Quest’anno il Tempio di S. Biagio “festeggia” il cinquecentenario della costruzione. La posa della prima pietra infatti risale al 15 di settembre del 1518. Se Montepulciano è definita la perla del ‘500, S. Biagio (se possibile) sarebbe una perla nella perla. Già quando alla fine del viale della Rimembranza si scorge la possente fabbrica che svetta versa il cielo, si avverte la sensazione che qualcosa di grandioso e magico ci sta per accogliere. Giunti poi alla chiesa la sensazione non delude, anzi si amplifica. Un paesaggio assolutamente naturale e bellissimo con al centro il monumento in travertino, a forma di croce greca con cupola centrale.
E questa conformazione, soprattutto dall’interno, da il senso di un “mistero, che unisce il tutto, fedeli e visitatori compresi e li proietta verso il cielo. E qui anche i non credenti devono comunque fare i conti sul fatto che la religiosità, per motivi storici, ci ha regalato molto in termini artistici e architettonici oltre a profonde, intime sensazioni mistiche. La costruzione sorge fuori dalle mura del borgo e si innalza al posto di una antica Pieve in rovina dedicata a S. Biagio della quale, restavano una parete e un campanile senza campane. Sulla parete l’ Immagine Beatissima di Maria Vergine, coperta di pietre.
Secondo la tradizione religiosa: Antilia e Camilla, due fanciulle a servizio del nobile Pierantonio di Giovanni Ricci, tornando dalla fonte di Pescaia, guardando la sacra immagine, si accorsero che la madonna apriva e chiudeva gli occhi ripetutamente. Del miracolo fu testimone anche un contadino-pastore di nome Toto, una statua in legno e stucco che lo raffigura si trova nella sagrestia della chiesa. In breve, sparsa la voce dal paese giunsero credenti che si raccolsero in preghiera e poi curiosi e ancora altra gente dai paesi vicini. Il prodigio si verificò ancora in presenza di tutta la popolazione. E il luogo prese quell’aura santa, la magia mistica che ancora oggi restituisce a chi va ad ammirare la magnificenza architettonica, oppure per raccogliere la propria anima in preghiera.
La fabbrica della chiesa fu affidata ad Antonio da Sangallo il vecchio. A questo punto è interessante notare la scritta su una delle porte del Tempio di S. Biagio che recita: “Fu eretto con denaro di persone venute da ogni luogo” e questo testimonia quanto questa chiesa fosse voluta dal popolo che venerava con molto fervore la Madonna. E’ riportato, inoltre nelle cronache del tempo che, chi non poteva contribuire alla costruzione con oboli più o meno cospicui, prestava le proprie forze per trasportare materiale da costruzione o si rendeva utile con qualsiasi lavoro pur di partecipare all’opera. La realizzazione di S. Biagio costò la stratosferica cifra di 120000 scudi.
Oltre a quello che si è detto, c’è ancora un aspetto da considerare di carattere storico-affettivo, che ha contribuito non poco alla realizzazione di questa straordinaria e suggestiva chiesa che è un vero e proprio catalogo dell’estetica rinascimentale. Non è un caso che la fabbrica di S. Biagio fosse affidata ad Antonio da Sangallo proprio quando sul soglio pontificio si trovava Leone X, secondogenito di Lorenzo il Magnifico. Proprio Leone X, nato Giovanni di Lorenzo De Medici, fu affidato alle cure del grande poeta poliziano: Angelo Poliziano appunto, il quale lo educò finemente alle lettere classiche. E questo rapporto maestro-discepolo fu un filo sottile, continuo e tenace che legò il papa a Montepulciano. Ora ci saranno state coincidenze, trame politiche, impellenza sociale, fede, esigenze legate al culto: tante ragioni, indagate dagli storici, che hanno spinto i signori di Firenze ad arricchire Montepulciano, lungamente contesa ai senesi, fino a trasformarla da borgo medioevale a gioiello rinascimentale. E forse dalle pieghe della storia, dal mistero di un territorio ricco di una natura magica e dal volere del popolo, è nato un indubbio miracolo artistico, paesaggistico e religioso.
Nunzio Dell’Annunziata