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Città della Pieve. Intervista all’assessore Luca Marchegiani “Il mio impegno e i nostri progetti”

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Continuiamo la serie di interviste ai componenti della nuova Giunta Comunale di Città della Pieve. Dopo quelle al sindaco Fausto Risini ed al vice sindaco ed assessore allo sviluppo economico, Lucia Fatichenti, è la volta di Luca Marchegiani , assessore alla cultura.

Assessore, quanto c’è in questo tuo impegno civile e politico, dell’esempio e dell’insegnamento di tuo padre, che è stato sempre attento e partecipe alla vita del Paese?

Grazie per avermi posto questa domanda, è un modo per ricordare mio padre che è stato il primo con cui ho condiviso l’idea della mia candidatura, attendendo il suo consenso prima di prendere la decisione di impegnarmi in prima persona. Italo era molto attento ai temi di politica nazionale e a quella locale e aveva sviluppato, per via della sua professione, un impegno attivo nei temi caldi della sanità comprensoriale, partecipando in prima persona alle grandi battaglie per il diritto alla salute nella nostra città. Una battaglia aperta che nemmeno io dimentico e anche se mi occupo di cultura sono estremamente interessato e attento all’evolversi della situazione sanitaria nel Trasimeno. Tornando a mio padre, vorrei dare una continuità al suo pensiero e al suo impegno che si era manifestato nell’associazionismo con il volontariato ad A.L.I.C.e., con incarichi sindacali, ma anche un impegno civile a Città della Pieve con la sua candidatura alle elezioni comunali nella Lista civica “Pieve Nostra”.

A proposito di questa continuità, perché hai scelto di candidarti con la lista “Liberamente”?

La mia scelta è stata dettata dalla novità assoluta del progetto. Ognuno di noi ha un orientamento politico, ma abbiamo trovato la sintesi mettendoci tutti a servizio esclusivo di Città della Pieve, senza interessi o lacci politici. E’ per questo che ho accolto con entusiasmo la richiesta di Fausto ad entrare a far parte di questo progetto, condividendolo questa mia scelta con i miei più cari amici, che non sono, quindi, semplici “colleghi” di Giunta o di Consiglio Comunale.

Stiamo vivendo un momento di grande interesse per i reperti recuperati dalla Tomba etrusca di Laris a San Donnino, andiamo verso la concretizzazione di operazioni per una musealizzazione definitiva?

Il mio obiettivo, più generale, per iniziare a lavorare per la cultura – pur conoscendo bene la mia città – è stato quello di osservare ciò che era stato fatto prima di me per ripartire e dare una prosecuzione al lavoro che era in gestazione; interrompere percorsi è sempre un errore, si rischia di ripartire sempre da zero senza crescere. Una delle prime cose a cui ho guardato è stata proprio la situazione dei reperti di San Donnino che sembrava a buon punto, ma necessitava di un nuovo contatto con la Soprintendenza Archeologica perche’ ogni eventuale operazione di restauro, musealizzazione e fruizione dipende esclusivamente dalla disponibilità e dalla sensibilità della Soprintendenza. Era già stato richiesto un contributo alla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia e abbiamo lavorato per utilizzarlo al meglio, soprattutto per rispondere nel minor tempo possibile alle scadenze burocratiche. Lavoro che ha consentito un intervento nel restauro dei materiali lapidei che sta portando alla luce elementi molto interessanti, che denotano la ricchezza e la raffinatezza della fattura degli elementi funerari scavati. Per rispondere alla domanda posso dire che, in un dialogo con la Soprintendenza estremamente fattivo, si dovrebbe fruire a breve di questa straordinaria scoperta archeologica. Il lavoro di musealizzazione porterà una grande opportunità per la città, infatti non sarà solo uno spazio espositivo, ma un luogo interattivo di ricerca e studio; luogo attrattivo come ha dimostrato l’afflusso di visitatori durante le Giornate FAI d’Autunno con le visite al cantiere di restauro.

C’è la possibilità di riprendere gli scavi a San Donnino?

In questo momento ogni sforzo è stato rivolto verso il restauro dei materiali per chiudere il percorso che porta alla musealizzazione seguirà quello scientifico e di studio. Studio di una presenza importante nel territorio e, con la disponibilità di tutte le parti, ci sarà la nostra collaborazione totale a creare le condizioni per cui la musealizzazione dei reperti non sia la conclusione di un processo, ma il suo avvio.

L’estate Pievese è stata un successo inaspettato. Gli eventi “Cortili e Chiostri” ha messo sotto i riflettori alcuni spazi della città poco sfruttati come luoghi della cultura. Questo format può aver aperto ad una nuova lettura della città?

Purtroppo ci troviamo in una situazione in cui la progettualità dei mesi scorsi è stata mutilata dalle emergenze, ma non interrotta del tutto; abbiamo provato a fare della situazione negativa e gravosa che stavamo vivendo un’occasione. Sfumato il lavoro di mesi, portato avanti in collaborazione con l’area del turismo, per dare alla città nuovi format ed eventi estivi innovativi, ci siamo rimboccati le maniche appena è stato possibile provando a recuperare, anche maniera ridotta, alcune idee che hanno costruito un cartellone interessante che ha riscosso un grande successo. Mi reputo estremamente soddisfatto perché in piena sicurezza abbiamo visto molte persone interessate agli argomenti proposti e al nostro splendido patrimonio. Persone di tutte le età, target diversi che si sono dati appuntamento a Città della Pieve. Questo era uno dei miei obiettivi, sposato dal sindaco e dai miei colleghi: veicolare proposte trasversali che potessero attrarre gusti diversi e, inaspettatamente, anche gli eventi che pensavamo fossero di nicchia hanno avuto un grande successo di pubblico.

Storia e arte antica, ma c’è stata attenzione anche per l’arte moderna…

E’ così. Altro elemento dell’estate è stata la mostra Idilli Cromatici ospitata a Palazzo Corgna che ricevuto grande interesse di pubblico apportando valore per la città, infatti ancora oggi nel cortile sono visibili due installazioni che gli artisti hanno donato alla Città insieme ad un dipinto collocato nell’altare della cappella di palazzo, che ritorna spazio aperto al pubblico, recuperato con gli arredi riposizionati dai magazzini comunali. Lavorerò in questa direzione di contaminazione artistica della città, con elementi dell’arte contemporanea che dialogano con il nostro tessuto urbano. Proprio nell’ultimo incontro estivo a Palazzo Corgna ho voluto sottolineare il legame pievese con l’arte contemporanea invitando i referenti del “Giardino dei Lauri”, del laboratorio di cultura fotografica “Il Forno”e dello Spazio Kossuth; tre realtà che danno un grande contributo e valore aggiunto all’offerta culturale della città. Il mio modello e’ una cultura itinerante e diffusa e la riscoperta di luoghi aperti dove la gente possa “incontrare” la cultura.

A proposito di luoghi da vivere l’estate ha segnato un nuovo modo di vivere Piazza Plebiscito, con la chiusura che ha fatto discutere …

Sì, altra protagonista dell’estate è stata Piazza del Plebiscito come il centro vitale della città, che ha fatto da legante a cortili, chiostri vicoli e piazzette. Impossibile rimandare l’intervento su questo topos della città che rappresenta il punto di aggregazione e un valore aggiunto; credo che liberarla dalle auto non fosse più rimandabile. L’immagine retrò della piazza-parcheggio stonava con l’idea stessa di fulcro della vita culturale di Città della Pieve. Un processo graduale e condiviso in cui ci deve essere uno stretto dialogo con tutta la città e le sue parti economiche, ma è un percorso che stiamo facendo tutti insieme.

Forse nel contesto degli eventi culturali è la stagione teatrale quella che ha sofferto di più?

Sì, purtroppo la stagione teatrale a cui avevamo intensamente lavorato ha avuto un pesante contraccolpo. Voglio ringraziare Giacomo Testa che è la mente della stagione teatrale al quale ho dato solo alcune indicazioni a cui tenevo particolarmente, ma insieme abbiamo cercato di trovare più linee di interesse esplorando diversi gusti e diversi mondi del teatro stesso. Ritengo che in una realtà come la nostra sia indispensabile allargare al massimo la platea di pubblico, ragionare verso il futuro per stringere l’occhio alle nuove generazioni, futuri fruitori. Anche per questo avevamo fortemente voluto i mattineè per le scuole con spettacoli che esploravano temi cruciali: la Shoah, la guerra e l’ultimo, purtroppo saltato, sulle importantissime questioni del riciclo e della tutela dell’ambiente. Restiamo in sofferenza sul teatro, vedremo cosa accadrà e cosa sarà possibile fare. Mando un messaggio di solidarietà a tutti gli operatori del settore che vivono un momento di crisi e di grave incertezza.

Gli Archivi altro luogo della cultura sono al centro del tuo mandato, ti abbiamo visto impegnato nelle Giornate del Patrimonio

Sì, le recenti Giornate Europee del Patrimonio sono state occasione per approfondire alcuni aspetti fondamentali del grande corpo documentario che Città della Pieve ospita fra Archivio Storico e Biblioteca, con tanto altro materiale presso l’Archivio Diocesano. Ritengo che il patrimonio archivistico costituisca le fondamenta per una maggiore consapevolezza sulla città, per questo ho fortemente voluto quell’incontro che ha visto i referenti istituzionali dialogare con i ricercatori. Ospiti di rilievo fra cui il Soprintende archivistico dell’Umbria e Marche Giovanna Giubbini, con la quale ho condiviso un percorso comune nel FAI, insieme agli altri prestigiosi relatori ha acceso un faro sul materiale e sulla sua fruibilità. Vogliamo aprire nuove collaborazioni, uno studio attualizzato e attento della città e del territorio per una coscienza storica intimamente legata alle radici.

Ci sarà un evento culturale annuale di forte richiamo, che si attende da anni, su cui puntare per qualificare Città della Pieve?

Sì, stiamo lavorando ad un evento culturale che per noi è strategico e che dovrà restituire alla città opportunità di sviluppo anche dopo la sua conclusione. Mi riferisco, naturalmente, al cinquecentenario della morte del nostro Pietro Vannucci che sarà nel 2023; la nostra amministrazione ha già reso note alcune azioni come la nascita del comitato scientifico che vede impegnati nomi prestigiosi del mondo artistico e non solo e la successiva costituzione di una associazione. Il comitato scientifico è già al lavoro per tutti gli aspetti di studio e di indagine che preludono agli eventi, l’associazione sarà invece il collettore di tante e diverse esperienze, che ci accompagneranno al 2023. L’intento è quello di costruire, attraverso i ricercatori del comitato scientifico, una indagine sulla figura del Perugino nel contesto dal quale è partito; Perugino dentro la sua città e la città al tempo del Perugino. Un evento che non sia fine a se stesso, ma che sia l’apripista per rafforzare nuove prospettive culturali, di fruizione turistica e di rilancio.

Già nel 2004 il Perugino è stato sotto i riflettori, quella grande mostra ha insegnato qualcosa…

L’esperienza del 2004 e la partecipazione di Città della Pieve al circuito regionale delle celebrazioni di allora ci deve fare da guida. Città della Pieve è una immersione totale nel Perugino dalla nascita alle opere della maturità: nessun’altra Città ha questo e, nel 2004, fu un successo straordinario di presenze. Oggi dobbiamo aggiungere l’elemento dello studio per recuperare altri indizi che rendano ancora più accattivante la presenza. L’evento finale previsto nel 2023 chiuderà anche il mandato della nostra legislatura e spero davvero che il nostro impegno possa proiettare il patrimonio artistico pievese verso nuovi importanti traguardi.

Hai la responsabilità di un settore importante e decisivo per Città della Pieve, cosa vorresti che si dicesse di te alla fine di questi cinque anni di lavoro.

Quando si chiede il consenso dei cittadini lo si fa anche in virtù della propria visione di Città ed il mio sogno è traghettare Città della Pieve verso orizzonti più internazionali e cosmopoliti. Una operazione che prevede sicuramente una mentalità più aperta, ma capace di non perdere le proprie radici da cui trarre elementi di forza e di riconoscibilità. Una città orgogliosa di ciò che possiede e capace di vendersi verso l’esterno. Mi piacerebbe essere ricordato per aver accompagnato la mia città verso questi obiettivi. Immagino di avere, a fine mandato, poli culturali non solo dentro le mura ed oltre a Santa Maria dei Servi e Palazzo Corgna vorrei spazi della vita culturale nelle frazioni, luoghi non solo di commercio e artigianato, ma territori valorizzati con espressioni culturali che siano fortemente identitari della matrice artistica che ci contraddistingue.

Intervista curata da Gaetano Fiacconi e Gianni Fanfano