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Per fortuna che c’è Riccardo.”Tavernelle, i minatori del Trasimeno che sembrano la grande Inter”

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Tra le persone che ho sempre sognato scrivessero sul Corriere Pievese, c’è sempre stato Riccardo Lorenzetti. Uno scrittore sportivo, nato a metà degli anni sessanta del secolo scorso. Nato qui vicino a Sinalunga. Con una lunga esperienza, come dice, in rete, una nota biografica, “…tra radio, giornali, e soprattutto televisione”. Ma anche con una ormai consolidata esperienza come scrittore appunto. Libri di cui parleremo. Su cui torneremo.

Ma quando io ho fatto il suo numero di cellulare per parlarci pensavo in particolare alle sue periodiche perle che pubblica sul suo blog e sulla sua pagina facebook. Perle che immancabilmente ti colpiscono, ti fanno sentire sulla stessa lunghezza d’onda e ti fanno capire che sei di fronte ad una persona con un approccio sano, profondo, popolare e un po’ romantico allo sport in generale ed al calcio in particolare. Cioè con l’approccio giusto. Non è un caso che fa il tifo per la Sampdoria e conosce vita, morte e miracoli di tante squadre della nostra Toscana confinante.

Quando lui mi ha risposto con la disponibilità a pubblicare i suoi pezzi ed a partecipare ad una iniziativa qui a Città della Pieve, nella prossima estate, mi sono sentito subito pronto per partire e mettermi a lavorare, così come mi capita, non di frequente, quando c’è qualcosa che mi interessa davvero.

Riccardo mi ha consigliato di cominciare con un pezzo che ha pubblicato,  sulla Gazzetta di Siena, che parla della “Somintra” la squadra di calcio fondata e formata da Angelo Moratti, nel secondo dopoguerra a Tavernelle, che durò un solo anno ma che fece sognare non solo la miniera e Tavernelle, ma tutta la Valnestore.

Io per la verità già la conoscevo, perché ho letto e scritto del libro di Michele Marzoli, con una prefazione di Massimo Moratti,  pubblicato nel 2013” Leggenda giallo verde”, dove il “sogno nerazzurro” del 1947 occupa un intero capitolo.

Mi ha consigliato questo pezzo che pubblichiamo, forse in omaggio alla nostra terra ed al nostro calcio umbro. Ed io l’accontento. Poi troverò il modo di dirgli che noi siamo per la “macroregione” ed anche se più competitivo vorremmo misurarci con il calcio toscano. Anche perché l’ambizione e la “tigna” non ci sono mai mancate. (Gianni Fanfano)

Tavernelle, i minatori del Trasimeno che sembrano la grande Inter

23 Luglio 2020 l Gazzetta di Siena

Storie di un calcio piccolo: la rubrica settimanale di Riccardo Lorenzetti

Tavernelle. Con la “e”.
Classico paese di frontiera. Di quelli come “El Paso”, che faceva capolino nei vecchi film western con John Wayne. Con la differenza che il crinale, a “El Paso”, riguardava il Texas, l’Arizona, il Colorado e altri posti suggestivi: a Tavernelle, più modestamente, il confine riguardava la Toscana e l’Umbria.

Tavernelle, infatti, si trova nel comune di Panicale, a pochi chilometri da Chiusi e ad un tiro di schioppo dal Lago Trasimeno. Nel bel mezzo della Val Nestore, che prende il nome da un fiumicello che nasce lì vicino, a Monteleone d’Orvieto, e scorre placido fino a Marsciano, in provincia di Perugia: dove trova il Tevere, e conclude il suo viaggio. Che è durato appena cinquantanove chilometri.

Stavolta partiamo da lì dalla Val Nestore, per raccontare un’altra piccola storia sportiva: assai lontana nel tempo e abbastanza unica nel suo genere. Dove il calcio dovrebbe esserne il protagonista, e invece si trasforma in un poderoso strumento per descrivere, e capire, la Storia (con la esse maiuscola, stavolta). Un bellissimo fondale di teatro dove si muovono calciatori e allenatori, dirigenti e tifosi: gente normale, racchiusa dentro un piccolo universo che potrebbe essere sport, semplicemente, ma anche tante altre cose. Come furono altre cose, e non solo sport, Coppi e Jesse Owens: l’Italia dell’82 e il Grande Torino, il Corinthians di Socrates e lo Spartak Mosca dei fratelli Starostin. Bartali e il podio di Messico 68.

Tavernelle, dunque.
Che negli anni trenta, quando comincia la nostra storia, è un piccolo miracolo di operosità: la coltivazione del tabacco, la produzione di laterizi ed una vetreria che produce 20000 pezzi giornalieri, tra bottiglie fiaschi e pulcianelle. Poi ci sono le miniere di lignite, che sono il fiore all’occhiello della Val Nestore, dove sta investendo forte la società siderurgica Terni in vista dell’imminente entrata in guerra.
E infatti, la guerra arriva. Ma le cose non vanno come previsto, e finisce che ne buschiamo dappertutto; i bollettini dal Nordafrica, dalla Grecia e dalla Russia parlano sempre di “ripiegamenti tattici” e di “ritirate strategiche”, e mai di vittorie sul nemico. Fino al ’43, quando la catastrofe diventa totale e si apre la pagina drammatica dell’armistizio, che prelude al passaggio del fronte, alle rappresaglie tedesche e alla guerra civile.
L’Italia ne esce a pezzi. E’ un paese in ginocchio, ma che trova una risorsa sorprendente di energia e di vitalità che la condurranno, in dieci anni, dalla fame più nera al cosiddetto “miracolo economico”.

Si ricomincia anche in Val Nestore, naturalmente, ed il pallone è proprio quello che ci vuole per tornare alla normalità, e alle piccole cose che la guerra aveva cancellato: Tavernelle ha già una solida tradizione calcistica, e la sua squadra (dai colori gialloverdi) gioca regolarmente a pallone dal 1923, mentre quasi tutti i paesi del circondario sono ancora al tiro alla fune o alla corsa nei sacchi.
Ci sarebbe, per l’appunto, una compagnia di fucilieri di Sua Maestà Britannica che è di stanza in paese come “truppa d’occupazione”, e che la domenica sfida i locali in agguerrite partite di calcio… Gli Inglesi hanno un sergente e un paio di caporali che ci sanno fare, e allora pare giusto rinforzare il Tavernelle con qualche elemento di caratura superiore: come Guido Mazzetti, centromediano del Perugia, che indossa volentieri la maglia gialloverde e chiede come ingaggio una cena dalla Rosina (che cucina benissimo), e una dotazione di frittate per il viaggio di ritorno.

C’è il pallone e anche il cinema, alla domenica sera. Il sabato, invece, si balla con la fisarmonica: gli Inglesi, che hanno imparato ad apprezzare il vino di quelle parti, alzano il gomito e corteggiano insistentemente le più belle, fino a quando non debbono intervenire padri, fratelli o fidanzati a ristabilire un minimo d’ordine.
Ne seguono scazzottate omeriche, poi si torna a bere tutti insieme. E anche quello è un ritorno alla vita.

Intanto, le miniere di lignite hanno cambiato proprietario. Le ha rilevate un giovanotto di Milano che sembra avere il bernoccolo per gli affari, e sta investendo parecchi soldi nella SMT, la Società Mineraria del Trasimeno che promette lavoro e benessere dopo le miserie della guerra.
Questo ragazzo non ancora quarantenne è si un grande imprenditore, ma anche un appassionato di calcio, e non si perde una sola partita dell’Ambrosiana, della quale è tifoso perso.
Si chiama Angelo Moratti, e dicono che voglia metter su una squadra, in Val Nestore, ed elevarla al rango del Foligno o della Ternana, se non addirittura del Perugia che è appena salito in serie B.
Nasce infatti la SOMINTRA, che verrà iscritta al campionato di quarta serie umbra per la stagione 1946-47. Somintra è l’acronimo di “Società Mineraria del Trasimeno”, e tutti pensano che scenderà in campo con i gloriosi colori gialloverdi del Tavernelle.
Invece, i colori ufficiali di questa nuovissima, ambiziosa squadra saranno… Il nero e l’azzurro: così ha disposto il Sor Angelo, che ha personalmente ordinato maglie nuove e fiammanti alla ditta fornitrice dell’Ambrosiana, che nel frattempo è tornata a chiamarsi Internazionale.
I calciatori saranno professionisti a tutti gli effetti. La Società Mineraria provvederà infatti all’assunzione ed all’inquadramento con contratto equiparato ad un impiegato primo livello: 970 lire mensili (un operaio non arriva a 600), alle quali si aggiungono i premi extra, che il Sor Angelo elargisce con grande frequenza.
In quell’Italia, che fatica di brutto a mettere insieme pranzo e cena, questo tipo di Milano passa contemporaneamente per matto e per benefattore: ma negli affari sta dimostrando di vederci lungo, e allora nessuno trova da eccepire se un calciatore guadagna più di quello che scende in miniera.

La notizia si sparge così velocemente che quando la Somintra organizza una specie di provino per formare la squadra, si presentano in settecento.
Un esercito di aspiranti calciatori, provenienti da ogni parte dell’Italia centrale: c’è un tale che sostiene di essere il capitano dell’Ascoli, un altro che giura di aver giocato nella Lazio, insieme al grande Silvio Piola ed un ragazzo di Umbertide. Che è bravissimo, ma non ha più la mano destra, portata via da una scheggia di granata.
L’allenatore si chiama Peppino Italiani: vecchia gloria del Perugia che in quattro e quattr’otto seleziona i migliori e fa nascere la Somintra.
In porta Tippolotti, con la maglia nera che ha i laccetti sul colletto, ma senza il numero sulla schiena. Terzini d’area sono il gigantesco Ricci e il più tecnico Pastorelli, entrambi di Perugia. Il grande Renato Segatori, che è sfollato di guerra, gioca da centromediano, assecondato dai laterali Cacciamani e Versiglioni. In attacco, il vecchio Formica che ha giocato sia con il Perugia che con la Ternana ed il giovane Mario Gargaglia, l’idolo locale: il bel centrattacco per il quale spasimano tutte le ragazze della Val Nestore.

A completare la squadra ci sono Cabras, Cini e il piccolo Alberto Burini, benvoluto da tutti per la sua simpatia e per l’amore irrazionale che ha nei confronti della Juventus. Talmente irrazionale che la notte, prima di addormentarsi, è solito recitare la formazione del quinquennio (“Combi-Rosetta-Caligaris…”) anziché il Padre Nostro.
Infine c’è Gino Mosconi, che è il più bravo di tutti.
La sua nave è stata affondata da un sommergibile inglese, e lui si è salvato per miracolo: quando è tornato ad Imperia (dove abita) vi ha trovato la fidanzata che, credendolo morto, è nel frattempo convolata a nozze con il macellaio dell’angolo. Gino, che è un ragazzo dolce e malinconico, sprofonda nella disperazione. Fino a quando riceve un telegramma dai parenti di Tavernelle, che lo informano del provino con la squadra della miniera.
Avrà la maglia numero dieci.

E qui, la nostra storia smette di essere una storia di uomini e diventa la classica storia sportiva.
Perché la Somintra, come era facile prevedere, domina il campionato e vince le partite con irrisoria facilità. Il Sor Angelo Moratti è spesso in tribuna ad applaudire i suoi ragazzi, e ad entusiasmarsi per i numeri di Gino Mosconi che gioca partite favolose.
La tanto agognata serie C sembra davvero ad un passo, quando il diavolo ci mette lo zampino, proprio all’ultima giornata.
A Gubbio, nella partita più insignificante del campionato, perché la Somintra è ampiamente prima nel girone e gioca solo per onor di firma, in attesa degli spareggi decisivi.
Nondimeno, gli Eugubini sono squadra permalosa e cattivella: e pur non avendo nulla da chiedere alla classifica, hanno una gran voglia di rovinare la festa a quei damerini privilegiati che profumano di lavanda e sembrano usciti da una sartoria.
La partita finisce in rissa. Soprattutto, finisce con un bollettino di guerra per la Somintra: perché il Gubbio ha individuato le sue “vittime” con grande cura, e proprio su quelle ha rivolto la proprie attenzioni.
Ne fanno le spese Mario Gargaglia, Ricci, Cabras, Segatori e, ovviamente, Gino Mosconi che riportano gravi infortuni.
Privata in un colpo solo dei suoi calciatori migliori (Mosconi e Gargaglia non giocheranno per mesi) la Somintra affronta così il girone finale con la squadra riserve, e non avrà scampo: vincerà l’Orvietana, finanziata da una nobildonna che si è invaghita del gioco del calcio ed ha ingaggiato come allenatore nientemeno che Carlo Cevenini, il fratello più piccolo dello Zizì che furoreggiava nell’Inter degli anni dieci. Seconda è la Narnese, terzo il Pontefelcino, quarta (e ultimissima) la Somintra, che chiude a zero punti.

A Tavernelle la delusione per l’ingiustizia subita è fortissima, poi gli animi si placano, e ci si consola: con l’’esperienza accumulata, ed il recupero dei calciatori infortunati, la tanto sospirata serie C non potrà sfuggire, l’anno prossimo.

Ma il Sor Angelo Moratti ha già lo sguardo altrove.
Ha capito che il futuro passa per il petrolio, dove sta investendo cifre colossali, e non più nelle miniere di lignite come quelle del Trasimeno, che infatti conosceranno da lì a poco un rapido declino.
La squadra della Somintra, che ha incarnato un sogno, ha ballato una sola estate, e dopo un anno è già arrivata al capolinea.

In più, il cavalier Masseroni, che è il presidente dell’Inter, gli ha appena offerto una poltrona nel Consiglio Direttivo del Club: la storia ci racconta che ne prenderà il posto sette anni dopo, dando vita ad un ciclo tra i più importanti dell’intero calcio mondiale.

A Tavernelle tornerà il glorioso gialloverde, e la dicitura classica della squadra: A.S.Tavernelle, che esiste tuttora e milita nel campionato umbro di promozione.
Potete andare a vederla nel bellissimo impianto che è stato inaugurato pochi anni fa, ed è il fiore all’occhiello di una comunità che ha fatto dello sport un segno distintivo.
Naturalmente la struttura non poteva che chiamarsi: “Stadio Angelo Moratti”.