Home Argomenti Politica Gianni Fanfano “L’ultima scommessa”

Gianni Fanfano “L’ultima scommessa”

Condividi
Questo che segue è Il testo dell’intervento fatto sabato scorso nella riunione del Direttivo Regionale dei Civici per l’ Umbria che ha lanciato il primo congresso di quello che sarà un nuovo soggetto politico a livello regionale e nazionale, insieme ad Alleanza Civica Nazionale. Congresso che in Umbria terremo fra aprile e maggio. La cartella dove ho raccolto i files e tutto quello che c’era da raccogliere dal 1999 in poi, quando ho dato vita alla lista civica “Pieveduemila”, con Pieve Nostra e Verdi la chiamai “La Scommessa”. A distanza di più di venti anni, dopo diversi tentativi di vario genere, sono e siamo ancora lì.
Con una differenza sostanziale, come ho detto nelle parole conclusive. E’ per me, l’ultima scommessa. Prima di ritirarmi, a vita privata.
” Questa nostra esperienza inizia per molti di noi circa tre anni fa come forze fondative. Da un anno siamo impegnati come Civici x l’Umbria
Una esperienza vissuta interamente dentro una pandemia che sta avendo effetti simili ad una guerra mondiale. Dal punto di vista sanitario e dal punto di vista economico. Con degli effetti ancora difficilmente calcolabili.
Questa esperienza ha avuto inizio alla fine di un ciclo storico, storico a livello nazionale e storico a livello regionale
Quello Nazionale ha sancito la fine della seconda repubblica, con la costituzione in piena pandemia di un governo di salvezza nazionale.
Quello Regionale l’esaurimento del primo regionalismo guidato per cinquanta anni dalla sinistra
La crisi nazionale ha portato alla creazione del governo di salvezza nazionale guidato da Mario Draghi, la figura più accredita a livello europeo ed internazionale, sia sul piano economico che politico.
Il mondo economico che c’è, di cui fanno parte i mercati a cominciare da quelli finanziari, hanno fatto capire di apprezzare questo passaggio. Non il mondo economico che si vorrebbe, che semmai va pensato e soprattutto nel lungo periodo costruito. Sono quei mercati finanziari che per il livello patologico del debito pubblico italiano sono mercati fondamentali da cui non si può prescindere, mercati da cui si deve partire comunque anche per costruire un processo un percorso virtuoso di ridimensionamento della nostra dipendenza.
In questo contesto straordinario la domanda deve essere
C’è bisogno di noi? Come si dovrebbe fare ad ogni inizio, ad ogni atto fondativo.
La risposta è si, io dico si, ma ad alcune condizioni
Perché altrimenti corriamo il rischio che questo bisogno lo avvertiamo noi, come tanti soggetti autoreferenziali protagonisti, oggi, della politica, ma non lo avvertano i cittadini, la società regionale, in particolare un soggetto ancora più specifico, che non lo avvertano i cittadini elettori.
Veniamo all’analisi. In che situazione ci troviamo?
Prendo due risposte. Due raccolte di dati.
Claudio Carnieri, ex segretario regionale del PCI negli anni 80, Presidente della Giunta Regionale negli anni 90,
Poi per un lungo periodo presidente dell’Aur, agenzia di ricerca regionale. Persona sicuramente priva di preconcetti e pregiudizi nei confronti della storia della sinistra al governo.
Dice Carnieri in un post sulla sua pagina fb di qualche settimana fa. “ Da il Sole 24 Ore pag 15 di oggi, in uno scritto di Giorgio La Malfa, che analizza il PIL pro capite delle regioni italiane nel periodo 2000-2019. Il risultato dell’Umbria è il peggiore nella graduatoria nazionale. Perde 70 posizioni in 20 anni. Chiedo: si puo finalmente aprire una discussione che guardi al passato e al futuro con spirito di verita?
Poi c’è un secondo blocco di dati. Dati di alcuni flussi elettorali delle elezioni regionali in questo duemila.
Dal 2000 al 2015 la sinistra perde 150.000 voti
l’Umbria perde 110.000 votanti
Dal 2015 al 2019. Il centro destra aumenta 109.000 voti. In Umbria aumentano 64.000 votanti
Nel 2019 La differenza fra CD e CS a favore del primo è di 100.000 voti.
Cosa vogliono dire questi dati?
Che sono fondamentali i voti che tornano dal non voto. Gli elettori che tornano a votare.
Sono questi voti, il rientro del non voto, che determinano gli spostamenti le vittorie e le sconfitte. Altrimenti i due blocchi sono pressochè blocchi immobili, con solo flussi interni.
Lo si può vedere anche in alcuni comuni. Lo si vede anche in quella che era definita una roccaforte della sinistra come Citta della Pieve, dove abito e dove ho sostenuto l’alternanza rispetto ad un governo che si prolungava dal secondo dopoguerra. In alcuni casi l’alternanza diventa un bisogno oltre che politico, quasi fisiologico, per la democrazia.
Aggiungo che sarà molto difficile modificare questa situazione nel 2024, nelle prossime elezioni regionali.
Cosa voglio dire?
Che insieme ad un nuovo progetto ed un nuovo programma per l’Umbria si rende indispensabile la creazione di un nuovo soggetto che sia del tutto non riferibile al passato, un passato sulla cui condanna politica ed elettorale non si può più fare niente. Non si potrà rimediare ancora per diverso tempo.
Un passato che è responsabile della riduzione della democrazia che stiamo vivendo in termini di partecipazione alle elezioni ovunque non solo in Umbria.
A Roma nelle ultime suppletive ha votato il 13%. Ed il giorno dopo ho visto sulla stampa un grande scontro su chi aveva vinto e chi aveva perso.
Se si votasse in queste ore, con lo spettacolo dato con le lezioni del presidente della repubblica, saremmo molto lontani dal 50% dei votanti.
E’ una fuga dalla democrazia dei partiti che viene da lontano, che si è annunciata, che ha mandato segnali forti, ma non è stata ascoltata. Che è partita dalle grandi aspettative proposte nella seconda parte del secolo scorso. Quando anche le Regioni, appena costituite sembravano far parte di un grande e profondo percorso riformatore. Che ha corroso la società e la socialità. Che, perché inascoltata, è diventata rabbiosa e rancorosa, come quella fra amanti delusi. Che proprio perché delusa difficilmente da’ credito a quelli che sono o possono sembrare i vecchi amori.
Dentro questi processi si dovrebbe studiare e a me interessa richiamarli in questo momento solo per delineare i contorni fondamentali del nostro lavoro.
I contorni devono parlare alla società di una nostra diversità a cominciare dal progetto
L’Umbria dopo l’Umbria del passato
Un’altra Umbria rispetto all’Umbria attuale.
Una regione che sia davvero una Città Regione
Penso ai segnali critici che già venivano negli anni 90 sui liniti del regionalismo, sulla non realizzazione della “Città Regione”, sul riconoscimento mancato del suo policentrismo , da figure di rilievo della cultura politica di sinistra come Lello Rossi.
Umbria Regione aperta e non chiusa, non provinciale ed autarchica come quella che è stata costruita .
Umbria come uno dei motori dell’Italia Centrale, come primo interlocutore di regioni come Lazio e Toscana di città come Roma e Firenze, a cominciare dai collegamenti viari ferroviari ed aerei. E’ un mio pallino. Altro che Aeroportini e Frecciarossa a binario unico. Con Franco e Leandro abbiano cercato di dimostrare l’importanza per l’Umbria che potrebbe avere la dorsale ovest, dove passano le grandi vie di comunicazione veloce.
Il PNRR lo vedo dedicato a questo in particolare ed alla formazione di reti di imprese, di sistemi locali, di impresse che cooperano, senza dimenticare le imprese cooperative che nel settore del credito e della grande distribuzione hanno già assunto dimensione di nuova area regionale ed hanno da tempo aperto percorsi comuni con la Toscana.
C’è stato il tempo della maggioranza silenziosa, è tempo di rappresentare la maggioranza operosa e questa sarebbe la risposta alla nuova segmentazione sociale. E questa sarebbe la costruzione del blocco sociale di questo primo quarto di secolo. Insieme ad Andrea ho avuto una significativa esperienza nel movimento cooperativo. Nonostante alcuni gravi errori, e nonostante la diffusione delle false cooperative credo che la forma cooperativa sia ancora oggi il tipo di impresa che maggiormente favorisce elementi di democrazia economica. Mentre invece da anni la cooperazione sopravviva ai margini dell’attenzione generale.
Qualcuno potrebbe, ma perché non provare a fare questo dentro le forze politiche esistenti.
La risposta è semplice. Perché dentro i partiti poco coincide il dire con il fare. Perché è quasi scomparsa la coerenza di una politica costruita come servizio e non come mestiere, perché la politica tradizionale i partiti tradizionali, di destra e di sinistra, sono oggi prevalentemente soggetti di marketing a breve termine, sono apparati che lavorano in primo luogo per la autoriproduzione.
Ed anche quando riescono ad esprimere qualche novità questa novità viene avvertita non credibile, dall’elettorato deluso, perchè legata ai fallimenti del passato, quella delusione di cui parlavamo prima.
Ecco, perché serviamo. Ecco perché servono i Civici per l’Umbria ed il movimento Civico in generale.
Ma serviremo se parleremo con i fatti il linguaggio della diversità, dell’autonomia, di una identità che non appartiene al passato.
Se parleremo da soggetto che fa politica concreta e che si sporca le mani anche con le alleanze e le coalizioni, ma che lo fa alla fine di un percorso, non all’inizio, in base a vecchie logiche di schieramento.
Dobbiamo essere un nuovo soggetto politico, che non sia un partito, ma una federazione
Una federazione di soggetti politici, di soggetti territoriali, di soggetti sociali.
Perché il partito richiama il passato, un passato correntizio per un verso, un passato leninista, dirigista e centralista per l’altro verso.
Un movimento non regionale, ma nazionale. Proprio per chiudere il cerchio della credibilità di cui parlavamo. Per rendere credibile e completa la nostra offerta politica nuova.
Una federazione che abbia come prima tratto riconoscitivo il territorio, territorio come primo nodo con cui deve fare i conti un progetto di cambiamento, Territorio come prima contraddizione dei processi economici di una globalizzazione distorta, e non regolata.
Una federazione che metta insieme tutte le esperienze civiche disperse e sane ed autentiche.
Una federazione che punti a coinvolgere tutte quelle forze politiche ancora minoritarie e divise che non sono riconducibili alla attuale destra ed attuale sinistra. Penso ad Azione, Italia Viva, Base, Verdi, + europa, radicali. Che spesso sono solo ricollocazioni personali, ma se inserite dentro un nuovo contenitore possono valere secondo recenti sondaggi dal 10 al 20% dei consensi. Non dimenticando che a noi interessa come interesse nazionale una rigenerazione non solo della sinistra ma anche della destra. Una destra nazionale, repubblicana che faccia della legalità e della buona e rigorosa finanza pubblica le sue bandiere sarebbe molto utile alla politica italiana.
Serve un soggetto politico che includa ed aggiorni la cultura solidaristica che è stata propria in particolare di Patto Civico e quella riformista e liberaldemocratica che ha caratterizzato più di altre l’esperienza di Umbria dei Territori.
Sapendo che comunque anche questi valori sono tutti da rideclinare nelle novità che la società produce quotidianamente.
Concludo con un consiglio ad Andrea e con una confessione personale.
Un soggetto politico, organizzato e plurale, dicevo.
Che faccia tesoro del grande lavoro fatto fino a qui da Andrea e da Marco in particolare. Un grande lavoro di cui dovremo essere riconoscenti ad Andrea fino a che non lo recepiranno i libri di storia dell’Umbria.
Di Andrea che in questi mesi è stato la locomotiva, la voce, il simbolo, l’animatore ed il motivatore della nostra esperienza. La faccia bella e nuova di qualcosa di diverso che chi non ha i paraocchi o rendite di posizione da difendere, ha avvertito. Di Andrea che non potrà che essere la prima risorsa da mettere a disposizione per quegli appuntamenti con le responsabilità, di governo, che gli elettori vorranno attribuirci, nei prossimi anni.
Ma questo soggetto che stiamo costruendo non può essere solo Andrea Fora. Va costruito un largo gruppo dirigente, che faccia un ampio salto generazionale, che sia formato non sulla logica degli apparati che diventano partiti. Un gruppo dirigente non solo con più responsabilità, ma anche con più voci. Una esigenza questa che è insieme democratica, strategica e non da ultimo anche tattica.
La confessione che riguarda me invece è questa.
Questo con CiviciX è il mio ultimo tentativo di impegno da cittadino di impegni nella politica. E’ l’ultimo anche perché pesano le molte primavere che mi porto dietro. Dalle prime esperienze con il Gruppo Camilo Torres dove il mio spirito laico stava a stretto contatto di gomito con la Teoria della Liberazione a Città della Pieve, passando per la partecipazione, convinta ed in prima persona, al superamento del PCI umbro, il PCI ingraiano e delle famiglie perugine. Fino alle prime esperienze di liste civiche nel 1999 e nel 2004. Fino alla ricerca di luoghi ed esperienze di cambiamento ovunque si presentassero.
Ecco vorrei tanto che questo tentativo avesse successo. Non solo per provare a risolvere i problemi dei nostri paesi, ma anche per evitare un definitivo ritorno a vita privata.