Il nome di FILIPPA non dice molto ai Pievesi moderni, molti dei quali sicuramente non hanno mai sentito parlare di questa donna di cui non risultano ulteriori generalità se non che fosse di Città della Pieve (sarebbe meglio dire di Castel della Pieve, considerato il periodo storico nel quale ella visse).
A suo carico, con l’accusa di stregoneria, fu allestito un famoso processo nel 1455 a Perugia, caduto nel dimenticatoio ma i cui atti sono ancora presenti in un polveroso Archivio. Grazie ad essi, sappiamo di dover annoverare anche l’attuale Città della Pieve tra i luoghi interessati, nei secoli, dal noto fenomeno persecutorio (soprattutto verso le donne) che va sotto il nome di “caccia alle streghe”.
Filippa fu accusata di stregoneria, giudicata dalla Magistratura Civile e condannata al rogo , secondo un rigido “protocollo accusatorio” che volle mettere in luce il suo agire al “servizio del Demonio”. La descrizione delle sue “nefandezze”, poste in essere per un ventennio dopo essere stata “indottrinata” da CLARUTIA, altra presunta “strega”, fa accapponare la pelle .
Sembra di assistere alla scena quando viene descritta “donarsi” al Diavolo : “Si denuda, si scompiglia i capelli, si unge il corpo ed invoca il Demonio facendosi da questi possedere carnalmente, al cospetto della Luna” . E tutto al fine di “acquisire la facoltà” di esercitare opere di Magia per diverse malefatte.
Per l’esercizio di queste viene descritta come: “… fattucchiera, avvelenatrice, invocatrice di spiriti immondi e del Diavolo, incantatrice, divinatrice magica, incitatrice di animi pudichi e menti caste alla libidine, turbatrice degli “elementi” (della Natura), danneggiatrice della vita di uomini innocenti, strega, succhiatrice del sangue dei bambini…”
Insomma, roba da far impallidire la “migliore delle Anime perse” succedutesi nella Storia !
Filippa non potè pagare, entro 10 giorni, la somma imposta per evitare il rogo (4.000 Lire = tra 16.000 e 20.000 Euro attuali) e finì arsa viva tra atroci sofferenze.
Ma la RAGIONE e l’aver appreso, nei tempi moderni, che la “caccia alle streghe” (da parte di Autorità Religiose e Civili) fu semplicemente un mezzo “politico” per tenere sottomesse soprattutto le donne e gli “uomini scomodi” per le credenze di quei tempi, ci inducono a considerare Filippa con una certa “benevolenza”.
Non sarebbe male se qualche studioso locale approfondisse meglio l’argomento, non solo per “rivalutare” questa Figura pievese ma soprattutto per non relegarla al ruolo di “attrattiva turistica” in una mera “rievocazione storica” !
Antonio Dell’Aversana