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Quella leggera, dolce, malinconia che fa amare di più la vita

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E sì sono passati già vent’anni da quando il cantautore reatino (di Poggio Bustone) ci ha lasciati. Dopo un ritiro dalle scene che ne consacrò il mito ben prima della morte, un Battisti ingrassato e un po’ “triste” ci lasciò che aveva appena quarantasei anni. Precedentemente a lui la musica leggera italiana era affidata ad una sorta di evoluzione della canzone napoletana classica e dall’opera, le quali avevano ceduto il tipo di melodia e la tematica del testo.

In seguito una prima rottura da questo schema fu rappresentata dagli “Urlatori”, una nuova generazione di cantanti che sempre fedeli allo schema classico interpretavano le note con un timbro dissacrante rispetto ai predecessori. E’ interessante notare che in quel periodo lo stile musicale subiva le influenze di sonorità americane e per adattare i testi a quella musica, in mancanza di “ballate” popolari italiane, i parolieri creavano canzoni sulla musica di oltreoceano. Non erano traduzioni ma testi ad hoc su quella musica, su quel motivo. Un esempio per tutti. “A Whiter Shade Of Pale” dei Procol Harum diventò: “Senza Luce” cantata dai Dik Dik: non era una traduzione dell’originale bensì una canzone italiana adattata a quel motivo.

Con l’evoluzione storica della società anche questa espressione artistica venne superata e soppiantata dai cantautori. Ecco, l’anello di congiunzione tra questi due periodi fu Battisti. Battisti insieme al paroliere Mogol colmò quel vuoto di musica e canzoni che per dare testimonianza del periodo storico che voleva rappresentare era ricorsa ad una sorta di prestito di musica straniera.

Battisti fu un artista assolutamente italiano, originale e caposcuola di quei cantautori che testimoniarono anche un impegno politico. Le canzoni di Battisti erano un po’ una fusione della melodia italiana e la musica rock e pop internazionale. Ma da questa miscellanea venne fuori una ricca vena originale di musica e testi che hanno fatto sognare e guardare nell’anima, dentro i sentimenti, intere generazioni di italiani. Questa fresca e genuina ventata di note e parole, investì tutta la nazione da nord a sud trasversalmente.

E benché si dicesse che Battisti fosse di destra. Questa idea venne formulata in seguito alle parole di una canzone : “Volando sopra boschi di braccia tese”, le braccia tese dovevano essere il saluto romano (boh! Anche fosse, sono stati fatti suoi…) dicevo, Battisti era ascoltato anche da chi militava a sinistra. Magari veniva fatto un po’ in segreto… per non destare sospetti sulla fede politica. Ma tutti abbiamo meditato e cantato quelle canzoni così nuove e popolari, raffinate, orecchiabili. Proposte poi da una voce…improponibile. E qui il mistero della musica e dell’arte, proprio quella voce non squillante, non potente, abbracciata a quelle parole scivolando sulla melodia, hanno creato un fenomeno irripetibile che ancora oggi ci emoziona quando lo riascoltiamo e ci trasmette quella leggera, dolce malinconia che fa amare di più la vita.

Nunzio Dell’Annunziata