Comunicato Stampa. La notizia della possibile riapertura della Cava di Cerreto, solo apparentemente, sembra poter passare nel silenzio degli abitanti di Casalini e non solo, ma recente è ancora il ricordo della lotta contro il Biogas, che si concluse con una meritatissima vittoria popolare, e riuscimmo a salvare la vocazione di una delle più belle zone, non solo di Panicale, ma dell’intera area del Trasimeno. Oggi, in molti di noi, è tornata la stessa preoccupazione di allora. Infatti l’attività estrattiva ( si parla di 750.000 metri cubi di materiale ) contrasterebbe fortemente con il tipo di economia che si è creata e che si sta sviluppando in quel territorio, dove importanti aziende hanno investito e creato occupazione diretta e per indotto, su un tipo di agricoltura di pregio quale quella biologica, dove ci sono importanti aziende turistiche che attraggono ogni anno centinaia di persone italiane e straniere che, in questo luogo, cercano tranquillità, bellezza e silenzio, dove molti “personaggi” stanno investendo importanti capitali con provenienza da ogni parte del mondo.
Abbiamo assistito a due assemblee pubbliche indette dall’Amministrazione comunale di Panicale, nelle quali, la stessa amministrazione, si è palesemente dimostrata favorevole alla riapertura della cava di Cerreto senza spiegare i vantaggi di una tale decisione e senza prendere minimamente in considerazione l’impatto negativo che, invece, porterebbe all’economia di quella zona. Questa posizione non è marginale visto che i nuovi permessi li dovrebbe rilasciare proprio il Comune previo parere della Soprintendenza. Si parla di riambientamento e viabilità alternativa al passaggio nell’abitato di Casalini, ma non sono condizioni sufficienti a giustificare i moltissimi effetti negativi di questa eventuale scelta.
Per ammissione della stessa impresa nelle sedi pubbliche, la riapertura della Cava non porterebbe nuova occupazione, non esiste ancora un progetto, ma ovvio è che l’impresa ha tutto l’interesse a sfruttare prima di riambientare e non esiste fideiussione che possa garantire l’interesse pubblico al riambientamento del sito, visto che, lo stesso, comporterebbe investimenti per svariati milioni di euro, e il sito è stato acquistato per soli circa 200.000 euro. Il rilascio dei nuovi permessi comporterebbe invece moltissimi danni quali per esempio, l’interruzione dei flussi turistici e, pertanto la perdita di posti di lavoro, la riduzione del valore del ricco patrimonio immobiliare di pregio, ma anche la perdita dell’attuale attrattività di quell’area ad importanti investitori ed investimenti.
Oltre a ciò non si può non valutare gli elevati rischi anche per l’importante riconversione dell’agricoltura di quell’area, settore che sta sviluppando occupazione vera ed economia compatibile. Quindi la preoccupazione dell’amministrazione non può essere solo quella della viabilità che, peraltro, se il passaggio dei camion evita Casalini, sarà costretto a coinvolgere altri centri, quali Macchie o Panicarola. Il nostro gruppo consiliare nell’ultima assemblea pubblica ha fatto la proposta di risarcire l’azienda di quanto speso e di pensare ad un riambientamento con fondi pubblici, comunitari e/o del PSR.
Di tutta risposta il Sindaco ha detto che non ci sono soldi, ma, premesso che, non è detto che la cava debba essere riacquistata dal Comune, il Sindaco mi deve spiegare come mai non ha 200.000 euro per acquistare la Cava, ma sta facendo scelte ben più onerose, come per esempio i 9 milioni e duecentomila euro che intende spendere per la scuola secondaria intercomunale di Panicale e Piegaro per poco più di un centinaio di ragazzini. Dove li trova questi, che dovranno essere rimborsati all’Inail, la quale eroga solo un prestito, non un contributo.
Tornando alla Cava, il nostro gruppo continuerà a fare proposte diverse dallo sfruttamento, per riambientare quel sito, ma è assolutamente contrario ad accettare i danni irreparabili che comporterebbe la riapertura della Cava di Cerreto.
Il Consigliere del Gruppo “Uniti per Panicale”
Francesca Caproni