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La scomparsa di Ezio Lucacchioni

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ARCHIVIO DEL CORRIERE PIEVESE
17 GENNAIO 2017

Città della Pieve. Ezio Lucacchioni, morto due giorni fa, era nato nel 1922. E’ stato una delle figure di maggior rilievo dell’imprenditoria di Città della Pieve nel secolo scorso. Nel settore edile, ma non solo. Figura nel ruolino dei partigiani e dei collaboratori della Brigata Risorgimento di Solismo Sacco e di Alvaro Marchini. E’ stato tra fondatori della Cassa Rurale di Moiano che poi ha portato negli anni alla attuale BCC. ( la foto di copertina lo ritrae con il presidente Palmiro Giovagnola, nel corso di una premiazione per i 50 anni della banca). E’ stato fra i fondatori del Psi a Moiano e sempre presente anche dopo nella politica locale. Ha rappresentato nel campo dell’edilizia una delle aziende più attive dal dopoguerra in poi. 

Lo avevamo intervistato nel marzo del 2010, nel corso di uno dei laboratori della Libera Università dedicato al lavoro e all’impresa nel nostro paese. Fu una lunga ed interessante chiacchierata piena di ricordi e di riflessioni , cui assistettero alcuni iscritti al corso ed anche il figlio Gianclaudio.

 Riportiamo a seguire qualche passaggio di quell’intervista, ci sembra il modo migliore di ricordarlo e di riproporre la sua figura anche  sul piano della storia della  nostra città. (g.f)

“ Sono nato nel 1922, sono andato a scuola a Palazzolo, ci ho fatto fino alla terza elementare; poi fecero le scuole a Moiano nel 1933, e la quarta e la quinta l’ho fatta a Moiano. In quella scuola del Palazzolo, siccome si era liberato l’ambiente, ci fecero la casa del fascio, Ma prima quella era stata la casa dei socialisti che fu bruciata e quasi distrutta dai fascisti.

Ho lavorato anche alla fornace Frazzi  nel 1940, quando c’era il dottor Merli. Poi mi hanno mandato in Grecia, in guerra. Quando tornai nel 1945 creammo la sezione del partito socialista a Moiano

Il mio povero babbo è stato in America nel 1913, in Argentina. Parecchia gente di Moiano e della Pieve era laggiù in Argentina. Facevano quello che c’era da fare . Lui faceva il muratore, laggiù c’era da mangiare, qui no.

Nel 1945 poi io ho cominciato a lavorare per conto mio. Prima lavoravo col povero Umberto Marchini. Eravamo tre fratelli:  Luigi e Novello e io. Il mio povero babbo ci diceva sempre imparate perché non vi pentite e lavorate per conto vostro. Ci diceva sempre che è meglio il peggio cottimo che la meglio opera. Era vero. Si ho conosciuto i Marchini, a cominciare dal padre, il povero Sandro che andò via dalla Pieve   perché i fascisti gli davano fastidio. Sandro, era il babbo di Alvaro e di Alfio. Eravamo negli anni 1932-33. Quando si era già trasferito a Roma, tornava a lavorare a Ponticelli e poi portava a Roma le uova per arrotondare. Faceva una specie di corriere.

Io ho cominciato con la mia azienda nel 1945. I tre fratelli Lucacchioni, tuttora tiriamo avanti . Io ho diretto sempre l’azienda, ma ora non lavoriamo più; adesso nella ditta c’è mio figlio, c’è il figlio di Novello, c’è Francesco. Però, quello che voglio dire è che io sono stato in grado di mantenere questa azienda unita, intatta. Ho visto tante ditte dopo un po’ di tempo che hanno diviso, si sono sfasciate. Noi, la ditta l’abbiamo mantenuta sempre perfetta.

Alcuni dei lavori che ricordo. Ho fatto la Casa del Popolo a Paciano, ho fatto il Mulino del Popolo a Paciano , il Mulino dell’Olio. Ho fatto la Casa del Popolo a San Litardo. Ho fatto la Casa del Popolo di Moiano. Nessuno la voleva fare. Gliela feci io. Eravamo nel 1965-66 il progetto lo fece l’ingegner Rasimelli. Dopo facemmo l’ampliamento, il salone che non c’era, il resto. Fu anche la mia svolta. Una parte dei soldi fu messa dai Marchini.  Mi ricordo che quando andammo da Alfio c’erano due guardie, prima di entrare. Ma per i soldi che mancavano ci fu dato in cambio del terreno a San Sisto, dove facemmo diversi appartamenti, negozi e garage. E li vendemmo bene, allora San Sisto stava crescendo. Abbiamo lavorato alla stazione di Chiusi per circa 10 anni. Abbiamo costruito a Montepulciano, a Chianciano, a Castiglione. A lavorare alla Pieve ci chiamò il geometra Orlandi, che stava in Comune. E da allora alla Pieve abbiamo costruito molto, prima in Via Roma, poi per i Cappuccini, poi a Canale. Ora stiamo cominciando a ristrutturare la vecchia Tenenza dei Carabinieri. Ma il lavoro , la situazione ormai è cambiata. Il manovale c’è più poco. Il cemento lo prendiamo già collezionato. Per fare il cemento abbiamo le betoniere. Per mandare  su il cemento, abbiamo l’attrezzatura. Abbiamo il montacarichi, le gru. Insomma abbiamo una bella attrezzatura. Tutta comprata con il mutui dell’ Artigiancassa.

Ma è cambiato anche il mercato e la situazione. Le gare come vengono fatte oggi sono un danno per le aziende serie. Si fanno solo al massimo ribasso. Vengono su ditte dal Sud, fanno ribassi grandissimi, prendono l’anticipo e poi scompaiono. Così anche per la manodopera, non sono le soluzioni migliori quelle che vengono avanti e praticate anche qui da noi”