L’ultimo libro di Luciano Taborchi, che in passato aveva già condotto ricerche su un altro capitano di ventura nato nelle colline del Lago Trasimeno (Nicolò Piccinino), è stato presentato sabato 9 aprile a Panicale, alla presenza di un folto pubblico, nella splendida cornice del Museo del Tulle. Organizzatori dell’iniziativa: l’Accademia Masoliniana, il G.A.L. Trasimeno-Orvietano e il Lions Club Trasimeno. Il lavoro di ricerca ha avuto il patrocinio della Deputazione di Storia Patria per l’Umbria, del GAL, dei Comuni di Perugia e Panicale, dell’Accademia Masoliniana.
Dopo i saluti e le prime riflessioni sulla figura di Boldrino da parte di Maria Lucia Perego, Presidente dell’Accademia Masoliniana e del Lions Club Trasimeno, e di Francesca Caproni, Direttore del G.A.L. Trasimeno-Orvietano, è intervenuto Mario Squadroni, Professore di Archivistica all’Università di Perugia e Presidente della Deputazione. Squadroni ha evidenziato che «l’accurata ricerca delle fonti documentarie condotta dall’Autore ha consentito di restituire all’antico condottiero la giusta collocazione nella storia. Il volume, prima biografia completa di Boldrino – realizzata da Taborchi attraverso le cronache del tempo e documenti rinvenuti presso i principali Archivi di Stato (Perugia, Siena, Ancona, Macerata) – unisce il carattere scientifico a quello divulgativo».
Secondo l’Autore, «i pochi che avevano scritto in passato su Boldrino lo avevano accomunato più a un brigante, che a uno dei più grandi condottieri del tempo. Invece il panicalese, allievo dell’inglese Giovanni Acuto, fu il tipico capitano di ventura del 1300, abile e scaltro, alla guida di truppe ben addestrate e a lui fedeli. Fu maestro di Muzio Attendolo Sforza, fondatore della scuola militare sforzesca; fu modello per Braccio Fortebraccio, iniziatore della scuola militare braccesca; fu di esempio per tanti altri. Per un quindicennio, e anche oltre se non fosse stato assassinato, fu condottiero invincibile. Primeggiò in strategie militari, astuzia, spregiudicatezza, intelligenza tattica. Era molto abile nell’individuare i punti deboli del nemico e sfruttarli a suo favore. Era ammirato dai suoi soldati per l’irruenza negli scontri e l’abile guida in battaglia. Primo capitano di ventura italiano a primeggiare tra tanti stranieri e a sconfiggerli in più occasioni, per molti anni fu capitano generale delle truppe pontificie. I principali Comuni e Signorie: Perugia, Siena, Firenze, Milano, ricorsero a lui per risolvere intricate trame politiche e militari. Ottenne diversi riconoscimenti ed onorificenze, a partire dallo status di ‘cives’ attribuitogli da Perugia per i meriti conseguiti nella difesa della città e per le vittorie riportate sui nemici. Con lui l’arte della guerra diventò anche arte del potere, anche se non gli riuscì di detenere nel contempo potere militare e politico per i troppi nemici che si era creato. Alla fine, considerato una minaccia per il controllo della Marca, il fratello del papa, in accordo con Bonifacio IX, gli tese un tranello e lo fece pugnalare a morte in quel di Macerata (1391). La sua storia e le sue imprese – ha concluso Taborchi – hanno dato lustro a Panicale, sua città natale, che per merito di Boldrino ottenne nel 1385 da Perugia un nuovo statuto, maggiore autonomia e il diritto di inserire nel proprio stemma il grifo perugino. Le vittorie conseguite dal panicalese incrementarono anche il prestigio e l’autorevolezza di Perugia e degli altri poteri dell’Italia di mezzo».
comunicato stampa