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Città della Pieve. Comunicato di A.L.I.Ce.

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(Comunicato stampa)

Alcuni cittadini pievesi  ci hanno inviato le loro riflessioni su una realtà sociale ormai frequente che resta nell’ombra. Si tratta dell’impegno quotidiano che viene prodigato nelle famiglie agli anziani non autosufficienti.

A.L.I.Ce. è particolarmente sensibile verso tutte le persone non più autonome e si impegna a sensibilizzare l’opinione pubblica e chi di dovere, affinché si venga incontro alle necessità delle famiglie che vivono questa situazione.

Per tale motivo abbiamo voluto dare visibilità al testo che ci è pervenuto.

Eroi quotidiani

In Italia gli anziani non autosufficienti, con pluripatologie, sono accuditi o nelle strutture protette o a domicilio dai loro congiunti, con o senza l’aiuto di badanti.

Non possiamo oggettivamente attestare quanto l’accudimento domiciliare sia diffuso, ma possiamo certamente affermare che è una modalità di cura e attenzione verso l’anziano scarsamente conosciuta a livello sociale.

Le prestazioni di accudimento, assicurate 24 ore al giorno per 365 giorni l’anno, sono analoghe a quelle garantite nelle strutture protette, ma a domicilio la responsabilità e i costi ricadono sulla famiglia. In più, a domicilio è garantito un plus-beneficio per l’anziano che può godere degli affetti familiari rimanendo nel proprio ambiente, usufruendo dei propri oggetti e dei propri spazi e ricevendo le attenzioni, le carezze e il conforto dei propri cari.

All’interno della famiglia, con naturalezza, si esprime il valore di una scelta di accudimento coerente con i propri ruoli di figlia o figlio, di nuora o genero. Molti anziani vengono assistiti con l’aiuto di badanti; infatti ormai sono rare le famiglie dove sono presenti nonni, genitori e figli, dove è possibile un aiuto reciproco che cambia con il passare del tempo: nonni che prima accudiscono i nipoti e poi quando sono anziani vengono aiutati dai figli. Nella famiglia odierna, dove marito e moglie lavorano, a volte risulta impossibile prendersi cura da soli di un anziano non più autosufficiente.

Quando si  viene in contatto con famiglie che da sole o con un piccolo aiuto esterno si prendono cura di un genitore o addirittura due si rimane increduli ed ammirati. Queste famiglie, ma soprattutto queste donne, figlie e nuore, svolgono un compito che vivono come attività naturale, in punta di piedi, nella dignità e nella coerenza del proprio ruolo, 24 ore al giorno per 365 giorni l’anno. Attente ad ogni piccolo cambiamento del congiunto intervengono con la competenza ormai acquisita, gestiscono terapie, presidi sanitari, tengono un filo diretto con il medico e il geriatra o altri specialisti; se devono allontanarsi da casa programmano per tempo l’uscita predisponendo una presenza che le sostituisca.

Si è propensi spesso a dare molto spazio alle cose che non vanno,  mentre passano inosservate esperienze di vita quotidiana di questo tipo, che possono essere un modello, fanno riflettere e  mostrano il bene che ancora esiste.

Considerando che il viaggio della vita ha per tutti la stessa destinazione, l’accompagnamento nell’ultima parte della vita è un fatto che ci accomuna tutti, è necessario, quindi, promuovere la cultura della cura e della tenerezza verso l’anziano, dando visibilità alle esperienze encomiabili che ci sono e che spesso sono conosciute solo nella cerchia ristretta dei familiari e degli amici.

Ci auguriamo che possano essere approvate le proposte di legge che in parlamento chiedono:

  • l’attuazione di un progetto individualizzato da parte della USL territoriale, coordinato dal medico di base, che preveda cure ed assistenza domiciliare per gli anziani come nelle residenze protette;
  • un contributo economico mensile, da aggiungersi all’indennità di accompagnamento, a cui hanno diritto gli invalidi totali, che deve essere riconosciuto a coloro che si prendono cura della persona non autosufficiente.

Non sono certo una ricompensa al lavoro quotidiano di assistenza e accudimento, ma almeno un  supporto dignitoso.

A Città della Pieve ci sono alcune donne che svolgono o hanno svolto con abnegazione e sacrificio questo compito.

A loro va un grazie sincero non solo dei familiari, ma dell’intera comunità per l’esempio che quotidianamente ci danno.