Home Rubriche Chiusi. Dopo il “dimissionamento” di Bettollini, le elezioni regionali definiranno le scenario...

Chiusi. Dopo il “dimissionamento” di Bettollini, le elezioni regionali definiranno le scenario per le comunali.

Condividi

Non è semplice, ma nemmeno troppo difficile, fare una radiografia di quello che è successo e sta succedendo a Chiusi e nella zona all’interno del PD e nella scena politica generale.

Intanto mettiamoci d’accordo sulla sostanza. Parlare di “dimissioni” di Bettollini, mi sembra inesatto. Bettollini, dopo l’intervento del segretario provinciale del Pd e dopo che nessuno a livello locale ha preso le sue difese o perlomeno sottolineato la non opportunità ed appropriatezza delle parole usate a Siena, Bettollini, dicevamo, non aveva scelta. O stare zitto e mettersi in riga e fare il sindaco “impallinato ed azzoppato” o fare quello che ha fatto. Per questo usiamo il termine “dimissionato”.

Perché è successo tutto questo casino? Bettollini, quasi alla fine del suo mandato e con alcuni anni di reggenza, riteneva di potere fare il consigliere regionale, o meglio di partecipare alla corsa. Detto fra noi mi sembra una ambizione del tutto legittimo. Il Pd perderà sicuramente voti rispetto alle precedenti regionali, anche se come dirò penso che vincerà queste elezioni. Ma nessuno sa con certezza a quale livello di voti e di seggi si attesterà. La presenza di Bettollini, che è sicuramente una personalità discussa, ma altrettanto sicuramente, competitiva, metteva in forse,  qualche “sicurezza di seggio” voluta ai livelli superiori. Sono cose che capitano spesso nella politica delle cooptazioni e delle cordate che conosciamo.

Solo così si giustifica la spregiudicatezza dell’intervento del segretario provinciale, contro Bettollini, soprattutto se confrontato con la lettera inviata dallo stesso alla segreteria regionale pd, dopo che era stato cancellato un candidato indicato “dagli organismi dirigenti senesi”. Una lettera che se non avessimo il calendario davanti, squadernato, che ci ricorda la data di oggi,  sembrerebbe  quella di un Kossighin ad un Leonid Breznev, in un Politburo sovietico degli  anni ottanta. Io sono tra coloro che pensano che le “primarie” debbano essere fatte, nelle elezioni istituzionali, per legge. Incluse in una nuova legge elettorale maggioritaria con collegi uninominali. Almeno fino a quando i partiti saranno quello che sono oggi. Cioè tra questa mia posizione e ciò che ho visto succedere dentro i partiti tutti anche in Umbria c’è di mezzo il mare. C’è di mezzo un’altra politica. Di questo sono consapevole. Come sono consapevole che questo mi porta a rischiare di sembrare schierato pregiudizialmente in diverse circostanze simili. Ma è un rischio che vale la pena correre

Bettollini è un “dominus”? Un arrogante? Uno verso cui bisogna stare comunque contro?

Bettollini è un personaggio, politico ed istituzionale, figlio della politica di questi tempi. Figlio dei maestri che la sua generazione ha avuto. Come lo sono altri protagonisti. Come oggi anche  questo governo  nazionale  “docet”. In questo momento, finita la fase uno, finita la fase due l’Italia è governata, da mesi, tramite decreti legge, conferenze stampa ripetute e ripetitive,  comitati tecnici, task force, cabine di regia  o commissari.

Io ho criticato Bettollini quando ha sbagliato, l’ho elogiato quando ha fatto bene.

L’ho elogiato per il grande lavoro che ha fatto per l’Alta Velocità. Conquista che sarebbe fondamentale per le nostre zone, come un tempo lo è stata l’Autosole e la Direttissima. L’ho elogiato per l’ attenzione appunto verso il superamento dei confini regionali antistorici e le politiche di area vasta, soprattutto qui da noi. Ho ringraziato lui e Chiara Lanari, per la bella iniziativa fatta insieme al Corriere Pievese sull’”Italia di Mezzo” due anni fa, che facendo un bagno nella storia, andava in questa direzione. Poche altre voci debbo dire ho sentito al di là del Chiani e della Chianetta, su questa lunghezza d’onda.

Ho criticato Bettollini per il modo in cui ha condotto la vicenda “carbonizzatore Acea” e le scelte iniziali fatte. Lo ho criticato, in particolare per l’atteggiamento iniziale, strafottente, nei confronti di chi aveva idee diverse. Lo ho criticato quando sulle vicende pievesi ha preso una posizione da tifoso della politica e non da sindaco confinante. L’ho criticato per un eccesso di esposizione personale quando sarebbe stata necessaria una maggiore collegialità. Ma è stato un giudizio senza partito preso, un giudizio sui fatti. Come si dovrebbe fare con tutti.

Tutto questo comunque è ormai un ragionare che appartiene al passato. Ora, anche da pievesi e da umbri confinanti, dobbiamo cercare di capire cosa accadrà a Chiusi nei prossimi mesi. Capirlo in funzione soprattutto delle prossime elezioni comunali  della primavera del 2021.

Le elezioni regionali in Toscana, stando ai numeri ed ai sondaggi, dovrebbero avere, salvo cataclismi, un risultato scontato, con la vittoria del centro sinistra. Ma dentro questo probabile successo, le elezioni regionali saranno importantissime per Chiusi e la Valdichiana senese. Bettollini ha lasciato al momento il Pd, non la politica. Se il voto dovesse dire che il “dimissionamento” di Bettollini, e l’uscita precedente dal Pd dell’area liberaldemocratica di Renzi e Calenda, hanno avuto un peso rilevante, nel Pd senese e della Valdichiana, per voti e per eletti, allora andando verso le elezioni comunali si potrebbero aprire scenari nuovi. A cominciare dal completamento o meno della legislatura.

Sia chiaro, quando penso alle elezioni comunali di Chiusi, non mi riferisco a quello che è successo a Città della Pieve, ad un “modello” pievese. Assolutamente no. A Città della Pieve è dal 1999 che liste civiche trasversali hanno cominciato a dire che “il Re era nudo” , che la “sinistra era maldestra” e che “la destra era sinistra”, che un cambiamento era necessario, anche per il bene di quegli stessi campi. E da allora c’è stato un corpo a corpo, con varie tappe, che ha portato all’esito dello scorso anno, con la vittoria di Fausto Risini e della lista civica “LiberaMente”. Certo grazie anche all’intelligente comportamento della destra, che non ha presentato candidati propri. Ma già cinque anni fa, le primarie vinte da Fausto Scricciolo, erano state una campana a morto per lo storico gruppo dirigente del Pd.

A Chiusi è diverso. A Chiusi, ad oggi, i numeri sono ancora diversi. A Chiusi, Sinistra per Chiusi e M5stelle, una volta “dimissionato” Bettollini hanno già manifestato la loro disponibilità al Pd per ripartire, probabilmente, con un modello locale di “governo Conte 2”. La destra ha voti ma è una grande incognita.

Ma da qui ad un anno tutto può succedere. La crisi economica farà, purtroppo, chiarezza fra le tante chiacchiere ed i pochi fatti. E molto dipenderà da come si comporteranno i vari protagonisti nel concreto operare. Non tutto, per fortuna, ormai è riconducibile alla sfida, novecentesca, fra destra e sinistra. Fra “questa sinistra” e “questa destra”. Oggi sempre si presenta la possibilità di scegliere le persone, prima delle magliette indossate. In Umbria, per esempio è finito un ciclo storico per “autoesaurimento” ed è nato un terzo polo, “Civici per l’Umbria”, presente in Consiglio regionale ed in tutti i territori…Chissà…

Gianni Fanfano