Serafino Amato, Veronique Bellavista, William Pettit, Jochem Schoneveld
espongono a Città della Pieve, Palazzo della Corgna dal 21 dicembre 2014 ore 16 – 17 gennaio 2015
THE TRACK OF THE CURRENT FLOW – LA TRACCIA DEL FLUSSO CORRENTE
Da quale flusso corrente sono uniti i quattro artisti presentati da questa mostra, le cui origini e
interessi sono quanto mai diversificati? E quali tracce lasciano o seguono in questa occasione a
Palazzo della Corgna?
A scene notturne di violenza e guerra dalle identità volutamente non definite, estratte dalla
cronaca di cui i mass media ci inondano quotidianamente, Veronique Bellavista contrappone
immagini paesaggistiche infinitamente poetiche nella loro semplicità: pochi uccelli si stagliano su
un cielo dalle formazioni di nuvole sempre diverse. Le variazioni minime di un paesaggio celeste
che muta, da un’immagine all’altra, ogni tanto con qualche chioma di albero colto come un
elemento casuale, ci rivelano la bellezza del momento. La minuziosa osservazione del mondo
circostante è propria di tutto il lavoro dell’artista svizzera che basa la sua riflessione
sull’immigrazione intesa come condizione costante della maggior parte dell’umanità, tema che nel
passato ha trattato più esplicitamente. La dialettica di queste immagini è priva di implicazioni
politiche. Per Veronique Bellavista l’arte offre conforto nella bellezza, non solo in senso estetico
ma anche antropologico. Le sue fotografie come i suoi video, mezzo che utilizza da pochi anni,
diventano così poesie dell’umanità.
Se Veronique Bellavista ci riconduce con discrezione a realtà facilmente dimenticabili, Serafino
Amato, con la sua passione per l’impercettibile, ci mette a confronto con un mondo nel quale
siamo sommersi da immagini dei generi più svariati. Nelle radici fotografate dall’artista 10 anni fa
in un bosco del Trentino, con il suo obiettivo sempre alla ricerca di una poetica dell’invisibile,
ritroviamo gesti ancora più minimali di quelli osservati nelle immagini della Bellavista..
Settantacinque radici di alberi che diventano simbolo di 75 anni di vita di un uomo, l’albero con i
suoi cerchi di anni vissuti come metafora per eccellenza del tempo della vita, del tempo che passa.
Nell’incessante esplorazione dell’universo sia fisico che mentale, Serafino Amato cattura dettagli minimi che suscitano riflessioni essenziali, spesso sintetizzate in parole e abbinate alle immagini in
forma di note di diario lapidarie sottilmente ironiche.
Il legame stretto con la parola accomuna il lavoro di Serafino Amato che fonda le sue origini
professionali nell’arte drammatica, con quello dell’artista americano William Pettit, allo stesso
tempo poeta, pittore, scultore, musicista, fotografo e videoartista. Dall’ossessiva ripetizione di
linee verticali scaturisce un ritmo molto incisivo ed energico da ricondurre alla sua passione per la
musica e che contemporaneamente rappresenta un segno archetipico primordiale. Il gusto per
l’arcaico è accentuato dalla tecnica usata: l’inchiostro nero di seppia a colatura, un procedimento
nato 3000 anni fa. L’elemento arcaico è presente nella sua intera ricerca artistica che include
anche diverse tecniche tradizionali come l’affresco e il disegno accademico. La sua visione
anarchica del mondo evidenzia che la differenziazione tra astratto e figurativo nonché tra generi e
tecniche è inesistente. Attualmente residente nei Monti della Sabina, l’artista ha sviluppato il suo
approccio artistico a stretto contatto con la natura, un aspetto questo che accomuna i quattro
artisti di questa mostra.
Gli scatti di Jochem Schoneveld raffigurano infatti dettagli di sottobosco della Tuscia. Lavorando in
Italia da 10 anni, il fotografo olandese si iscrive nella tradizione dei suoi predecessori nordeuropei
e del loro “Grand Tour”, cioè il viaggio di studio in Italia durante il quale nascevano, oltre a copie
dei capolavori dei maestri classici, disegni e dipinti dei paesaggi che il nostro artista ha ricomposto
nel loro aspetto odierno. Schoneveld si interessa a come i paesaggi sono stati alterati dall’uomo
nei secoli, e con sguardo analitico scova i residui della storia creando immagini dalla forte identità.
Le immagini oggettive, dall’atmosfera nitida, quasi fredda, rivelano il suo spirito di esploratore
minuzioso che arriva dal Nord Europa, che esamina e allo stesso tempo resta affascinato dal
mondo mediterraneo e dalla sua storia.
L’esplorazione della natura intesa non come interesse puramente estetico ma come base di
un’indagine antropologica unita a un senso minimalista, è al centro della ricerca dei quattro artisti
presenti in questa mostra che non per caso è stata allestita in uno dei paesaggi più suggestivi e
pittoreschi d’Italia. Gli artisti, sia pure solitari e autonomi nel loro lavoro, sedotti da un luogo
particolarmente congeniale alle loro tematiche e interessi, si incontrano qui nella necessità di
confrontare e condividere le loro esperienze.
Brevi biografie
Veronique Bellavista è nata a Ginevra, ma cresciuta in India e Brasile. Si è formata come
scultrice (Ecole des Beaux Arts Genève, e Académie des Beaux Arts Paris). Ha esposto in
Svizzera, in Italia, Francia e per circa un decennio presso la Galleria Annina Nosei di New
York). In Italia dove si trasferita nel 1990 ha posto al centro della sua riflessione artistica e
politica la problematica del’emigrazione. Da questa coscienza e conoscenza del fenomeno
emigrazione, il suo lavoro si è mosso in una chiave antropologica: un’evidente
testimonianza antirazzista. Ultimamente, forse proprio per la cruda realtà degli eventi, il
suo lavoro si è avvicinato alla poesia. Lavora fra Roma e Parigi.
www.vbellavista.com/
William Pettit, è un pittore di Filadelfia (USA). Ha conseguito il suo BA presso l’università
di Pittsburgh e il suo MFA presso la Tyler School of Art. Oltre alla pittura, lavora con la
fotografia, il video, la musica e la scultura. Le sue opere sono state esposte negli anni, a
Filadelfia, Parigi, Roma, e in diverse città italiane fin dal 2001. Il suo libro di poesia, “Ghost
Songs”, è del 2009 (Casagrande Press-San Diego, Ca). Dal 1999 insegna alla John Cabot
University differenti media. Recentemente, si è dedicato all’insegnamento di antiche
tecniche pittoriche e fotografiche.
www.williampettit.com
Jochem Schoneveld, (Paesi Bassi, 1973) è un fotografo olandese che da 10 anni vive in
Italia; le sue foto sono caratterizzate da una ricerca e attenzione a paesaggi alterati dalla
presenza umana. Le sue fotografie sono state esposte in occasione di festival di fotografia,
quali “Fotografia, Festival Internazionale di Roma”, in mostre collettive e personali in Italia
e Olanda. Sue immagini sono state inoltre pubblicate in riviste internazionali quali la
francese “Le Monde”. Dal 2011 è docente di Fotografia alla John Cabot University.
www.jochemschoneveld.com
Serafino Amato, nato nel 1958, si è formato nell’ambito della ricerca teatrale nei primi
anni ottanta,per poi dedicarsi esclusivamente alla fotografia. Ha esposto in Italia e
all’estero. Dal 2000, ha affiancato l’uso della videocamera. Ha pubblicato nel 2008 con
Lorenzo Pavolini, “Ecatombe – i girini della storia” e nel 2012 “Fogli dei giorni – Leafing
through the days”, Dal 2009 è docente di Fotografia alla John Cabot University.
www.serafinoamato.it
Tanja Lelgemann, critica d’arte e curatrice, ha collaborato con numerose istituzioni
internazionali, tra cui la Biennale di Venezia, Berlin Biennale für zeitgenössische Kunst,
Kunstwerke Berlin, Accademia tedesca di Villa Massimo Roma, Istituto Svizzero Roma, Goethe
Institut Roma. Ph.D. in storia dell’arte contemporanea e studi di filologia romanza e
musicologia alla FU di Berlino, attualmente vive e lavora a Roma. Svolge inoltre un’intensa
attività come producer e autrice di produzioni multimediali per musei e mostre in tutto il mondo.