Sono stato qualche giorno fuori in questo inizio d’anno e quindi ho perso qualche occasione per conoscere direttamente le posizioni delle forze politiche della zona sui nostri principali problemi e per fare anche qualche domanda. Mi attengo ai comunicati che ci sono arrivati.
C’è stata la conferenza stampa dell’Unione dei Comuni del Trasimeno, quella del sindaco di Chiusi Bettollini, sui risultati di questa nostra prima esperienza del Frecciarossa, diverse prese di posizione della Lega promosse dal senatore locale Briziarelli. Una visita di un assessore regionale, Morroni, alle paratie di Moiano. Un incontro dell’assessore Malesecche su un presunta fermata del Frecciarossa a Terontola, con il Comun edi Cortona. Alcune uscire di singoli esponenti politici ed istituzionali.
A Perugia Il Consiglio, la Giunta, la Presidenza con il suo staff, si sono insediati a Palazzo Donini. E’ partita la nuova legislatura. C’è stato anche un positivo annuncio di una riduzione dei dirigenti e della burocrazia. Ora però nei comuni del Trasimeno Pievese e dell’Alto Orvietano si attendono quelle novità che non sono venute dalla passata giunta e dal vecchio consiglio regionale. Sono le novità che attende un territorio, dimenticato, sottostimato anche nella sua valenza strategica nazionale e negli ultimi decenni sotto e mal rappresentato.
Se la nuova maggioranza interpretasse il suo ruolo e la novità storica che ha rappresentato come un semplice avvicendamento di “nomenklatura politica” condannerebbe se stessa ad una breve stagione e la regione e le sue città, all’ultimo tratto di un declino irreversibile.
Sul futuro delle Regioni, sul loro ruolo nel quadro di una indilazionabile riforma della burocrazia e dello Stato e di un crescente rapporto anche diretto con l’Europa, si stanno interrogando da tempo tutte le Regioni più avanzate ed in particolare quelle del Nord, così come stanno andando avanti, anche se confusamente , le prime ipotesi di “regionalismo differenziato”.
Di questo avremo modo di parlare e di valutare la realtà umbra anche con occasioni ed approfondimenti specifici.
Quello che ci interessa è capire cosa si vuol fare per e in “questa dimenticata parte dell’ Umbria occidentale”. Trasimeno, Orvietano , Pievese. Quell’area che provocatoriamente abbiamo chiamato il “Top dell’Umbria”, il “centro del Cuore d’Italia”, il “Mezzo dell’Italia di Mezzo”, di quella “macroregione” che sembra l’unica soluzione per venire fuori dal nostro “nanismo istituzionale e politico”.
Quello da cui si potrà capire, la novità o la continuità di questa nuova maggioranza e di questa nuova giunta, ma anche dalle nuove amministrazioni insediatesi di recente, è molto semplice da dire e definire.
Parliamo di: Ospedali, Lago, Strade e collegamento veloce Perugia Chiusi, legislazione speciale con la Toscana per i servizi e per la programmazione territoriale. Quattro punti, quattro questioni. Tanta roba.
Come superare la inspiegabile mancanza di un ospedale vero di primo livello in quest’area? Mentre si parla di iniziare un ospedale di primo livello a Narni, simile a quello non fatto qui e a due passi da quello di terni? Come giustificare il mantenimento del Silvestrini anche come ospedale territoriale per mezza Umbria? Nessuno mette in discussione il livello dei servizi, ma ci si rende conto che sta scoppiando? Ma qualcuno dei responsabili ha mai fatto un percorso, normale, interno alle sue corsie ed ai suoi ambulatori? O ancora più semplicemente ha provato a parcheggiare?
E nello stesso tempo come intervenire nelle urgenze gravi che si manifestano nelle zone disagiate e svantaggiate come Pievese, Alto Orvietano e parte della Toscana confinante? La legislazione nazionale parla chiaro, la prassi sanitaria umbra, sinora, molto meno. E nello stesso tempo come non vedere che la soluzione non può essere il mezzo ospedale sul cucuzzolo. Chi ha partecipato all’ottima ed esemplare iniziativa dell'”Albero di Natale più grande del Mondo”, su cui torneremo, ha potuto notare “l’irreale scenario urbanistico”che si presentava.
Per il Lago Trasimeno che resta una delle risorse principali dell’area dal punto di vista economico e ambientale le priorità sono sempre quelle da decenni e decenni. Il livello delle acque, le cosiddette acque perenni che dovevano sin dal secolo scorso essere garantite dalla diga del Montedoglio e le manutenzioni. Risorse, tempestività degli interventi, chiarezza e semplificazione delle competenze sono da sempre le risposte attese. Risorse e competenze che da sempre si chiede che facciano capo ai Comuni interessati, ovviamente associati. Non c’è da inventare niente. C’è solo da aprire la borsa e spostare un po’ di personale.
In una cartina recente sugli interventi nel campo dei collegamenti viari, fatti e previsti e discussi anche di recente c’è un grande buco. E’ il niente fatto e previsto sul versante occidentale della regione . Quello che interessa noi e la Toscana confinante, dall’Alto Tevere fino all’Orvietano. Questo è un tema strategico per l’Umbria tutta e per Perugia in particolare. Non è una bega locale. E’ il tema del collegamento della Valle Umbra con le grandi vie di comunicazione veloce, viarie e ferroviarie, che le passano a ovest. Vie nazionali, linee strategiche europee.
Che senso ha allora la riproposizione di una fermata del Frecciarossa a Terontola? Ha il senso del fare confusione e magari un po’ di demagogia. Non il senso delle scelte strategiche e dimensionali necessarie. Oggi sull’Alta Velocità si sta facendo una operazione di ridefinizione degli assetti nazionali. Come lo hanno fatto l’Austrada del Sole e la Direttissima nel secolo scorso. Qualcuno ha giustamente detto che però le dimensioni devono essere quella di area più che vasta. Siena, Perugia, Arezzo, alto Lazio insieme forse potrebbero farcela. E allora? Velocizzare il collegamento Perugia Chiusi con la Pievaiola o altre soluzioni che diminuiscano i tempi di percorrenza, ha questo significato, come la scelta di Chiusi.
Serve spostare l’ottica dei collegamenti verso Roma e Firenze e le loro aree metropolitane che sono leggermente più importanti di Sant’Elpidio e San Benedetto, cui si sono dedicati i precedenti amministratori regionali. Speriamo che i nuovi non li seguano sulla stessa strada, come i nostri sindaci non si facciano attrarre dalla demagogia che non costa niente ma rende ancora meno.
Infine ma non per ordine di importanza serve cominciare ad andare oltre la piccola Umbria. Intanto promuovendo una legislazione interregionale per le aree confinanti su scuola, sanità trasporti, politiche territoriali ed ambientali, poi cominciando a vedere nel quadro del “regionalismo differenziato” quali passi possono essere fatti in direzione di nuove aggregazioni che abbiano le dimensioni giuste e le caratteristiche competitive in grado di giocare le proprie carte non solo su dimensione nazionale ma anche europea ed oltre. In una parola avviare i percorsi per la costituzione di una macro regione.
La precedente maggioranza, è storicamente fallita sull’insieme di queste questioni oltre che sugli scandali e sulla incapacità di rinnovarsi e auto riformarsi. Chiunque voglia realizzare per le nostre terre un reale cambiamento non può solo cavalcare l’onda, che prima o poi finisce in risacca. Ma deve pensare lungo. E’ il compito delle vere classi dirigenti. In ogni settore. Di ogni colore.
Gianni Fanfano