Si deve a Fulvio Della Corgna se il complesso di San Benedetto di Pietrafitta (oggi conosciuta come Abbazia dei Sette Frati) dopo la metà del ‘500 da abbazia venne trasformato in elegante villa di campagna alla stregua delle altre di sua proprietà, come Pieve del Vescovo e Villa del Cardinale.
A pieno titolo dunque Pietrafitta, nello scorso fine settimana, ha accolto i lavori del convegno di chiusura delle celebrazioni per il quinto centenario della nascita di Ascanio e Fulvio Della Corgna. Due anni di studi, ricerche e momenti pubblici che adesso, visto l’alto valore scientifico del materiale prodotto, si intende trasformare in pubblicazione affinché non ci si limiti alle sole esposizioni verbali. A prendersi l’impegno di raccogliere gli atti è stata la coordinatrice del progetto per il MIBACT Umbria Tiziana Biganti, tra gli uditori del convegno “Dalla terra alla tavola al tempo di Fulvio Della Corgna cardinale Vescovo di Perugia”, ospitato appunto all’Abbazia dei Sette Frati.
Un incontro seguito con grande interesse anche dal sindaco Roberto Ferricelli secondo il quale “iniziative di questo genere contribuiscono non solo ad accrescere l’offerta culturale del nostro territorio, ma anche quella turistica, valorizzando e facendo conoscere bellezze architettoniche e paesaggistiche, spesso sconosciute ai più”.
I Della Corgna, come illustrato dai relatori del convegno, in particolare dall’archivista Patrizia Angelucci, hanno lasciato un’evidente impronta non solo nel complesso abbaziale, ma in tutto il territorio di Pietrafitta. I lavori di ristrutturazione voluti da Fulvio (fratello del grande condottiero Ascanio) per l’Abbazia, una volta ricevuta in commenda da Papa Pio IV, furono affidati ad insigni architetti e artisti che appunto la trasformarono in elegante residenza di campagna. Del resto è proprio di questo periodo storico la tendenza di molte potenti famiglie cittadine ad investire nelle campagne, andandone a determinare una modifica delle gestione. L’aspirazione delle famiglie perugine a vivere del proprio e a consumare prodotti della terra per sottrarsi a carestie e oscillazioni del mercato, diffonde una visione della vita agricola fatta di pregi e vantaggi, come già scritto nel ‘400 da Corgnolo della Corgna.
E’ sempre dunque nel ‘500 che anche nel piegarese i proprietari cittadini introducono la coltura promiscua che al seminativo abbinava le piantagioni di viti e alberi. Le terre coltivate in maniera intensiva restituivano soprattutto cereali e legumi, fortemente presenti nella dieta alimentare dei contadini. Ma nelle campagne intorno a Pietrafitta erano molto presenti anche la vite, gli alberi da frutto e si andava estendendo di anno in anno la presenza dell’olivo che in particolare i monastici nel XVI secolo contribuirono a diffondere.
E proprio sulla coltivazione e l’uso (alimentare e in farmacopea) dell’olivo e dell’olio si è soffermata la relazione della studiosa Carla Gambacorta che a tal fine ha analizzato il trattato di agricoltura “La divina villa” di Corgnolo della Corgna. L’antropologo Luciano Giacchè ha invece incentrato il suo intervento sull’importanza dello zafferano nel Perugino tra il Medioevo e l’Età moderna, quale spezia di uso alimentare, farmacopeico e tintoreo.
Alla bibliotecaria Brunella Spaterna è spettato il compito di illustrare la tavola dei “villani” e dei signori nel XVI secolo, mentre l’archeologo Walter Pagnotta ha ricostruito la cucina e la sala da pranzo di Palazzo Della Corgna di Castiglione del Lago, con riferimenti ad un antico inventario.
La giornata di domenica è stata arricchita dalla mostra sulla tavola e i costumi del ‘500 allestita all’interno delle stanze e dei giardini che furono anche dei Della Corgna e la cui visita è stata curata dal FAI Delegazione Trasimeno, nella persona di Luca Marchegiani.
Il convegno, reso possibile grazie alla disponibilità della famiglia Sposini, è stato realizzato in collaborazione con il Comune di Piegaro-Assessorato cultura e turismo, l’Università degli studi di Perugia e il Fai, sotto il coordinamento scientifico di Patrizia Angelucci.