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Isola Polvese – “Miracolo” al Monastero degli Olivetani

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Castiglione del Lago.  Confrontando le fotografie di com’era e di come è oggi viene da esclamare “al miracolo!”. Al posto dei solai crollati, delle mura crepate, delle montagne di pietre e sassi dentro e fuori, delle stanze piene di terra, dei pavimenti sconnessi oggi, nel Monastero di San Secondo o degli Olivetani a Isola Polvese, ci sono ambienti di una bellezza da togliere il fiato, realizzati con tutti i crismi di un’ottima architettura bioecologica: scale in legno di faggio e acciaio, servizi igienici degni di un hotel di lusso nei toni del bianco e del grigio, tinteggiature alle pareti che seguono le regole della cromoterapia (arancio per le scale perché diminuisce la fatica e aumenta il respiro, azzurro per diluire l’ansia, giallo per imprimere energia), stemmi e portali tolti al nero della fuliggine. L’ex convento risale all’anno Mille. La sua decadenza è iniziata intorno all’inizio del 1600 perché i monaci olivetani abbandonarono l’isola per le condizioni insalubri dovute all’abbassamento delle acqua del lago ed il conseguente impaludamento della zona. In seguito è stato utilizza to come casa e magazzino da vari coloni. Il crescente degrado di tutto il bellissimo edificio, a fianco della chiesa che invece è andata definitivamente distrutta tranne un pezzo della facciata, è stato per fortuna fermato grazie all’intervento della Provincia, della Regione e della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia con un impegno economico di circa 2 milioni e 500 mila euro, di cui 945 finanziati dalla Fondazione.

Il restauro affidato all’architetto Sergio Formica è avvenuto in tre stralci: il primo la messa in sicurezza, il secondo per finire alcuni lavori rimasti in sospeso in attesa di capire quale fosse la destinazione d’uso ( si era parlato prima di beauty farm poi di un centro della musica,della moda, e persino di farci ritornare i monaci ma pare che ormai ci siano più monasteri che olivetani) e il terzo per concludere l’intervento, ormai alle battute finali.

“Mancano solo piccoli accorgimenti che dovranno essere decisi da Arpa visto che diventerà la sede di due loro importantissimi Centri “precisa Formica “Si sta aspettando solo l’accordo definitivo, la firma della convenzione”. In pratica il Monastero è pronto, potrebbe essere inaugurato intorno a Pasqua, con l’arrivo della primavera, la stagione più bella per l’isola. “Arpa Umbria – spiega Fabio Mariottini, responsabile ufficio stampa – insieme ad altri partner scientifici come l’Università di Perugia e il mondo delle associazioni, sta realizzando sull’isola il “Centro Cambiamento Climatico e Biodiversità in ambienti lacustri e aree umide” che ha come obiettivo la conservazione e il ripristino della diversità biologica a tutti i livelli: genetico, di specie, di ecosistema. Inoltre diventerà un Centro internazionale di Didattica Ambientale sullo Sviluppo Sostenibile”.

In cima ad una breve salita il Monastero oggi svetta vittorioso e maestoso, metà intonacato giallo ocra e metà ancora in pietra a vista (la torre mozza, la grande torre e i resti della chiesa), tra il verde di querce ed olivi guarda verso il lago e la costa. Davanti all’ingresso c’è una installazione che riproduce il Trasimeno con al centro la Polvese in miniatura, una cisterna perla raccolta dell’acqua ed una fontana che sarà installata a breve. Più in basso in una casetta, ex porcilaia, è stato sistemato il locale termico che alimenterà il riscaldamento a pavimento e a parete utilizzando una grande caldaia alimentata a pellet ma anche dal cippato, questo secondo ricavato dalle potature degli alberi dell’isola. “Abbiamo ristrutturato tutto seguendo i dettami della bioedilizia” precisa l’architetto, non nuovo a soluzioni innovative con al suo attivo, tra l’altro, anche il progetto della Casa dei 5 sensi di San Feliciano e quello della casa colonica dell’Oasi La Valle di San Savino. “Abbiamo utilizzato il cotto, il legno, la calce idraulica naturale, del materiale isolante naturale. Gli infissi, in legno massello di castagno, li abbiamo trattati con terpene d’arancio, aceto di vino, uova, trementina e cera d’api”. In una stanza, per metà ripiena di terra, è stata ritrovata una scala che porta ad un percorso segreto sotterraneo collegato con il lago, usato dai frati per arrivare senza farsi vedere in riva al lago. “Ne abbiamo recuperati solo sette metri, poi il resto è crollato e costerebbe troppo ripristinarlo”.

Straordinari i due grandi saloni ricavati al piano terra dal refettorio e al piano superiore dall’infilata di celle oggi abbattute ma individuabili osservando il numero e il susseguirsi delle finestrelle. Diventeran no una sala convegni da 90 posti m collegamento diretto con una stanza-cabina per la traduzione simultanea ed una sala espositiva per le attività che l’Arpa metterà in campo. All’esterno l’attenzione è attratta subito dalla grande torre campanaria messa m sicurezza con ancoraggi di vario genere e in mezzo al prato dalle rovine della chiesa anch’esse stuccate e rafforzate contro l’eventualità di un sisma. Il tutto legato da una grande terrazzo, sopraelevato e pavimentato in legno trattato che potrebbe benissimo essere utilizzato come palcoscenico per spettacoli teatrali e concerti di rara suggestione.