Dalla Nazione Umbria del 13-12-2015 di Erika Pontini
Perugia. Ancora guerra all’ombra dei rifiuti. Stavolta tocca a Gest e Ecoimpianti impugnare l’interdittiva antimafia del prefetto di Perugia, Antonella De Miro e il conseguente commissariamento degli appalti pubblici. Nelle ultime ore altri due ricorsi sono stati depositati dal pool di legali della società al tribunale amministrativo regionale dell’Umbria che il prossimo 27 gennaio dovrà pronunciarsi, nel merito, sulla richiesta di revocare i sigilli antimafia a Gesenu, socio di maggioranza di Gest.
Quest’ultima è stata costituita nel 2009 per far fronte all’appalto Ati 2 per 24 comuni umbri e gestisce, di fatto, i rifiuti di circa 400mila cittadini.
Il provvedimento interdittivo arriva a cascata dopo quello di Gesenu visto che la società detiene il pacchetto di maggioranza. Ma i legali attaccano: «II provvedimento si fonda su una presunzione assoluta», «per mera analogia». «Nonostante le informazioni profuse – è scritto – non v’è un solo elemento a suffragio della tesi che Gesenu o Gest sarebbero esposte al rischio di infiltrazioni e/o condizionamenti mafiosi». «Se il provvedimento continuasse a produrre effetti – scrivono i legali – si verificherebbero pregiudizi irreversibili e di gravita esiziale. E’ la stessa Gest a dare atto dei due appalti in corsi per un valore superiore ai ventisei milioni di euro sui quali si produrrebbero gli effetti dell’interdittiva».
Nell’atto gli avvocati ripercorrono le stesse argomentazioni poste a sostegno della tesi-innocentista per Gesenu e aggiungono chiedendo la sospensione del provvedimento – che non solo Gest rischia di vedersi chiudere i rubinetti dalle banche e che l’interdittiva mette a «repentaglio i livelli occupazionali» ma sostengono pure che «a causa dei provvedimenti impugnati Gest perderà le risorse dei fondi pari a circa 2milioni e 500mila euro assegnategli dalla Regione per l’adeguamento e il potenziamento dell’impianto di compostaggio in località Pietramelina
