, sul paese e sulla Valdichiana ;
– alcuni barbecue in ferro e muratura per eventuali picnic;
– impianto di illuminazione con lampioni a palla.

L’inaugurazione, avvenuta in pompa magna, fu doverosamente festeggiata da Autorità e “popolo”.

Negli anni, però, piano piano le cose sono cambiate ed il “Parco”, ad oggi, ha perso non solo i connotati ma anche la funzione per cui fu creato.
Quasi mai manutenzionato con continuità, ha visto crescere a dismisura alberi e siepi piantate all’epoca della costruzione. Si è visto privare, inoltre, dei tavoli andati in marciume, mai sostituiti, e dei barbecue. L’illuminazione risulta fatiscente e con i lampioni rotti.

Le panchine in ferro restano ad emblema dell’abbandono totale in cui versa questo spazio pubblico. Erano state piazzate per ammirare il paesaggio e si ritrovano a guardare…alberi e siepi ! (vedere le foto).

Questa disagevole situazione ha portato la popolazione, ormai formata soprattutto da anziani, ad “arrangiarsi” per potersi riunire a chiacchierare specialmente nelle caldissime serate estive. Essa, infatti, si porta appresso da casa delle sedie per potersi accomodare.

In una zona mai interessata da “eventi” di qualsiasi tipo promossi dalle Amministrazioni che si sono succedute dal 1958, è possibile che venga a mancare anche un luogo di aggregazione?
E’ destino che questa contrada rimanga ancora allo stato di “residenza popolare” con tutti gli aspetti psicologici negativi a questo concetto collegati?

Se qualcuno di “buona volontà” (e ce ne sono tanti che sembrano interessarsi quotidianamente di problemi minori del Centro storico) ci legge, ci potrebbe aiutare in qualche modo a sollevare la questione nei luoghi “competenti”?

Antonio Dell’Aversana