C’è stato il 1945, quando la guerra, la seconda guerra mondiale che aveva devastato città e campagne, è finita ed è iniziato un lungo periodo di pace, in Europa.
C’è stato il 1968, quando, in tutto il mondo, una ribellione soprattutto di giovani, contro ingiustizie e potere, sembrò aprire ad una nuova società.
C’è stato il 1982, quando dopo i due mondiali del 1934 e del 1938, l’Italia vinse il suo terzo mondiale di calcio, con il Presidente Pertini che al ritorno in aereo giocava a carte con Zoff e Bearzot.
C’è stato il 1989, quando con il crollo del muro di Berlino, sembrò che il mondo, dopo essere stato sull’orlo della guerra atomica, tornasse ad essere un luogo di pace e di libertà.
C’è stato il 2001, quando due aerei guidati da terroristi islamici distrussero nel centro di New York le Torri Gemelli e dissero al mondo che non c’era nessun luogo al sicuro ed al riparo dal fanatismo.
Ci sarà il 2020. Anche questo anno passerà sicuramente alla storia. Alla storia mondiale. Sarà l’anno del coronavirus, l’anno della pandemia. Come quegli anni della peste, studiati nei libri di storia e che non si riusciva a capire bene cosa fosse stata. Ora lo sappiamo. Generazioni diverse lo ricorderanno in modo diverso. Forse anche paesi diversi lo ricorderanno in modo diverso, perché anche se si dice che il virus non rispetta nessuno, in realtà dove è passato ed ha portato morte e sofferenze non tutto era uguale e anche dopo non tutto è tornato come prima.
Città della Pieve, come i paesi di questa nostra zona, da Chiusi a Chianciano a Montepulciano, da Panicale a Castiglione, da Monteleone a Montegabbione, non sono il Quadraro o Tor Bella Monica. Qui si può avere meno lavoro e meno teatro, meno divertimenti, ma sicuramente le nostre vite sono state scandite da maggiore sicurezza. Quella sicurezza che resta il diritto e la condizione primaria di ogni consesso civile.
Credo che questo 2020 ce lo ricorderemo con una sensazione addosso, comune a molti, ricorderemo una grande insicurezza, sì, una grande paura, per l’impossibilità di capire da dove venga il pericolo e come affrontarlo ed evitarlo. Ce lo ricorderemo per il timore che ci ha attanagliato in ogni attimo delle nostre giornate. Per noi, per i nostri cari, per la nostra comunità.
E credo che ce lo ricorderemo anche per la sensazione di una grande impotenza che abbiamo provato. Impotenza personale singola e impotenza collettiva. Ci siamo sentiti impotenti dopo che per anni sembrava che potessimo fare e disfare tutto. Abbiamo sostituito uomini con i robot, abbiamo mandato uomini in giro nello spazio, usiamo e manipoliamo la vita come frittelle. A base di nuove cellule e dna selezionati. Facciamo nuove piante e nuovi animali. Stiamo per creare artificialmente la vita. Ed invece in uno sperduto mercato cinese, in questo mondo senza limiti e frontiere e controlli, è nato qualcosa che ci ha messo tutti sotto scacco. Ed invece un certo giorno di questo 2020, siano dovuti ricorrere ad un pezzo di stoffa sulla bocca e sul naso. Come i barbari di un tempo di fronte agli incendi che scatenavano nelle loro scorrerie.
Questo 2020 lo ricorderemo come l’anno del limite, l’anno che ci ha sbattuto in faccia i nostri limiti, limiti personali e collettivi, limiti fisici, economici, politici, organizzativi. Limiti drammatici.
Pare che Nei primi mesi del 2021, sono in molti a dircelo, avremo il vaccino e da lì in poi tutto si risolverà. Io mi auguro che la lezione serva a qualcosa.
Mi ricordo da ragazzo, con le prime macchine, appena presa la patente. Andavo, passato Tavernelle, con un amico in un vecchia 500, verso Città della Pieve. Andavo fortino, diciamo, e vedemmo tardi la pattuglia dei Carabinieri. Un carabiniere della pattuglia ci fermò. Abbassammo il finestrini pronti a trovare qualche scusa, ma lui si abbassò e ci disse “Ma dove credete di andare! Ma non vi siete accorti che siete in una 500?”.
Ecco, questo 2020, o chi per lui, si è abbassato su noi tutti e ci ha detto “ma dove credete di andare, tenete presente che , nonostante vi credete dei padreterni, siete in una 500!”
Gianni Fanfano