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Giacomo Peppicelli, un campione da rivalutare

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Avevo trovato il nome e la notizia delle imprese atletiche di Giacomo Peppicelli sulla raccolta che stiamo ripubblicando di Pieve Nostra, nei primi numeri, quasi a metà degli anni cinquanta del secolo scorso. erano brevi segnalazioni delle sue vittorie e venivano citate come le gesta di un pievese che si faceva onore nello sport italiano ai massimi livelli. Si perché Peppicelli, era nato per la precisione a Casaltondo di Moiano, prima di trasferirsi, grazie alla sua attività sportiva. alla Fiat di Torino. Lo sport che Peppicelli praticava era il fondo e il mezzofondo. ma la notizia mi era rimasta lì, superata e accantonata, da tutte le altre ricerche che nella nostra storia locale siamo andati facendo. Poi il riaggancio, quando abbiamo cominciato a mettere sotto attenzione i nostri fondisti odierni, da fausto Risini a Matteo Merluzzo fino alla Filippine e alla prima edizione della “Quattro Chiese” di San Ritardo. Fino a quando in quell’occasione ho incontrato e  conosciuto il figlio, di Giacomo Peppicelli, Marco,  che abita a Castiglione del Lago e che segue anche la società podistica castiglionese. E in quell’occasione d’accordo con Risini, abbiamo deciso di pensare a come valorizzare e  ricordare questa importante figura sportiva della nostra zona. E in quell’occasione Marco  mi ha detto che aveva molti documenti e che aveva anche fatto un pagina su Wikipedia, dedicata al padre. Così mentre pensiamo al lavoro futuro penso che sia giusto ed utile incominciare a conoscere questo nostro campione , proprio tramite una sintesi di ciò che ha pubblicato il figlio.

foto peppicelli 1

Giacomo Peppicelli nato a Città della Pieve , il 27 marzo del 1928  e morto a Paciano il 7 luglio del 2011  è stato un atleta italiano , 10 volte campione italiano di mezzofondo e fondo negli anni ’50.

Il debutto

Giacomo Peppicelli nasce nel 1928, ultimo di cinque figli, nella campagna umbra a sud del Lago Trasimeno, vicino al confine con il territorio senese e quello orvietano. Le modeste possibilità economiche della famiglia non gli consentono di coltivare il ciclismo, sua vera passione sportiva, costringendolo ad accontentarsi di vincere qualche corsa podistica di paese. Accompagnato da un amico più grande che ne aveva riconosciuto la potenzialità, debutta in una reale competizione podistica a Frosinone nel 1949, all’età di 21 anni. Arriva per primo al traguardo ma, da sconosciuto non tesserato, gli viene attribuito un inesistente taglio di percorso che ne decreta la squalifica. Dalla gara del fine settimana successivo in poi, per circa un decennio, avrà ampio modo di far ricredere quei sospettosi giudici sul suo reale valore podistico[1].

L’attività agonistica

Tesserato dalla Testaccina di Roma e introdotto all’allenamento ed allo stile di corsa, conquista rapidamente i vertici nazionali e vince nel 1951 il suo primo titolo di Campione Italiano nel Cross. Tra 5.000 metri, 10.000 metri, Cross e Maratonina si laureerà altre 9 volte Campione Italiano. Nel 1952 partecipa per la seconda volta alla Corrida di San Silvestro di San Paolo del Brasile, che vede iscritti 2.000 atleti di 15 paesi e 3 continenti, considerata dalla stampa sportiva dell’epoca la vera olimpiade su strada della distanza. Ottiene il 6º posto (il vincitore di quella edizione è Franjo Mihalić), a dimostrazione di una sua spiccata predilezione per le corse su strada rispetto a quelle su pista. Nel 1953, anno di punta della sua attività su strada, vince 31 gare su 35 disputate, quali l’Internazionale Verbania-Pallanza nella quale precede il tunisino Ahmed Labidi e lo svizzero Page, all’epoca personaggi ai vertici della specialità.

foto peppicelli ok

Il suo passaggio al Gruppo Sportivo FIAT, che lo acquista per un posto di lavoro da operaio in fabbrica a Torino, segna la svolta di allenamenti e competizioni verso l’ambito della pista, settore prediletto dalla casa automobilistica rispetto alla strada per i migliori riscontri in termini di immagine e prestigio. Il culmine di tale fase lo raggiunge certamente nella pista di atletica di Torino la sera del 27 giugno 1956, nella quale, sotto l’attento occhio del suo allenatore Reposi, fa propri i record italiani dell’ora, dei 20 km, dei 25 km e dei 30 km. Dissapori tra il suo allenatore e il selezionatore della nazionale, unitamente ad uno sfortunato 3º posto per problemi fisici nella Maratona di Roma, gli valgono l’esclusione dalla nazionale che andrà all’Olimpiade di Melbourne del ‘56, periodo nel quale la stampa sportiva (dell’epoca e successiva) lo reputa il più forte fondista azzurro[1].

L’addio al podismo

Podista più per necessità che per passione, annuncia il ritiro dalle competizioni nel 1960. Amante dello sport e della vita all’aria aperta, della caccia, del tiro a volo, della pesca, della ricerca dei funghi, della cura di orto e vigna, trascorre gli anni di pensione nella sua terra di origine, l’Umbria, ripercorrendo le strade ed i sentieri di collina che l’avevano visto correre scalzo da bambino. Il 14 dicembre 2010, pochi mesi prima della sua scomparsa, viene premiato con Targa d’Argento al Merito Sportivo dal CONI di Perugia.”

Gianni Fanfano

corrierepievese@gmai.com