Rassegna Stampa dalla Nazione Umbria. Titolo del Corriere Pievese
Paciano. L’Unione dei Comuni del Trasimeno è una realtà da 58mila abitanti. Otto territori che, uniti, si collocano come terza città dell’Umbria subito dopo i due Comuni capoluogo. Nel neonato organo istituzionale non si parla di fusioni, ma dell’associazione di servizi e funzioni tra i vari Enti che potrebbe portare vantaggi notevoli. «Ogni Comune mantiene il proprio personale – spiega il presidente dell’Unione Fausto Scricciolo, sindaco di Città della Pieve – la propria identità e la propria natura giuridica. L’Unione gli da in più la capacità di avvalersi della collaborazione con i comuni vicini per svolgere meglio alcuni servizi. Il personale previsto per l’avvio è lo stesso che risiede nei comuni e che già svolge tali funzioni e continuerà a svolgerle nelle stesse sedi».
Tutta l’operazione, questo è sempre stato il punto fermo, non dovrà comportare costi aggiuntivi. Ma parlare di Unione dei Comuni significa guardare anche all’Iti. Proprio nella recente conferenza di presentazione è stato spiegato che, dai 15 milioni di fondi europei individuati dall’Investimento territoriale integrato, sono disponibili «600 mila euro per le dotazioni tecniche» e «400 mila euro serviranno a favorire l’associazionismo stesso». Dunque costi e spese ci saranno o no?
Su questo fa il punto il presidente Scricciolo: «Lo statuto dell’Unione parla chiaro – spiega – Per i Comuni non possono e non devono esserci incrementi di spesa. Ma la ricchezza che si potrà distribuire sul territorio grazie all’Iti richiede un lavoro sul fronte amministrativo necessario proprio all’attività di progettazione necessaria per accedere a quei fondi. I fondi Iti sono fondi europei e parte di quei fondi (una tantum) servono per poter fare progettazione, gestione e rendicontazione. Tutto questo rimane nel bilancio dei fondi stessi e non pesa sulle casse comunali». Il lavoro dietro i bandi, le rendicontazioni, la parte burocratica, insomma, l’accesso all’Iti sia da parte degli Enti che dei privati avrà necessità di lavoro e di specifiche competenze, di strutture e mezzi indispensabili. «Questi non graveranno sui Comuni e tantomeno sulle tasche dei cittadini – precisa Scricciolo -, ma è chiaro che un lavoro di progettazione come quello che si profila per l’Iti richiederà un costo». Si tratta dunque di non confondere il ruolo e la struttura dell’Unione con le finalità esclusivamente rivolte all’Iti.
La «Città del Trasimeno» avrà dunque come primo grande banco di prova la gestione dei fondi e questa si autoalimenterà con i finanziamenti stessi. Come già avviene con il comune capofila, il costo del servizio associato sommerà gli impegni di spesa dei vari comuni su quella materia (ad esempio sociale e turismo) cercando di ottimizzare il servizio, l’impiego di personale e la riduzione dei costi.