Home il caffè della domenica Il “Caffè della Domenica” Ricordando Shangai o le Case Popolari

Il “Caffè della Domenica” Ricordando Shangai o le Case Popolari

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Mi è stato chiesto di partecipare alla confezionamento di un regalo per Natale per dei familiari. Per parteciparvi devo fare alcune cose, tra cui scrivere due righe su dove ho trascorso la mia infanzia. Ed ho cominciato a farlo, molto volentieri. Così, diverso tempo dopo averne scritto alcune cose, ho ripreso in mano la memoria ed ho ricostruito le mie diverse case, i miei diversi San Martino nel tempo. Tutti spostamenti, tutti pezzi di vita circoscritti. Tutto dentro Città della Pieve, dove ho sempre scelto di vivere anche dopo, dopo che nel tempo del lavoro, l’ho sempre vissuto fuori delle sue mura ed in particolare a Perugia.

La prima abitazione, per pochi mesi, fu nella casa dei nonni paterni, in Via del Fango. Poi in Via Case Basse, il vicolo parallelo a Via Santa Maria Maddalena. Poi per il Vecciano, cioè l’attuale Via Roma, in un appartamento del Palazzo Bandini, allora di proprietà delle sorelle Gobbani, i Gobbani di cui era stato mezzadro mio nonno Ermindo. Poi dopo il crollo di Palazzo Fargna, nel 1959, dove abitavano nonni materni e zii, la famiglia Bacci, li seguimmo alla Barricate, dove gli avevano assegnato una casa popolare. In quegli anni  ho abitato sopra l’attuale lavanderia, in una palazzina di proprietà della famiglia Capoccia. Accanto avevamo la famiglia di Aldo Cestola, il “re del fango”, grande capitano della Pievese. Poi ancora nella Piazza davanti il Comune. Infine ma non era più infanzia in Via Vannucci, il Casalino, da cui partii per Perugia, dove ho abitato per buona parte del Liceo e poi negli anni dell’Università. Luoghi dell’infanzia? Senz’altro Vecciano e Barricate, le case popolari, chiamate anche “Shangai”. Su “Shangai” ho scritto anche dei versi pubblicati  anni fa. e che metto qua sotto. Vi ho vissuto non molti anni, la seconda parte delle elementari. Quando feci le Medie a Palazzo Orca, abitavo già nella Piazza davanti al Comune. Ero già, marcato, indelebilmente, sanpietrino. Ma se dovessi collocarla in un posto, l’infanzia sarebbe sicuramente lì, nello stradone, lungo le case del “trenino”, con in fondo la Madonna nella sua nicchia di tufo, dove a maggio arrivava la processione e le ragazzine uscivano anche di sera. Che per noi era la cosa più importante e valeva pure qualche preghiera.

Gianni Fanfano