Per mesi è stata definita sulla stampa regionale “la Valle dei Fuochi” a ricordare il fenomeno criminale che ruota attorno alla gestione dei rifiuti in Campania.
A tutela degli interessi delle popolazioni e delle attività economiche della zona, invitammo da queste colonne ad usare un po’ più di prudenza nell’interesse di tutti i soggetti interessati e soprattutto ad attendere i dati delle istituzioni scientifiche e degli organismi preposti.
Qualche tempo fa è stato fornito il dato comunicato dall’Arpa al Comune di Città della Pieve in cui è stato comunicato che non si sono registrate conseguenze per le ceneri utilizzate nel comune pievese.
Nei giorni scorsi sono comparsi sulla stampa regionale i dati di una relazione che il Dipartimento di Prevenzione della usl competente territorialmente, la USL 1, ha fornito al Comune di Piegaro sempre sul tema dell’attività della Centrale di Pietrafitta, delle relative ceneri e delle conseguenze sulla salute dei cittadini.
Queste testualmente le parti della relazione, che noi non conosciamo, ma che vengono riportate nella stampa regionale «Non si rendono evidenti elementi epidemiologici direttamente correlabili ad una esposizione della popolazione agli inquinanti prodotti dall’attività della ex centrale di Pietrafitta o alla presenza di ceneri».
Semmai si aggiunge che «i maggiori livelli di inquinamento si sono verificati nei primi decenni successivi agli anni ’50 con ricadute sanitarie sul territorio anche non più osservabili ad un’analisi che appunto riguarda il periodo 1994-2014».
Concludendo si dice che «Serve una costante osservazione epidemiologica della popolazione dell’area Valnestore valutando la possibilità di approfondire lo studio di alcune neoplasie e di estendere l’osservazione ad alcuni lavoratori in particolare quelli operanti all’intemo deUa ex centrale».
A queste parole nel Corriere dell’Umbria risponde l’avvocato Valter Biscotti “Dati inattendibili, calati all’improvviso su un ‘ indagine in cui è coinvolto un colosso. Un’attività volta a sminuire quello che è accaduto nella zona”. che, si dice, rappresenta circa 250 famiglie della Valnestore al cui intemo risultano soggetti malati di patologie tumorali.
Sempre su Corriere dell’Umbria il sindaco di Piegaro cui è stata inviata la relazione dice “Chiedemmo come amministrazioni uno studio epidemiologico sui tumori, a seguito del rapporto preliminare fornito dal registro tumori sempre richiesto da me. Perché chiesi all’inizio di tutta questa vicenda al registro tumori di avere una estrazione dei dati che poi generò diverse interpretazioni. Rispetto a questo tornammo a chiedere un ulteriore approfondimento di quel dato, uno studio epidemiológico sull’incidenza dei tumori in Valnestore, per rispondere a quei valori di incidenza più elevati. Ma è un primo studio che non abbraccia la totalità della Valnestore, va ampliato. Siamo in attesa di sapere rispetto all’indagine complessiva di Arpa che fare”. (g.f)