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“Archivio Pievese” Mario Barzanti “Il Bolscevico Americano”. Seconda parte.

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A distanza di quarantacinque anni dalla sua elezione a presidente dell’Associazione Turistica Pievese ed a venticinque dalla sua morte dedichiamo una puntata del nostro “Archivio Pievese” a Mario Barzanti, figura importante degli anni sessanta e settanta della nostra cittadina. Il testo che pubblichiamo è la relazione che feci in occasione di una iniziativa dell’Associazione Pieve Nostra nel 2004. Poi stampato in proprio. Lo stesso testo è stato pubblicato all’interno del libro di Carlo Pedini “Cento anni di musica corale a Città della Pieve” edito nel 2010. Questa che pubblichiamo oggi è la seconda parte. (g.f)

 

Io ero un ragazzino e con altri ragazzini passammo tutta la serata a spostarci da un punto all’altro della piscina, che mi sembra fosse recintata dai cannicci, a guardare e sentire le imprese dei cantanti, alcuni dei quali erano noti pievesi.

In quegli anni Mario cominciò anche a scrivere alcuni articoli sul periodico dell’ATP, il già ricordato Pieve Nostra. Gli piaceva scrivere, come vedrò direttamente qualche anno dopo e si riteneva anche un buon scrittore e soprattutto un buon giornalista. Scriveva come parlava, con grande schiettezza e simpatia, sempre con qualche gonfiatura che gli serviva a pompare la notizia o l’evento.

Abbiamo ritrovato su quelle pagine due articoli che voglio ricordare. Entrambi del 1963. Il primo è dedicato alla Guglielmina Cartoni, appartenente ad una delle famiglie pievese con più storia alle spalle, sorella di Carlino, la guida della Chiesarella. Lei era un’insegnante di matematica che in quegli anni, probabilmente per i suoi spostamenti dovuti al lavoro, aveva acquistato una macchina fiammante, una seicento se ricordo bene. Il garage era sotto la sua casa, quasi all’inizio del Casalino. Vuoi per l’ingresso un po’ angusto, vuoi per l’età non più verde, le uscite della seicento dal garage e i suoi percorsi lungo il Casalino, furono sempre più notati dalla cittadinanza e in secondo momento cominciarono anche a essere temuti per i rischi che generavano all’incolumità pubblica. Mario  si divertì a segnalare questo squarcio di vita paesano con uno spassoso articolo, intitolato “ le signore pievesi al volante. Città della Pieve in pericolo”

Sempre nel corso del 1963 scrive un altro articolo di questo tipo. Il tema è il nuovo capoguardia. Era da poco diventato capo delle guardie municipali, Ulivo Paoletti, padre di Lucia e marito dell’Anita Baldassarri, ostetrica che ha aiutato a nascere mezza Pieve. Investito del nuovo ruolo, soprattutto agli inizi, Ulivo Paoletti era molto severo e inflessibile.Uno sceriffo che terrorizzava.

Severità e inflessibilità invece non erano le doti più amate da Mario soprattutto nella veste di autista. Le sue macchine, sempre di marca americana e dal modello lungo e spazioso, erano parcheggiate nei punti meno indicati, quelli dove a lui faceva più comodo, al di là di ogni divieto e segnaletica. Dal tono, pur scherzoso dell’articolo, possiamo dedurre che in quel periodo le multe fioccarono in casa Barzanti.

Nel 1964 Mario avvia un’altra delle sue iniziative imprenditoriali. In alcuni locali ricavati all’interno del Monastero di San Francesco, apre insieme con un socio un tomaificio. E’ un’attività che andò aventi per qualche anno e che terminò non positivamente.

Nel frattempo è completato l’albergo che cresce dotandosi di servizi che erano per quegli anni assolutamente di primordine: discoteca, campo da tennis, piscina, solarium, palestra, minigolf. Roba da diverse stelle, tanto da costruirsi per diversi anni una selezionata clientela.

Una cartolina pubblicitaria dell’albergo

Sempre prendendo spunto dalle pagine di Pieve Nostra sappiamo che nel corso di alcune assemblee pubbliche tenutesi in quell’anno, fu lui a proporre l’acquisto da parte del Comune di Palazzo Corgna, che allora era più noto come Palazzo Mazzuoli, acquisto che sarà portato a termine qualche anno più tardi, nel corso degli anni settanta.

Un’altra proposta di Mario che mi piace segnalare perché da l’idea del personaggio, della sua originalità e lungimiranza era quella di creare un “lido pievese a Panicarola”. Diceva Mario che dovevamo avere uno sbocco tutto nostro per il nostro turismo presso il Lago Trasimeno. Dovevamo comprarlo e creare la “Pieve Beach”. Può sembrare  un’idea divertente e assurda, ma rispondeva a un bisogno di qualificazione del nascente turismo e lui lo risolveva nel modo più semplice e diretto.

Con le elezioni amministrative del 1964 è eletto consigliere comunale nelle liste del PCI, poi vice sindaco e assessore alla pubblica istruzione. Sindaco è Marino Serafini che già era in Giunta come assessore e che resterà primo cittadino fino al 1980.

Mi raccontò poi che, quella coabitazione e collaborazione, rinsaldò comunque un’amicizia duratura, ma fu assai complicata perché Marino Serafini era prudente e circospetto per quanto Mario era istintivo e temerario.

In quei primi mesi di attività amministrativa l’’ho trovato, nella stampa del tempo, impegnato a sostenere due progetti particolarmente significativi, l’invaso idrico per la soluzione del già annoso problema dell’acqua nella stagione estiva e la costruzione di un villaggio turistico, attorno alla cui ipotesi per alcuni anni ruotò la discussione sullo sviluppo di Città della Pieve.

Risale a quel 1964 anche la costituzione ufficiale del primo Terziere cittadino, il Castello, che da qualche anno era il promotore insieme all’Associazione Turistica della festa del “Pievese Lontano” che si svolgeva a Ferragosto e quindi in collegamento anche con i festeggiamenti del santo patrono del terziere, San Rocco, che è festeggiato il 16 agosto. Tra i fondatori e principale animatore fu Don Oscar Carbonari, carissimo amico di Mario, già allora.

Ma la carriera amministrativa, come del resto quella politica, del nostro personaggio durò, a Città della Pieve, poco. Già tre anni dopo nel 1967 Mario Barzanti si dimette dalla carica di vice sindaco e da consigliere comunale. Qualcuno poi mi dirà che fu “dimissionato” e i motivi non sono riuscito mai a chiarirli completamente.

L’occasione del “dimissionamento” fu, a quanto si racconta, una spesa irrisoria, non coperta da apposita delibera. Ma la motivazione reale e profonda non è difficile comprenderla, soprattutto con il senno storico di oggi. Quel “ bolscevico americano” cui noi abbiamo dedicato questa iniziativa e che come dicevo è per noi frutto di affetto, per alcuni militanti del PCI, di quegli anni, in un partito piuttosto chiuso e settario , in queste zone ancora prevalentemente agricole, era un insulto e una bolla di “deviazionismo pericoloso”.

Io ho conosciuto, direttamente, Mario Barzanti nel 1970. Qualche anno prima ci aveva mandato a dire la sua contrarietà ai giornaletti ciclostilati che pubblicavamo come gruppo “ Camilo Torres”, dove prendevamo di mira anche le Feste dell’Unità del PCI, condite di gimkane e concorsi di voci nuove. Qualche anno dopo sarà lui a prendermi in giro, quando da segretario di sezione del PCI organizzai all’interno della stessa festa il concorso “Miss Unità”.

In quel 1970 in occasione delle elezioni comunali si formò una grande lista civica, capeggiata da Piero Scricciolo, che era tornato a Città della Pieve da imprenditore rampante, dopo averla lasciata da funzionario delle imposte.

Prometteva tanti posti di lavoro, faceva parte del consiglio di amministrazione della Fiorentina.  Inizialmente nella sua lista c’erano tutti i partiti meno che i comunisti. Poi si presenterà separatamente anche il PSI:

La campagna elettorale fu molto vivace e aspra e furono fatti diversi dibattiti pubblici nel Teatro, che dopo qualche mese crollerà e resterà per decenni impraticabile. Io insieme ad alcuni studenti facevo parte di questo gruppo che si collocava nell’area della contestazione giovanile di quegli anni. Partecipammo e prendemmo la parola in tutte le iniziative. Ma la prima fu proprio quella della lista Civica che si chiamava “Annozero”.

Dopo i nostri interventi che non erano favorevoli ai comunisti , ma che erano molto duri anche contro questa lista civica, ci furono diverse persone che vennero ad agitare i pugni sotto il nostro palco. Con noi c’era anche Daniele D’Ubaldo già impegnato nel PSI. Rischiammo di prendere le botte. Fuori del teatro mi avvicinò un piccolo uomo che mi disse “ non vi preoccupate, ci siamo noi”voleva dire i comunisti, era Osman Momi, un dipendente comunale di Pobandino, con cui restai amico fino alla sua fine prematura, ma i comunisti non c’erano. C’era solo, a distanza, mi disse poi “a controllare la situazione”, Mario Barzanti.

Mario Barzanti tornerà a essere un personaggio pubblico con delle responsabilità negli anni settanta, quando essendo io allora segretario della sezione del PCI e poi capogruppo in consiglio comunale.  Lo scelsi come presidente dell’Associazione Turistica Pievese. Nel 1974 per la precisione.

L’associazione Turistica era stata per tutti gli anni cinquanta e sessanta a Città della Pieve, la sede e lo strumento che la borghesia professionale locale utilizzava per intervenire nelle questioni del paese e per promuovere iniziative che portassero benefici soprattutto nel campo del turismo. Erano stati protagonisti di quella stagione uomini come Vincenzino Mazzuoli, Mimmo Gostinfini, Domenico Bartolini, Mario Villani, Ernesto Ciarapica, i fratelli Salvatori, Ugo Cesaroni e altri.

All’inizio degli anni settanta con l’ingresso di alcuni giovani nel gruppo dirigente i comunisti puntarono a fare dell’ATP il soggetto promotore del turismo locale, anche alla luce della costituzione della Regione e di nuove competenze che, nel settore, erano delegate alle realtà locali, attraverso la costituzione delle aziende comprensoriali per il turismo. Mario mi sembrò la persona più adatta. Ed i fatti mi dettero ragione. Partecipammo alle elezioni e le vincemmo. Mario fu eletto presidente

Subito dopo facemmo riprendere le pubblicazioni di Pieve Nostra. Lui era il direttore responsabile, anche perché nel frattempo faceva il corrispondente per la Nazione prima e poi per l’edizione locale di Pese Sera. Fu nominato nell’azienda di soggiorno e turismo comprensoriale di cui era direttore Giuliano Festuccia, altra figura che diventerà un suo amico e collaboratore, divenne il presidente regionale delle Pro Loco, e promotore della Cooptur, la prima associazione fra imprese alberghiere, nonché per qualche anno anche presidente provinciale della Confesercenti.

 

 

In tutto questo periodo Mario si affermò come punto di riferimento anche a livello regionale per l’allora assessore al settore che era il ternano Mario Provantini, ma soprattutto per il primo e indimenticato Presidente della Regione, che fu Pietro Conti, con cui Mario ebbe un profondo rapporto di amicizia. Un’amicizia che sfruttò abilmente anche in termini di lobby a favore di alcune iniziative che interessavano Città della Pieve, come nel caso dell’acquisto di Palazzo Corgna da parte del Comune ed anche nel reperimento dei primi finanziamenti per il risanamento e le ristrutturazione del palazzo.

 

Fu in quegli anni che Città della Pieve passò dal turismo dei pievesi lontani e dell’aria fina e della pace a un progetto di crescita di un turismo moderno basato anche su aziende alberghiere che cominciavano a offrire servizi adeguati e concorrenti con le realtà più vicine come Chianciano e il Lago.

In quegli anni cominciò a prendere corpo un’idea e una prassi di turismo culturale che facesse perno sulla nostra ricchezza artistica e ambientale e che producesse eventi in grado richiamare nella loro periodicità un bacino d’interesse notevolmente maggiore.

Sempre in quegli anni, Mario scoprì e fece scoprire ai pievesi il turismo dei gruppi, il turismo dei pacchetti integrati con altre realtà confinanti e Città della Pieve divenne il baricentro per le escursioni in quel cuore dell’Italia centrale che da qui s’irradia fino a Perugia, Orvieto, Siena, e Arezzo.

 

Uno dei tanti concerti in piazza

 

E’ in quegli anni settanta che Mario pensa e come era nella sua indole, realizza, l’idea di albergo come piccolo centro e villaggio turistico, cioè luogo e struttura dove è possibile usufruire di tutta una serie di servizi integrabili all’attività alberghiera propriamente detta.

Ecco allora che nel terreno acquistato da Andreoli, sotto l’ex Inam, realizza un campo per il calcio dove si vedrà per la prima volta a Città della Pieve un ottimo tappeto erboso, con adiacente un galoppatoio e un campo di pallavolo.
In quel campo per anni verranno diverse squadre in ritiro precampionato, mentre nel galoppatoio sarà solo lui ad inanellare giri con il calesse trainato da Alabionda, la splendida cavalla che per alcuni anni fece parte dello zoo personale di cui piaceva circondarsi.

Va detto che questa scoppiettante capacità d’iniziativa era obbligata anche per la mancanza di strutture pubbliche adeguate e per la lentezza millenaria con cui procedevano i progetti di altri.

Quegli anni settanta rimarranno nella storia di Città della Pieve come gli anni del risveglio cittadino e una parte importante sarà frutto dell’iniziativa di Mario, iniziativa che resta immortalata nelle annate del periodico “Pieve Nostra” che uscirà fino al 1977.

Da quelle pagine provo ad estrarre qualche titolo: La Sagra della Pizza e della Collagna con le Fontane che gettano Vino, la Festa della Casa di Riposo, la Rassegna Umbra di Pittura Contemporanea, i Giochi del Trasimeno, la ricostituzione della Banda Musicale, la costituzione del Gruppo Ciclistico, la costituzione della Società di Pallavolo, il Convegno degli operatori turistici d’Italia, le Giornate della Cultura Cilena, il Presepe Monumentale del Castello, il Premio dei Presepi nelle Case, il Carnevale Pievese, le Gare di Ciclocross, il Premio Balconi Fioriti, la realizzazione della Polifonica Pievese, i Corsi di Tennis, le iniziative per la ristrutturazione della Chiesa di Santa Maria degli Angeli, la partecipazione alla Sagra del Tulipano a Castigliane, la Cronoscalata di Ponticelli, Umbria Jazz a Città della Pieve, Torneo di tiro al Piattello, Torneo di Ruzzolone, Torneo di Ping Pong, Torneo di Bocce, servizio ACI, addobbi natalizi per le strade del paese, istituzione della Guida Turistica pievese, collaborazione con le agenzie turistiche di Chianciano, Perugia, Firenze, Roma, riapertura della Pista dei Platani, i ritiri delle Nazionali femminili di calcio, le Gimkane automobilistiche, la costituzione del Gruppo degli Sbandieratori, le Giornate della Cultura a Salci, l’Agosto Teatrale, i Tornei di calcio Cecchini.

Questi sono solo alcuni degli appuntamenti e delle iniziative che scorrendo “Pieve Nostra” si possono elencare come frutto dell’iniziativa o della collaborazione dell’Associazione Turistica Pievese presieduta da Mario Barzanti.

Ma quello che sento il dovere di ricordare maggiormente è il grande contributo che Mario dette al decollo del Palio dei Terzieri come festa dell’intera cittadina pievese e soprattutto a farla inserire nelle manifestazioni folkloristiche di maggior rilievo a livello regionale. Fu grazie allo sforzo decisivo di quegli anni se poi la manifestazione è cresciuta costantemente fino a raggiungere gli attuali importanti livelli.

Insieme a lui credo che devono essere citati gli sforzi e i contributi che in quegli anni vennero anche da Don Oscar Carbonari che era anche l’animatore principale del Terziere Castello e Mario Marroni che era insieme uno dei dirigenti del Terziere Casalino e insieme vice presidente dell’ ATP:.

Insieme a Mario in quegli anni di grande attività innovativa ricordo due importanti iniziative. La prima fu l’organizzazione di alcune giornate (le chiamammo “le giornate della cultura”) a Salci con iniziative teatrali e musicali, che videro la partecipazione di artisti del calibro di Gabriella Ferri, Lucio Dalla,Eugenio Finardi ed altri.

La seconda fu il trasferimento della festa dell’’Unità dai tristi cannicci lungo la passeggiata delle Monache, alla Pineta sottostante, da cui prese poi il nome. Grande collaboratore di quell’impresa che costò mugugni, distacchi e aspre discussioni “politiche” fu, lo scenografo della Rai, Giorgio Benvignati che con la famiglia alloggiava d’estate presso l’Hotel Barzanti e che per la festa curava l’allestimento principale dell’ingresso, in stile neorealistico aggiornato.

Mario Barzanti è’ stato con me, ma credo anche con gli altri, un partner difficile, un compagno di strada e di vita impegnativo, perché era talmente convinto delle sue idee che soffriva molto il lavoro di gruppo e la verifica collegiale. Ce ne fossero, comunque, di irregolari di questo tipo, soprattutto in questa morta gora del presente!

Avviandomi a concludere questo mio intervento voglio dire che ho cercato di ricostruire i tratti e i momenti principali della sua vita, di quello che ha costruito e che quindi ci ha lasciato, delle sue azioni e del suo fascino umano, di quel “quid” di unico che ognuno di noi porta con sé nella vita sua e degli altri.

Lo studente di legge e d’ingegneria che, con la guerra di mezzo, non completò gli studi, ma che in cuor suo sente di essere meglio di tanti ingegneri e avvocati con la laurea.

Il giovanissimo partigiano che assiste e forse partecipa alle fasi più cruente e importanti della resistenza romana.

Il militante politico nelle fila del PCI, con quella formazione politica fortemente ideologica dell’allora imperante modello stalinista. La Russia sovietica continuerà a rimanergli nel cuore anche quando le gite dei figli senza valori dei bolscevichi, quasi gli sfasciavano l’albergo. Un’adesione tipica di quegli anni dove non c’era tanto spazio per le sfumature e i dubbi.

L’uomo che dimostra subito, giovanissimo, la sua propensione per le attività economiche in quell’economia che cominciava a riprendersi e a cambiare pelle nell’immediato secondo dopoguerra.

La sua esperienza di dirigente aziendale in un’azienda importante che si affermava nello scenario nazionale prima e poi le diverse esperienze come imprenditore in proprio.

Un imprenditore con una capacità d’innovazione e di sviluppo straordinarie, ma con il limite di non avere avuto la sufficiente possibilità di capitalizzazione, senza un management che non lo facesse essere, con i pro e i contro, un uomo solo al comando. Dispiace pensare che il suo declino come uomo e come imprenditore comincia proprio in quegli anni ottanta dove invece cominciano a presentarsi occasioni importanti alla nostra cittadina e alla nostra zona, con la crescita del turismo nelle città d’arte grandi e piccole e con il fenomeno della crisi delle aree metropolitane, che comincia a premiare le aree di provincia confinanti e questa nostra splendida Italia centrale.

Sarebbe stato interessante vedere all’opera Mario, con la sua capacità aggregativa, in questa fase in cui, tante iniziative atomizzate, rischiano di portarci da nessuna parte.

Abbiamo ricordato il dirigente politico e l’amministratore, ma soprattutto l’uomo pubblico, quello che potremmo definire, secondo le mode attuali, il “manager dell’interesse pubblico”, sempre disinteressato. Voglio ricordare che quando i piani regolatori avevano tutti nomi e cognomi, i suoi terreni non ci furono mai. Un esempio importante in tempi di politica con la p minuscola come quelli attuali.

Ho voluto ricordare anche il giornalista, perché gli piaceva molto scrivere, anche se con troppi punti esclamativi come lo prendevo in giro io: “ se la lingua italiana non avesse i punti esclamativi, saresti finito”gli dicevo nelle notti passate a stampare “Pieve Nostra” nell’ex tipografia di Billi, poi passata al povero Sgoifo che era la sua vittima innocente. Giornalista, ma soprattutto grande comunicatore. Un personaggio che, come si dice adesso “ bucava lo schermo”, Mario bucava l’altro con la sua grande schiettezza e carica umana. Per questo, anche, aveva tanti amici, in ogni posto, in ogni ambiente. Proverbiale è stata la sua amicizia con Don Oscar Carbonari.

Lui comunista stalinista, l’altro prete formatosi nella temperie pacelliana prima, che poi divenne uno dei più ferventi estimatori dello spirito conciliare e giovanneo, Inizialmente non potevano che guardarsi in cagnesco ma, poi frequentandosi, negli anni sessanta e settanta, non poterono che scoprire che da sponde opposte lavoravano per gli stessi obiettivi, almeno quelli terreni.

Nel concludere voglio concedermi una licenza personale.

Sono stato amico di Mario ed ho collaborato, in diverse occasioni, con lui in quegli anni settanta, prima ricordati. Dalla metà degli anni settanta il mio lavoro mi ha portato fuori e lontano da Città della Pieve. Per volontà mia, ma anche di chi ha guidato in quegli anni il nostro paese.

Poi nel 1999 ho deciso che dopo tanto tempo era il momento di fare qualcosa per Città della Pieve. Non essendoci altre strade percorribili ho fondato un’associazione e promosso una lista civica che si è presentata alle elezioni.

Nel fare questo ho ripreso, come nome e come simbolo, un pezzo della storia del nostro paese, ma anche di quegli anni. E un pezzo della storia mia e di Mario: Pieve Nostra. Posso anche sbagliarmi, ma sono sicuro che, in questi anni e in questa scelta, Mario. dogmatico per un verso ma spirito ribelle per l’ altro,  sarebbe stato al mio fianco. Se mi guardo indietro, lui è una delle persone che mi mancano di più.

A volte mi è capitato di pensarlo, di vederlo accanto, con la sua forza di cavallo pazzo e l’ho immaginato correre, correre, galoppare, con quella fantasia che diventava azione. Come solo lui sapeva fare.

 Gianni Fanfano